mercoledì, dicembre 31, 2008

2009 - Giocalo

Il tempo di tirare le somme lo rubo ai diuretici tiazidici, in queste prime ore del 31 dicembre che profumano di casa, disordinata, raccolta, approdo. Via l'anello e l'orologio.


Per parlare del 2008 pensavo di aver bisogno dei vecchi post: non è stato un anno-canyon, e presa l'abitudine di contare le nuove cicatrici quasi fossero pagine di un diario, come pietre miliari lungo la strada, mi sono soffermata a pensare cosa fosse successo, perchè non ho cicatrici troppo rosa.

A gennaio ho scavallato la metà del mio cursus studiorum, e sei mesi dopo il saper fare ha scavallato il sapere tout court. Nei giorni intorno a Pasqua ho ricevuto la risposta dalla Summer School ed ho consegnato la modulistica Erasmus. Poco prima o poco dopo, Pedro Cano ha esposto a Firenze, una giornata alle terme ha ancorato il sentore di zafferano ad un ricordo. E Marco mi ha fatto innmorare di Toulouse.

Tra aprile e giugno ho convissuto con quattro amici ideali, Fra, Tommy, Matte e Franz, scoprendo come esserci ogni giorno per ogni 'niente di speciale' fosse in realtà la cosa più speciale di ogni giorno. Per Virginia questo l'avevo scoperto già da quattro anni, ma essere sempre pronte a masticare il mondo insieme è un raggio di sole irrinunciabile. E Andrea non si è riuscito a difendere dal nostro legame nemmeno nascondendosi dietro il libretto completo. Per fortuna.



A maggio ho dovuto accettare il fatto che mia sorella avrebbe acquistato diritto di voto. Non è stato facile non essere alla sua festa, sempre con la solita scusa. Esami.


La mail decisiva del 2008 data il 26 giugno ed accetta me ed Alessandra come studentesse UPS. E poichè è quando scrivo che misuro la perdita, il 27 ho detto un arrivederci duro, profuma ancora di origano.



Il Pronto Soccorso non ha mai smesso di essere il mio rifugio segreto.

Le VdB in mezzo agli esami.

A giugno ho finito Onco esausta, tra stridor di denti e grida, preoccupata e arrabbiata per aver perso il gusto dello studio stando dietro a crediti e cambi del piano di studio.

Entrare nell'universo di Facebook, e oltre al gruppo dell'ESS un tipo torinese che manda una mail. Ma uno che ha fatto l'Erasmus ai Caraibi, ma che tipo potrà mai essere?


Ho terminato la valigia per la Croazia alle 3 di notte, e alle 6 e mezza ero a SMN con Valeria. La luce sul mare di Bari ha annegato il mese precedente, e mi nascondeva la potenza di quello a cui andavo incontro. L'esperienza professionale più bella della mia vita, in un posto fuori dal mondo.






Emina, l'altra ala.



Le VdB di Ale, Moena da Albi, preparare Malattie Infettive, Urologia, il LA, il trasloco, la mia nuova vita, facendoci entrare dentro 4 giorni in Slovenia, la festa scout a sorpresa e la laurea di Andrea è stata un'esperienza non ripetibile e disumana.


Dormire per una settimana per terra nel sacco a pelo in camera mia, guardandola spogliarsi ogni giorno di più di ciò per cui era stata la mia tana. Liberandola da me che partivo.



Tre colazioni, Tommy, Franci, Matte, Andrea. L'ultimo abbraccio prima di partire per la Francia è stato ad Elena, la mia ex-coinquilina che piangeva a dirotto. E sotto le Birkenstok mi bruciava l'asfalto, perchè quando è ora di andare è ora di andare.

Dopo la prima cena a Toulouse ero già zavorrata lì -non solo dalla fondue ma anche dal cuore.



La prima passeggiata sotto al sole (che sarebbe stata anche l'ultima per tre mesi) io ed Ale l'abbiamo fatta tornando verso il Tripode, guardandoci in faccia. "Ma ci siamo davvero?"

Ebbene sì, in carne et gauffres.


"LOVDEIIIIIIIIIIII!"

Uno che grida così nella piazza principale della città può essere solo un piemontese che ha passato Natale ai Caraibi e ferragosto al Polo Nord. E giuro che sono le caratteristiche meno inconsuete che annovera, almeno tra ciò che ho scoperto di lui.

