mercoledì, dicembre 31, 2008

2009 - Giocalo

Il tempo di tirare le somme lo rubo ai diuretici tiazidici, in queste prime ore del 31 dicembre che profumano di casa, disordinata, raccolta, approdo. Via l'anello e l'orologio.


Per parlare del 2008 pensavo di aver bisogno dei vecchi post: non è stato un anno-canyon, e presa l'abitudine di contare le nuove cicatrici quasi fossero pagine di un diario, come pietre miliari lungo la strada, mi sono soffermata a pensare cosa fosse successo, perchè non ho cicatrici troppo rosa.

A gennaio ho scavallato la metà del mio cursus studiorum, e sei mesi dopo il saper fare ha scavallato il sapere tout court. Nei giorni intorno a Pasqua ho ricevuto la risposta dalla Summer School ed ho consegnato la modulistica Erasmus. Poco prima o poco dopo, Pedro Cano ha esposto a Firenze, una giornata alle terme ha ancorato il sentore di zafferano ad un ricordo. E Marco mi ha fatto innmorare di Toulouse.

Tra aprile e giugno ho convissuto con quattro amici ideali, Fra, Tommy, Matte e Franz, scoprendo come esserci ogni giorno per ogni 'niente di speciale' fosse in realtà la cosa più speciale di ogni giorno. Per Virginia questo l'avevo scoperto già da quattro anni, ma essere sempre pronte a masticare il mondo insieme è un raggio di sole irrinunciabile. E Andrea non si è riuscito a difendere dal nostro legame nemmeno nascondendosi dietro il libretto completo. Per fortuna.



A maggio ho dovuto accettare il fatto che mia sorella avrebbe acquistato diritto di voto. Non è stato facile non essere alla sua festa, sempre con la solita scusa. Esami.


La mail decisiva del 2008 data il 26 giugno ed accetta me ed Alessandra come studentesse UPS. E poichè è quando scrivo che misuro la perdita, il 27 ho detto un arrivederci duro, profuma ancora di origano.



Il Pronto Soccorso non ha mai smesso di essere il mio rifugio segreto.

Le VdB in mezzo agli esami.

A giugno ho finito Onco esausta, tra stridor di denti e grida, preoccupata e arrabbiata per aver perso il gusto dello studio stando dietro a crediti e cambi del piano di studio.

Entrare nell'universo di Facebook, e oltre al gruppo dell'ESS un tipo torinese che manda una mail. Ma uno che ha fatto l'Erasmus ai Caraibi, ma che tipo potrà mai essere?


Ho terminato la valigia per la Croazia alle 3 di notte, e alle 6 e mezza ero a SMN con Valeria. La luce sul mare di Bari ha annegato il mese precedente, e mi nascondeva la potenza di quello a cui andavo incontro. L'esperienza professionale più bella della mia vita, in un posto fuori dal mondo.






Emina, l'altra ala.



Le VdB di Ale, Moena da Albi, preparare Malattie Infettive, Urologia, il LA, il trasloco, la mia nuova vita, facendoci entrare dentro 4 giorni in Slovenia, la festa scout a sorpresa e la laurea di Andrea è stata un'esperienza non ripetibile e disumana.


Dormire per una settimana per terra nel sacco a pelo in camera mia, guardandola spogliarsi ogni giorno di più di ciò per cui era stata la mia tana. Liberandola da me che partivo.



Tre colazioni, Tommy, Franci, Matte, Andrea. L'ultimo abbraccio prima di partire per la Francia è stato ad Elena, la mia ex-coinquilina che piangeva a dirotto. E sotto le Birkenstok mi bruciava l'asfalto, perchè quando è ora di andare è ora di andare.

Dopo la prima cena a Toulouse ero già zavorrata lì -non solo dalla fondue ma anche dal cuore.



La prima passeggiata sotto al sole (che sarebbe stata anche l'ultima per tre mesi) io ed Ale l'abbiamo fatta tornando verso il Tripode, guardandoci in faccia. "Ma ci siamo davvero?"

Ebbene sì, in carne et gauffres.


"LOVDEIIIIIIIIIIII!"

Uno che grida così nella piazza principale della città può essere solo un piemontese che ha passato Natale ai Caraibi e ferragosto al Polo Nord. E giuro che sono le caratteristiche meno inconsuete che annovera, almeno tra ciò che ho scoperto di lui.

E dal cappello magico sono usciti fuori Matteo, Ester e Valentina, Kate, Roberto, Corinne, Loveday, Simon, Paula, Noemi... e tre mesi magici. Due mesi in Pneumologie, uno in CCV. Merveilleux.


Tornare a Firenze, scoprire che i Fantastici 5 restano tali anche se si sparpagliano. Riscoprire che buono è un pranzo di Panini d'Autore a Fiesole, e osservare una persona fino ad essere molesta, per imprimerti dentro ogni dettaglio. La notte che si chiude con una candela alla fine e Tommy e Franci lì. La faccia di Amy il giorno dopo.


Il 2008 non ha avuto bisogno di cicatrici per farsi ricordare: mi ha dato tempo di riprendere fiato, e voglia di ributtarmi nella mischia. Anche se il cuore è ancora legato al palo lontano dalla riva, vivere tra la Garonne e il Canal du Midi ed essere stagista in chirurgia Cardiovascolare è un monito per il 2009.



GIOCALO.

E state certi che lo farò a colori.

Giocate con me?



martedì, dicembre 30, 2008

Wing

Back with tech, but still with paracetamol and AB. I miss you, my far far wing.
You must know that.
I found the ticket. But I'm really not good at all.
I tried to hide this to you, sure you'll have a great time. But I wanted you to know I tried til the very end.
MISS YOU.

sabato, dicembre 27, 2008

Guesdo è ber de

Due occhioni febbricitanti, tutto impacchettato in una vestaglia rossa, seduto sul divano con la testa penzoloni e le gote rosse rosse. Però mi stava aspettando.
Ha spacchettato la palla dello Stade Toulousain con una reverenza e un brillio negli occhi grigi che aveva poco a che fare con i 38 gradi e mezzo. Tutto traballante è venuto a sedersi sulle mie gambe incrociate e con la mano libera ha tirato dalla tasca fuori un biglietto spiegazzato. Guesdo è ber de, con la erre moscia che ha sempre avuto e le consonanti nasale da raffreddore.


Il mio figlioccio ha nel codice genetico la chiave per smantellare ogni mia resistenza, ogni mia difesa, ogni mia sorpresa. Quando aveva 2 ore di vita e nessuna voglia di smettere di urlare la nonna me l'ha messo in braccio appena sono entrata nella stanza. Nel silenzio cominciato sei secondi dopo si è stretto il nodo che ci lega dentro. Come faccio ad essere sicura che qualcosa di me gli arrivi anche da molto lontano?

La sua mamma mi ha detto che non smette mai di scrivere e già legge in corsivo.
In barba alla febbre, la palla ovale sotto al braccio, si appoggia con la testolina al mio collo e mi chiede:
"Zia, do you speak English?"

Un pomeriggio sereno, fuori dal mondo intero.




mercoledì, dicembre 24, 2008

Mais dis seulement une parole


Delle mille strade percorribili ho scoperto che cammino su una inaspettata.

Dei tanti panorami possibili, uno che forse non volevo guardare


L'amore del nostro Buon Dio mi si è avvolto al collo sottoforma di fantasia.

Un modo in più di sentirmi amata, di essere protetta.
Un Natale sereno a tutti voi.

martedì, dicembre 23, 2008

Sorpresa in Biomedica




Tommy, Franci, Franz, Matte, Cecche, Giac ed io... come una volta.
E grazie al Tutt per il pranzo fantastico...

lunedì, dicembre 22, 2008

Per Tolosa totjorn mai - partie seconde

Avevo già scritto qui quanto lasciare questa città mi faccia effetto, e mi fa effetto anche ora che so che è solo per dieci giorni, e nonostante la voglia che ho di rivedere mia sorella e mio padre, i miei amici che mi aspettano, la mia Co.Ca, Enzo.
Farò lo stesso tragitto di ritorno dell'altra volta, Lyon, accarezzando le Alpi, sulla Torino che amo, sfiorando i sette ponti di Firenze che vedrò domani, e atterrando sotto il cielo che mi ha vista nascere.
Non ho comprato violette, non porterò foie gras, gauffres o saucissons nella valigia. Ho circa sei giga di foto in tasca e a chi qui non ci è stato le farò bastare, mentre a chi c'è già stato e l'ha amata basteranno. Mi fa ciao ciao col sole Toulouse, scintillante nella nebbia che persiste anche a mezzogiorno inoltrato, talmente luminosa che se non fosse per il fango per terra si potrebbe pensare che non piova da mesi.