E dal cappello magico sono usciti fuori Matteo, Ester e Valentina, Kate, Roberto, Corinne, Loveday, Simon, Paula, Noemi... e tre mesi magici. Due mesi in Pneumologie, uno in CCV. Merveilleux.


Tornare a Firenze, scoprire che i Fantastici 5 restano tali anche se si sparpagliano. Riscoprire che buono è un pranzo di Panini d'Autore a Fiesole, e osservare una persona fino ad essere molesta, per imprimerti dentro ogni dettaglio. La notte che si chiude con una candela alla fine e Tommy e Franci lì. La faccia di Amy il giorno dopo.


Il 2008 non ha avuto bisogno di cicatrici per farsi ricordare: mi ha dato tempo di riprendere fiato, e voglia di ributtarmi nella mischia. Anche se il cuore è ancora legato al palo lontano dalla riva, vivere tra la Garonne e il Canal du Midi ed essere stagista in chirurgia Cardiovascolare è un monito per il 2009.



GIOCALO.

E state certi che lo farò a colori.

Giocate con me?



martedì, dicembre 30, 2008

Wing

Back with tech, but still with paracetamol and AB. I miss you, my far far wing.
You must know that.
I found the ticket. But I'm really not good at all.
I tried to hide this to you, sure you'll have a great time. But I wanted you to know I tried til the very end.
MISS YOU.

sabato, dicembre 27, 2008

Guesdo è ber de

Due occhioni febbricitanti, tutto impacchettato in una vestaglia rossa, seduto sul divano con la testa penzoloni e le gote rosse rosse. Però mi stava aspettando.
Ha spacchettato la palla dello Stade Toulousain con una reverenza e un brillio negli occhi grigi che aveva poco a che fare con i 38 gradi e mezzo. Tutto traballante è venuto a sedersi sulle mie gambe incrociate e con la mano libera ha tirato dalla tasca fuori un biglietto spiegazzato. Guesdo è ber de, con la erre moscia che ha sempre avuto e le consonanti nasale da raffreddore.


Il mio figlioccio ha nel codice genetico la chiave per smantellare ogni mia resistenza, ogni mia difesa, ogni mia sorpresa. Quando aveva 2 ore di vita e nessuna voglia di smettere di urlare la nonna me l'ha messo in braccio appena sono entrata nella stanza. Nel silenzio cominciato sei secondi dopo si è stretto il nodo che ci lega dentro. Come faccio ad essere sicura che qualcosa di me gli arrivi anche da molto lontano?

La sua mamma mi ha detto che non smette mai di scrivere e già legge in corsivo.
In barba alla febbre, la palla ovale sotto al braccio, si appoggia con la testolina al mio collo e mi chiede:
"Zia, do you speak English?"

Un pomeriggio sereno, fuori dal mondo intero.




mercoledì, dicembre 24, 2008

Mais dis seulement une parole


Delle mille strade percorribili ho scoperto che cammino su una inaspettata.

Dei tanti panorami possibili, uno che forse non volevo guardare


L'amore del nostro Buon Dio mi si è avvolto al collo sottoforma di fantasia.

Un modo in più di sentirmi amata, di essere protetta.
Un Natale sereno a tutti voi.

martedì, dicembre 23, 2008

Sorpresa in Biomedica




Tommy, Franci, Franz, Matte, Cecche, Giac ed io... come una volta.
E grazie al Tutt per il pranzo fantastico...

lunedì, dicembre 22, 2008

Per Tolosa totjorn mai - partie seconde

Avevo già scritto qui quanto lasciare questa città mi faccia effetto, e mi fa effetto anche ora che so che è solo per dieci giorni, e nonostante la voglia che ho di rivedere mia sorella e mio padre, i miei amici che mi aspettano, la mia Co.Ca, Enzo.
Farò lo stesso tragitto di ritorno dell'altra volta, Lyon, accarezzando le Alpi, sulla Torino che amo, sfiorando i sette ponti di Firenze che vedrò domani, e atterrando sotto il cielo che mi ha vista nascere.
Non ho comprato violette, non porterò foie gras, gauffres o saucissons nella valigia. Ho circa sei giga di foto in tasca e a chi qui non ci è stato le farò bastare, mentre a chi c'è già stato e l'ha amata basteranno. Mi fa ciao ciao col sole Toulouse, scintillante nella nebbia che persiste anche a mezzogiorno inoltrato, talmente luminosa che se non fosse per il fango per terra si potrebbe pensare che non piova da mesi.