Toulouse la lascio qui, e me la tengo stretta nel cuore.
Adesso chiudo la valigia. E' ora di tornare chez moi.

sabato, dicembre 20, 2008

Defatigamento - dernier chapitre

Forse sono troppo stanca per scrivere, ma sto notando che ultimamente le parole si fanno desiderare. Proprio loro, le mie onnipresenti ed invadenti compagne di viaggio, lasciano il passo.
Sarà che non avevano nessuna voglia di alzarsi da lì, di smettere di ridere e sorridere, di chiaccherare, di sfiorare.
Ho scoperto che contrariamente al solito si sono lasciate ammansire da vino e planteur, che il profumo di gelsomino le ha convinte a restare buone, e che hanno capito che a volte il faut attendre per cercare di capire per quale ragione sono lì, se sono arrivate per coincidenza o intenzionate a restare.
Per cercare di capire se ho ragione.
Per cercare di capire se ITunes mi stia prendendo in giro con la sua selezione random.

Altre dieci ore di sonno aiuteranno a chiarirmi le idee, e questi quindici giorni che mi stanno un po' antipatici finiranno per avere il loro ruolo di defatigamento, di tergicristalli.
Vediamo se ci sei davvero quanto penso, davvero quanto manchi.
A très bientôt. Biz.

martedì, dicembre 16, 2008

Juste au-dedans

... et je ne suis pas d'accord. Il y a le moment des questions, et celui des reponses. Et la reponse c'est que "contentable" fait non plus partie de mon vocabulaire depuis longtemps. E quel panino a Fiesole lo sto aspettando come una manna.

lunedì, dicembre 15, 2008

23

Il mio primo compleanno sottoterra. Ester e il suo bacino hanno segnato lo scoccare della mezzanotte in un vagone della metro dell'altra linea, mentre già mi preparavo a tornare verso casa a piedi, io e il mio lettore mp3. Appena si sono aperte le porte a Jean Jaures sono schizzata verso la linea B.

Ho salito le scale mobili quattro a quattro sperando di acchiappare al volo l'ultima coincidenza, e ho visto le porte chiudersi mentre scendevo quattro a quattro i gradini delle scale mobili.
C'est pas vrai! ho detto ad alta voce con il fiatone, e qualcuno mi ha risposto "Mademoiselle, il reste encore une..."

Ho alzato gli occhi e tre energumeni della surveillance mi hanno sorriso dicendomi che fare festa fino a tardi la domenica sera non è una gran mossa se il giorno dopo si ha da fare, e io ho boccheggiato "Sì, vabbè, ma oggi è il mio compleanno, e che cavoli...".

Non immaginavo di iniziare il mio compleanno sottoterra con tre giganti vestiti di nero che mi cantavano Joyeux Anniversaire davanti a una cinquantina di persone basite. Mi hanno accompagnata fino a sotto la porta di casa, tre gentiluomini.

Ho salito i gradini di casa quattro a quattro perchè avevo nella borsa un pacchetto in attesa e sulla scrivania un'altro.

Quello della scrivania è già appeso al muro, incorniciante tanti dei sorrisi che illuminano la mia vita francese. Alessandra non si smentisce mai. Mi sono osservata in tutte e tre le foto e ho pensato che nonostante le occhiaie non mi sono mai vista così bella, così appagata.

E poi, quello della borsa. Un regalo che non mi ha fatto sorridere.
Sono ancora qui che lo guardo, sotto la luce della abat-jour.

A casa sulla mensola del camino c'era -chissà che fine ha fatto- un piccolo orologio tondo sorretto da due colonnine di cristallo. Al mattino amavo svegliarmi ed andare in sala a guardare i riflessi dell'arcobaleno contro il muro quando il sole attraversava il cristallo. Nei periodi di Natale ci hanno sempre riempito di cioccolatini, e non mi sono mai risparmiata nell'assaggiare tutto. Ma ricordo un anno in cui avevo trovato una scatola di palline nere ricoperte di cacao. L'ho finita tutta seduta sul divano, guardando il sole passare nel cristallo dell'orologio e diventare pittore.
Quando poi mio padre chiese dov'era finita la scatola di tartufi neri ho capito come si chiamavano i miei cioccolatini preferiti, quelli che compro da Vestri ogni volta che io e Virginia andiamo a fare razzia.

Sul muro accanto a me si proiettano tutti i riflessi dell'arcobaleno, ed io ho il cuore e la testa gonfi di parole, gli occhi gonfi di lacrime e le mani occupate a scrivere, per questo non ho ancora aperto il sacchetto di cuneesi accanto a me.
Quello che ho tirato fuori dalla borsa non è altro che qualcosa che mi ricorda il regalo, quello vero. Come se ce ne fosse bisogno...

Un joyeux anniversaire, c'est vrai.

domenica, dicembre 14, 2008

Chiaccherata sulle scale

23 ore prima dei 23 anni mi sono fermata sulle scale nel posto di sempre e ho riempito un foglio con la chiaccherata di stasera. Già, perchè dato che Ale passa la frontiera io devo passare all'inchiostro.

Da stasera per quasi un mese niente più abbandonarsi a peso morto tra il terzo e il quarto piano nel cuore della notte, niente più speculazioni, analisi e risate neanche tanto sommesse che risuonano per tutti i piani. Niente caffè mattutini preparati mentre si cerca l'altra scarpa da infilare nè bellissimi confronti sulle giornate in reparto, sui pazienti che ci stravolgono quanto i deltoidi di certi chirurghi.

Tante altre cose continuano ancora per una settimana prima di spargersi per l'Europa come zucchero a velo su un presepe.



I 23 anni li sento a malapena arrivare, sommersa come sono dal rumoroso quotidiano che mi inonda di proposte di crescita (anche mentale, oltre che epatica) e dalle scartoffie che mi aspettano al varco lunedì. Un compleanno che passerò in reparto fino a tardo pomeriggio, anche protesa su un coeur battant che canticchierà il più bel 'Tanti auguri' in assoluto.



Tutti i pensieri di chi da km di distanza crede che nessun lungo sia lontano mi staranno attaccati alla schiena come tanti post-it alla caffeina, tutti legati da una potente, intima rete wireless.



Questa mia vita stravolta e travolgente, il nuovo ritmo delle mie giornate, la serenità reale che arriva dopo 4 anni dalla lettera di mio padre di inizio università, "Abbi cura di te e sii serena..." e l'incanto dello svegliarsi ogni mattina chiedendosi "E oggi?" sapendo già chi ci sarà anche oggi. In fondo, scarto ogni giorno come un regalo.

venerdì, dicembre 12, 2008

Irraggiamento

In sere come queste si può solo sussurrare le cose a mezza voce sperando che la megera seduta dietro non scocci, di sere come queste non me la sento di scrivere, per sere come queste non ci sono parole oltre quelle dello spartito della Messa di Gloria.
Ad onor di cronaca ce ne sarebbe qualcuna, entrano nello spazio di un sms non inviato. E lì restano. Perchè bastano gli occhi e le mani.

lunedì, dicembre 08, 2008

Il seme sotto la neve

Una giornata o poco più in un bozzolo di pace ed introspezione, di seimila spunti e di qualche botta e risposta che ti fanno sentire al caldo, quel caldo che permea ciascuna cellula. Sentirmi amata sotto la pelle e nelle ossa. Il solletichino sulla nuca che questo weekend è stato con me più di sempre.

Demandez, et l'on vous donnera.

In questo andirivieni vorticoso di domande che mi stanno a cuore è arrivato ciò che domandavo, e ha il profumo di un foglio tutto bianco salvo una mezza riga d'inizio, sa di pulito; come una coltre di neve fresca fa crac crac sotto le scarpe.

La bellezza di non avere una sola risposta possibile è la stessa bellezza di un seme sotto la neve. E' lì, sai che c'è, e non sai cosa porterà la primavera. L'importante, dopo aver seminato, è aver cura del seme, amare il seme.

giovedì, dicembre 04, 2008

Nouvelles Questions

I gelsomini che mi ha regalato ieri Ale hanno avvolto la camera nel profumo più buono che esista; tornare a casa umida umida grazie allo scroscio di pioggia della buonanotte e poter scrivere mentre tutto profuma di buono è un momento prezioso.