Toulouse la lascio qui, e me la tengo stretta nel cuore.
Adesso chiudo la valigia. E' ora di tornare chez moi.

sabato, dicembre 20, 2008

Defatigamento - dernier chapitre

Forse sono troppo stanca per scrivere, ma sto notando che ultimamente le parole si fanno desiderare. Proprio loro, le mie onnipresenti ed invadenti compagne di viaggio, lasciano il passo.
Sarà che non avevano nessuna voglia di alzarsi da lì, di smettere di ridere e sorridere, di chiaccherare, di sfiorare.
Ho scoperto che contrariamente al solito si sono lasciate ammansire da vino e planteur, che il profumo di gelsomino le ha convinte a restare buone, e che hanno capito che a volte il faut attendre per cercare di capire per quale ragione sono lì, se sono arrivate per coincidenza o intenzionate a restare.
Per cercare di capire se ho ragione.
Per cercare di capire se ITunes mi stia prendendo in giro con la sua selezione random.

Altre dieci ore di sonno aiuteranno a chiarirmi le idee, e questi quindici giorni che mi stanno un po' antipatici finiranno per avere il loro ruolo di defatigamento, di tergicristalli.
Vediamo se ci sei davvero quanto penso, davvero quanto manchi.
A très bientôt. Biz.

martedì, dicembre 16, 2008

Juste au-dedans

... et je ne suis pas d'accord. Il y a le moment des questions, et celui des reponses. Et la reponse c'est que "contentable" fait non plus partie de mon vocabulaire depuis longtemps. E quel panino a Fiesole lo sto aspettando come una manna.

lunedì, dicembre 15, 2008

23

Il mio primo compleanno sottoterra. Ester e il suo bacino hanno segnato lo scoccare della mezzanotte in un vagone della metro dell'altra linea, mentre già mi preparavo a tornare verso casa a piedi, io e il mio lettore mp3. Appena si sono aperte le porte a Jean Jaures sono schizzata verso la linea B.

Ho salito le scale mobili quattro a quattro sperando di acchiappare al volo l'ultima coincidenza, e ho visto le porte chiudersi mentre scendevo quattro a quattro i gradini delle scale mobili.
C'est pas vrai! ho detto ad alta voce con il fiatone, e qualcuno mi ha risposto "Mademoiselle, il reste encore une..."

Ho alzato gli occhi e tre energumeni della surveillance mi hanno sorriso dicendomi che fare festa fino a tardi la domenica sera non è una gran mossa se il giorno dopo si ha da fare, e io ho boccheggiato "Sì, vabbè, ma oggi è il mio compleanno, e che cavoli...".

Non immaginavo di iniziare il mio compleanno sottoterra con tre giganti vestiti di nero che mi cantavano Joyeux Anniversaire davanti a una cinquantina di persone basite. Mi hanno accompagnata fino a sotto la porta di casa, tre gentiluomini.

Ho salito i gradini di casa quattro a quattro perchè avevo nella borsa un pacchetto in attesa e sulla scrivania un'altro.

Quello della scrivania è già appeso al muro, incorniciante tanti dei sorrisi che illuminano la mia vita francese. Alessandra non si smentisce mai. Mi sono osservata in tutte e tre le foto e ho pensato che nonostante le occhiaie non mi sono mai vista così bella, così appagata.

E poi, quello della borsa. Un regalo che non mi ha fatto sorridere.
Sono ancora qui che lo guardo, sotto la luce della abat-jour.

A casa sulla mensola del camino c'era -chissà che fine ha fatto- un piccolo orologio tondo sorretto da due colonnine di cristallo. Al mattino amavo svegliarmi ed andare in sala a guardare i riflessi dell'arcobaleno contro il muro quando il sole attraversava il cristallo. Nei periodi di Natale ci hanno sempre riempito di cioccolatini, e non mi sono mai risparmiata nell'assaggiare tutto. Ma ricordo un anno in cui avevo trovato una scatola di palline nere ricoperte di cacao. L'ho finita tutta seduta sul divano, guardando il sole passare nel cristallo dell'orologio e diventare pittore.
Quando poi mio padre chiese dov'era finita la scatola di tartufi neri ho capito come si chiamavano i miei cioccolatini preferiti, quelli che compro da Vestri ogni volta che io e Virginia andiamo a fare razzia.

Sul muro accanto a me si proiettano tutti i riflessi dell'arcobaleno, ed io ho il cuore e la testa gonfi di parole, gli occhi gonfi di lacrime e le mani occupate a scrivere, per questo non ho ancora aperto il sacchetto di cuneesi accanto a me.
Quello che ho tirato fuori dalla borsa non è altro che qualcosa che mi ricorda il regalo, quello vero. Come se ce ne fosse bisogno...