Ne sto vivendo tanti di momenti preziosi, in questi giorni. Oggi ho preso un caffè molto alla mano con uno dei professori di cardiochirurgia più bravi della Francia, e vedremo se saprò dimostrare a tutti quello che lui vede in me.
E poi ho sentito il cuore nuovo di un bimbo, e l'ha sentito anche lui, e pensate, a 5 anni e mezzo sentiva che i soffi erano spariti. "C'est different!!"

Queste cose fanno la differenza nella mia vita, tra un giorno china sui libri ed un giorno china sui libri perchè prima o dopo mi chino su un cuore aperto. Sono giorni sapidi. Ma non sono solo chiuse dentro l'ospedale le cose che mi fanno scintillare.

Un piccolo gesto, minuscolo, giocoso e che può sembrare nulla, ma era tutto lì, in quel movimento. Un bacino di Ester prima di andare via. I gelsomini di Ale, che sorridono al mio rientro. La cena preparata ai miei tre coinquilini affamati come sempre.

Per ultimo viene una cosa che richiede qualche attimo per essere spiegata. E' successa ieri.
Sono perennemente attaccata al fonendo, il cuore ormai fa mille versi diversi tranne che tum-tum come ero convinta facesse prima di anatomia 2. Un cuore adesso ha toni più o meno ritmici pause più o meno libere soffi a volte presenti bla bla bla.

Ieri ho sentito il battito di un cuore, senza fonendo, per vicinanza. Tum-tum, tum-tum. Mi sono sentita grata perchè un cuore batteva poco lontano dal mio orecchio.
Quanto tempo era che non succedeva?


Cercavo nuove domande. Chiedi e ti sarà dato... Voilà.

martedì, dicembre 02, 2008

Avoir les mots

Questo è un post notturno: tre orette di tictactictac sulla tastiera con Gianna Nannini che canta Aria in sottofondo. Tanto domani non vado in reparto.


La giornata di oggi è stata leggermente diversa da quella che ho disegnato nella mia mente quando mi sono svegliata, contenta per il caffè che avrei bevuto di lì a poco e per la pioggia che era solo leggera -quindi non mi sarei bagnata più di tanto andando in ospedale.
Il bus era in orario. L'ascensore non puzzava di mensa d'ospedale, cosa che odio visceralmente. Il Betadine aveva sempre lo stesso odore buonissimo.

E poi lo scatafascio, come funge per i soldatini di piombo. :)


Non mi aspetto nulla di meno da me stessa di quello che sembra essere uno tra i peggior difetti che annovero dopo camionista, vecchia, banale e e via dicendo: questo orgoglio mi ha salvata una volta e mi rimette in piedi ogni volta, scuotendomi per la collottola. Mio padre alza lo sguardo quando mi vede fissare qualcuno e sollevare impercettibilmente il mento. Ho una foto del colloquio della maturità in cui ho appena risposto male al prof di italiano -sì, sono riuscita a litigare anche lì...
Eppure, eppure. Eppure questo orgoglio è lì, un coach ribelle che mi ha insegnato a volermi bene un po' di più e a mettere i puntini sulle i quando serve.

Il mio orgoglio, però, è sapere quando l'orgoglio non serve. Quando posso fare una faccia fintamente permalosa, quando scherzo con le persone che amo, quelle persone che mi vedranno fibrillare da vicino ogni volta che vorranno. Quando mi fido il coach resta tranquillo in panchina.

Alla fine di questa giornata, la sola cosa che posso dire è che non ci si annoia mai.
Anche il ruolo del punching ball ha i suoi pro, guardando a fondo, e non parlo di tutta la solita storia del 'ciò che non ti uccide ti rende più forte', frase che ha ben presto soppiantato le favole nel mio vocabolario di routine. Con le favole ho poi ricominciato più tardi, ma questa è un'altra storia.

No, i pro sono i lividi che ci si ritrova addosso, le cicatrici più o meno grandi: impariamo a guardarci allo specchio e a riconoscerci anche nel faccino rovinato.
La scorsa settimana (in between, il mio secondo mese qui!) ho capito che se un cuore riparte tutto solo, tagliuzzato e fantasiosamente ricucito, allora dobbiamo proprio vivere in barba a tutto.
E' un dovere morale, verso quell'uomo che stasera cercava carote nei cassonetti, tirandole fuori con cura e dignità, la schiena dritta e lo sguardo carezzevole nel sacco della spazzatura.
Il primo dicembre 2008 resterà nel mio cuore per quell'uomo a cui avrei voluto Dio solo sa quanto rovesciare il portafoglio in mano, o comprare una baguette e chiedergli come si chiama. Ma la sua testa alta con quelle carotine lercie nella mano a coppa mi ha fatto desistere da quello che solo io avrei saputo cosa volesse dire.

A volte siamo codardi perchè non si sa come fare ad essere altro... e non so spiegare quanto mi sento piena di emozioni che fanno a botte, in questo istante, dopo aver infilato in una sola frase tutta la mia resa.

Et tous les soucis au delà d'un homme qui mange dans une poubelle.... cosa vuoi che sia.

mercoledì, novembre 26, 2008

Senza fiato

Ho la conferma che si può restare buoni clinici ed essere dei chirurghi a 5 stelle. Ma soprattutto ho scoperto che si può restare persone anche dietro ai teli azzurri della sala, nonostante l'odore del betadine sempre nelle narici, quello del passaggio del bisturi elettrico e quello della vita che batte e sanguina. Da oggi ho una nuova figura a cui riferirmi, che mi guiderà nelle mie scelte e nell'accettare che non c'è niente da fare, sono un animale che non si può rinchiudere in una gabbia di medicina interna. E ho la conferma,una volta per tutte, che gli scorsi 4 anni passati a studiare mi hanno lasciato ben più che 'qualcosa'. Ogni volta che me ne accorgo resto senza fiato. Un'esistenza così ricca non l'avevo mai sognata...

domenica, novembre 23, 2008

Piscine e pozzanghere

Il viaggio da cui sono tornata tre ore fa è una testimonianza di come bisogna davvero lasciarsi sorprendere, di come sia necessario restare in cammino e continuare a cercare risposte.

Lourdes è stata una sorpresa (beh, cosa in questi due mesi non lo è stato?) ancora più inaspettata delle altre: ci ero andata con gli occhi ben aperti. Ho trovato delle luci diverse, a cui i miei occhi non erano abituati, e sono rimasta abbacinata.

Le mie risposte erano tutte già nel vocabolo che più sento mio nel dizionario, il più spaventoso e il più meraviglioso, ma servivano quelle luci diverse per leggere le pagine già scritte.

A volte l'essenziale è visibile agli occhi: le luci che hanno condiviso 30 ore di 70% di tasso di umidità, una linea azzurra da seguire, delle crepes superlative, una serata a marron glacés e massaggi le custodirò sempre dentro accese.
Per un bacino senza chiedere nè parlare.
Per lo stupore.
Per un ombrello condiviso.
Per un'attesa intima.
Per delle parole mai scontate.
Per delle lacrime asciugate con la sciarpa in un ritaglio spazio-temporale che aveva il profumo di una benedizione, di uno stato di grazia.



Credevo di cercare risposte, e invece avevo bisogno di nuove domande.

giovedì, novembre 20, 2008

Compte rendu - stage Pneumo 2B

Progettare con gli altri externes chi porta quale torta domattina per il party di commiato ha dell'incredibile... allora non sono arrivata ieri, allora sono davvero passati due mesi. E l'ho ben visto oggi nel presentare il dossier, con il mio francese che di stentato ha ormai ben poco, con la terminologia giusta, con l'intonazione musicale della Francia del sudovest che mio padre ama tanto e con lo chef de clinique che mi osservava dall'angolino.

Quella stessa persona che mi ha fatto mentalmente ringraziare il non sapere come insultare in francese è stata poi capace di dirmi che avevo fatto un bel lavoro, e che sembra che parli in pubblico ogni giorno.
E' bello lasciarsi sorprendere, ogni tanto.

E i miei colleghi, caspita, loro mi mancheranno sul serio, se ne vanno tutti a Medicina Interna mentre io passo a Chirurgia Vascolare. Dire che non vedo l'ora è usare un blando eufemismo... soprattutto, ho voglia di testare la mia versatilità e vedere se sono capace di passare dal camice allo smezzato azzurro Grey's Anatomy che c'è qui in chirurgia. E se sono ancora capace di tenere un bisturi in mano.