Un joyeux anniversaire, c'est vrai.

domenica, dicembre 14, 2008

Chiaccherata sulle scale

23 ore prima dei 23 anni mi sono fermata sulle scale nel posto di sempre e ho riempito un foglio con la chiaccherata di stasera. Già, perchè dato che Ale passa la frontiera io devo passare all'inchiostro.

Da stasera per quasi un mese niente più abbandonarsi a peso morto tra il terzo e il quarto piano nel cuore della notte, niente più speculazioni, analisi e risate neanche tanto sommesse che risuonano per tutti i piani. Niente caffè mattutini preparati mentre si cerca l'altra scarpa da infilare nè bellissimi confronti sulle giornate in reparto, sui pazienti che ci stravolgono quanto i deltoidi di certi chirurghi.

Tante altre cose continuano ancora per una settimana prima di spargersi per l'Europa come zucchero a velo su un presepe.



I 23 anni li sento a malapena arrivare, sommersa come sono dal rumoroso quotidiano che mi inonda di proposte di crescita (anche mentale, oltre che epatica) e dalle scartoffie che mi aspettano al varco lunedì. Un compleanno che passerò in reparto fino a tardo pomeriggio, anche protesa su un coeur battant che canticchierà il più bel 'Tanti auguri' in assoluto.



Tutti i pensieri di chi da km di distanza crede che nessun lungo sia lontano mi staranno attaccati alla schiena come tanti post-it alla caffeina, tutti legati da una potente, intima rete wireless.



Questa mia vita stravolta e travolgente, il nuovo ritmo delle mie giornate, la serenità reale che arriva dopo 4 anni dalla lettera di mio padre di inizio università, "Abbi cura di te e sii serena..." e l'incanto dello svegliarsi ogni mattina chiedendosi "E oggi?" sapendo già chi ci sarà anche oggi. In fondo, scarto ogni giorno come un regalo.

venerdì, dicembre 12, 2008

Irraggiamento

In sere come queste si può solo sussurrare le cose a mezza voce sperando che la megera seduta dietro non scocci, di sere come queste non me la sento di scrivere, per sere come queste non ci sono parole oltre quelle dello spartito della Messa di Gloria.
Ad onor di cronaca ce ne sarebbe qualcuna, entrano nello spazio di un sms non inviato. E lì restano. Perchè bastano gli occhi e le mani.

lunedì, dicembre 08, 2008

Il seme sotto la neve

Una giornata o poco più in un bozzolo di pace ed introspezione, di seimila spunti e di qualche botta e risposta che ti fanno sentire al caldo, quel caldo che permea ciascuna cellula. Sentirmi amata sotto la pelle e nelle ossa. Il solletichino sulla nuca che questo weekend è stato con me più di sempre.

Demandez, et l'on vous donnera.

In questo andirivieni vorticoso di domande che mi stanno a cuore è arrivato ciò che domandavo, e ha il profumo di un foglio tutto bianco salvo una mezza riga d'inizio, sa di pulito; come una coltre di neve fresca fa crac crac sotto le scarpe.

La bellezza di non avere una sola risposta possibile è la stessa bellezza di un seme sotto la neve. E' lì, sai che c'è, e non sai cosa porterà la primavera. L'importante, dopo aver seminato, è aver cura del seme, amare il seme.

giovedì, dicembre 04, 2008

Nouvelles Questions

I gelsomini che mi ha regalato ieri Ale hanno avvolto la camera nel profumo più buono che esista; tornare a casa umida umida grazie allo scroscio di pioggia della buonanotte e poter scrivere mentre tutto profuma di buono è un momento prezioso.

Ne sto vivendo tanti di momenti preziosi, in questi giorni. Oggi ho preso un caffè molto alla mano con uno dei professori di cardiochirurgia più bravi della Francia, e vedremo se saprò dimostrare a tutti quello che lui vede in me.
E poi ho sentito il cuore nuovo di un bimbo, e l'ha sentito anche lui, e pensate, a 5 anni e mezzo sentiva che i soffi erano spariti. "C'est different!!"

Queste cose fanno la differenza nella mia vita, tra un giorno china sui libri ed un giorno china sui libri perchè prima o dopo mi chino su un cuore aperto. Sono giorni sapidi. Ma non sono solo chiuse dentro l'ospedale le cose che mi fanno scintillare.