Merci bien donc à Gabi, Charlotte, Laure et Simon pour cette expérience que j’amènerai toujours avec moi.

martedì, novembre 18, 2008

Memories - il rischio del bianco o nero

Stasera mi sono state dette parole ogni donna vorrebbe sentire, da un uomo che ogni donna probabilmente sogna. Mi hanno rovistato dentro impietosamente, fatto sorridere e nascondere la lacrima che mio malgrado è sfuggita. Diventare onesta con me stessa ha un rischio che non avevo calcolato, ma finalmente non avere risposte per me diventa più importante che darne ad altri. Il rischio del bianco o nero.
Ed imparare ad ascoltare quelle che ho, e continuare a cercarne di nuove... questo è il mio grigio.

mercoledì, novembre 12, 2008

Gringoire e la Luna - tabula rasa.

Cosa ci ha diviso, non lo so bene.

Ti ho scritto altri 5 o 6 post, mai pubblicandoli. Solo in uno ti ho scritto una frase, chissà a quando risale. Ogni 23 agosto da che ci conosciamo ho la testa e il cuore piantati su di te... e se è vero che per ogni anno restano altri 364 giorni, mi chiedo se hai sentito tutte le volte che il mio pensiero si è posato su di te. Mi chiedo se ti sei mai sentito lasciato in pace. Perchè se questo è successo, se non ti sei accorto di essere rimasto impigliato in tutti i miei orologi, in tutte le aree della memoria, in delle fibre profonde del cuore, allora è stato il fallimento più grande della mia vita.

Ed è una mia responsabilità.

Il foglio con la poesia di Garcia Lorca scritta sopra è qui con me in Francia, come la pietra che abbiamo disegnato insieme, come il fazzoletto che hai usato per disegnare sotto alla Loggia dei Lanzi.

Mi piacerebbe tu sapessi come io non ti abbia mai lasciato andare, in realtà. Anche se quello che è apparso era tutt'altro.

La sera che ci siamo incrociati su Borgo San Lorenzo mi sono sentita a casa, ma una casa distrutta. Mi hai offerto le fondamenta intatte rincorrendomi, fermandomi, parlandomi. Ci ho messo mesi per preparare la calce e spolverare tutti i mattoni che avevo riposto con cura. Non avrei mai lasciato un posto che chiamo casa, anche dopo tormento e pianto.

Ed è una mia responsabilità, ed il coraggio che trovo solo ora, dirti che riprenderti per mano e riprendere il cammino significherebbe la pienezza che solo tu sai. Non sapendo quasi nulla dei noi di ora.

Sappi che sono pronta a prendere appunti, ricevere insulti ed incassare un no. Ma rischio: mi premeva più dirti che sono qui e che ti voglio bene.

J.

lunedì, novembre 10, 2008

Che non vede l'ora

Non ho ancora finito il dossier che devo inviare al mio chef de clinique, la caffettiera è già pronta per il suo terzo round della giornata ma prima di fare tutto il resto questo lungo post deve scivolarmi via dalle dita, sognato da tanti giorni, già scritto sotto le unghie. Un post per me stessa che trepido di voglia di scrivere e di riepilogarmi a me stessa, per chi vuole rimanere up to date e per chi inizia a conoscermi ora. Un post come una volta, un post su e di Laura.
Laura che ora parla di sè in terza persona senza problemi perchè Facebook sta storpiando il suo italiano, Laura che dopo tanto tempo si vede da fuori esattamente come si vede da dentro.
Laura impaziente.

Una persona mi ha detto che ho già scritto tutto della mia vita. E mi ha lasciata senza una risposta da dargli, o meglio, con una risposta troppo articolata per poterla formulare in tre minuti.

Il primo Moleskine che è entrato nella mia borsa è datato quinto liceo, quando iniziavo ad avere più allenamenti che ore libere e dovevo assolutamente programmare le interrogazioni in funzione di gare e spettacoli.
Tutti gli altri che sono seguiti sono stati perchè durante l'università è impossibile tenersi al passo degli eventi solo affidandosi alla memoria, almeno per me.
Ho sempre fatto progetti. Sempre. Non è una cosa razionale, una pianificazione: per me ha sempre voluto dire spargere a casaccio i sogni su carta bianca, su un planning immaginario e senza date, più sogni di quanti se ne possano realizzare in una vita piena. E quando i sogni cambiano in realtà non cambiano, non li depenni mai del tutto: piuttosto ne aggiungi alla lista.
Il sogno capostipite è quello di trovare il tempo di incasellare tutto... l'unico della lista che ho sempre saputo essere davvero solo un sogno.