Un piccolo gesto, minuscolo, giocoso e che può sembrare nulla, ma era tutto lì, in quel movimento. Un bacino di Ester prima di andare via. I gelsomini di Ale, che sorridono al mio rientro. La cena preparata ai miei tre coinquilini affamati come sempre.

Per ultimo viene una cosa che richiede qualche attimo per essere spiegata. E' successa ieri.
Sono perennemente attaccata al fonendo, il cuore ormai fa mille versi diversi tranne che tum-tum come ero convinta facesse prima di anatomia 2. Un cuore adesso ha toni più o meno ritmici pause più o meno libere soffi a volte presenti bla bla bla.

Ieri ho sentito il battito di un cuore, senza fonendo, per vicinanza. Tum-tum, tum-tum. Mi sono sentita grata perchè un cuore batteva poco lontano dal mio orecchio.
Quanto tempo era che non succedeva?


Cercavo nuove domande. Chiedi e ti sarà dato... Voilà.

martedì, dicembre 02, 2008

Avoir les mots

Questo è un post notturno: tre orette di tictactictac sulla tastiera con Gianna Nannini che canta Aria in sottofondo. Tanto domani non vado in reparto.


La giornata di oggi è stata leggermente diversa da quella che ho disegnato nella mia mente quando mi sono svegliata, contenta per il caffè che avrei bevuto di lì a poco e per la pioggia che era solo leggera -quindi non mi sarei bagnata più di tanto andando in ospedale.
Il bus era in orario. L'ascensore non puzzava di mensa d'ospedale, cosa che odio visceralmente. Il Betadine aveva sempre lo stesso odore buonissimo.

E poi lo scatafascio, come funge per i soldatini di piombo. :)


Non mi aspetto nulla di meno da me stessa di quello che sembra essere uno tra i peggior difetti che annovero dopo camionista, vecchia, banale e e via dicendo: questo orgoglio mi ha salvata una volta e mi rimette in piedi ogni volta, scuotendomi per la collottola. Mio padre alza lo sguardo quando mi vede fissare qualcuno e sollevare impercettibilmente il mento. Ho una foto del colloquio della maturità in cui ho appena risposto male al prof di italiano -sì, sono riuscita a litigare anche lì...
Eppure, eppure. Eppure questo orgoglio è lì, un coach ribelle che mi ha insegnato a volermi bene un po' di più e a mettere i puntini sulle i quando serve.

Il mio orgoglio, però, è sapere quando l'orgoglio non serve. Quando posso fare una faccia fintamente permalosa, quando scherzo con le persone che amo, quelle persone che mi vedranno fibrillare da vicino ogni volta che vorranno. Quando mi fido il coach resta tranquillo in panchina.

Alla fine di questa giornata, la sola cosa che posso dire è che non ci si annoia mai.
Anche il ruolo del punching ball ha i suoi pro, guardando a fondo, e non parlo di tutta la solita storia del 'ciò che non ti uccide ti rende più forte', frase che ha ben presto soppiantato le favole nel mio vocabolario di routine. Con le favole ho poi ricominciato più tardi, ma questa è un'altra storia.

No, i pro sono i lividi che ci si ritrova addosso, le cicatrici più o meno grandi: impariamo a guardarci allo specchio e a riconoscerci anche nel faccino rovinato.
La scorsa settimana (in between, il mio secondo mese qui!) ho capito che se un cuore riparte tutto solo, tagliuzzato e fantasiosamente ricucito, allora dobbiamo proprio vivere in barba a tutto.
E' un dovere morale, verso quell'uomo che stasera cercava carote nei cassonetti, tirandole fuori con cura e dignità, la schiena dritta e lo sguardo carezzevole nel sacco della spazzatura.
Il primo dicembre 2008 resterà nel mio cuore per quell'uomo a cui avrei voluto Dio solo sa quanto rovesciare il portafoglio in mano, o comprare una baguette e chiedergli come si chiama. Ma la sua testa alta con quelle carotine lercie nella mano a coppa mi ha fatto desistere da quello che solo io avrei saputo cosa volesse dire.

A volte siamo codardi perchè non si sa come fare ad essere altro... e non so spiegare quanto mi sento piena di emozioni che fanno a botte, in questo istante, dopo aver infilato in una sola frase tutta la mia resa.

Et tous les soucis au delà d'un homme qui mange dans une poubelle.... cosa vuoi che sia.