Nei primi anni di Medicina avevamo creato una famiglia immaginaria. Io ero la zia zitella dalle mille cose da fare, sempre altrove. Vedere che gli altri mi avevano già inquadrata da subito mi faceva sorridere: la maglietta di Medici del Mondo bucherellata, le foto di Enzo davanti la scrivania, una camera piena di libri, mensole di dizionari delle lingue più improponibili, lo zaino dietro la porta e gli scarponi a portata di mano, con due o tre flirt in contemporanea di cui tutti sapevano tranne me e magari il flirt del momento di cui per fortuna o per depistaggio nessuno sapeva nulla.

Lucia mi ha detto che il ricordo più vivo che ha di me è quello di una ragazza dai capelli rossicci china a studiare su un tavolo dell'aula B. Studiare è sempre stato un mio pallino, un mio sogno, un mio progetto, anche quando pattinare veniva prima. Studiavo comunque, studiavo di notte, quando mio padre alle 2 mi veniva a svegliare sul libro di storia. A Firenze non c'era nessuno che mi svegliasse sul libro di anatomia, quindi la mattina andavo a lezione con un torcicollo epico. Qui finora non ho studiato di notte, ma per quando comincerò a farlo la soluzione me l'hanno trovata i miei amici prima di partire: una caffettiera elettrica che si può programmare. Il profumo di caffè e il chrhrhchchhchrhhc che ti svegliano quando vuoi.

Pattinare è il grande amore della mia vita, quello che non si scorda mai, quello che mi butta giù dal letto senza sveglia fino a farmi amare i lividi che mi scopro addosso di tanto in tanto. "Ah, questo era il Lutz atterrato prima su una traccia già presa e poi sulla chiappa destra..."
Probabilmente mi si potrebbe dare della squilibrata sapendo che non potrei rifiutare una proposta di matrimonio fatta al Palavela, ma vabbè.

Fermi tutti. Matrimonio, non avete letto male. E famiglia, figli. Lo so che queste sono parole che non si associano bene con l'idea che io ho di me, che chi mi conosce bene ha di me.
Ma Laura non era la zia zitella che non si ferma mai, non si fida mai e non si mette in gioco?
Possibile che un mese e mezzo di croissant pur beurre alle spalle (o intorno al punto vita, a seconda dei punti di vista) abbiano operato una tale rivoluzione?
Niente paura, sono sempre io. Forse, con un "chissà" in più da aggiungere alla lista dei tanti presenti, un chissà terribilmente interessante e non alla leggera. Un chissà che vedo col binocolo, ogni tanto.

Guardandomi in superficie -oltre il girotorace- potrei sembrare una contraddizione vivente. E' difficile da spiegare, questa. Preferisco vedermi come una che si lascia delle alternative, che vede più possibilità e punti di incontro. Sono una curiosa.

E sono anche la persona meno diplomatica e più secca che conosca. Franz dice che sono acida, Giovanni anche. Ho paura di dire che hanno ragione.

Mi chiedo a volte se ci sia uno specchio nel quale si veda la vera Laura… anche se ormai mi conosco abbastanza per sapere che il mio riflesso si spezzetta in tanti endroit: sono quella dalle guance rosse e i capelli scarmigliati che vedo nelle lame appannate dei pattini al termine dell’allenamento, sono quella con le occhiaie del dopo festa, quella delle rughe sulla fronte del dopo studio, quella del naso con le piegoline dopo il pisolino pomeridiano e con le lentiggini dopo il sole, sono quella del camice obbligatoriamente stirato e con le maniche rivoltate, dalla scrittura incomprensibile, quella che davanti a un paio di occhi chiari fa fatica a rimanere concentrata, quella saccente e troppo orgogliosa in quasi tutte le situazioni, sono quella che nelle situazioni ci si ficca dentro fino al collo, anche se vuol dire uscirne un po’ ammaccata. Sono quella bipolare a ora di pranzo, con il volto dolorante per il tanto sorridere quando un paziente sta meglio, stranamente silenziosa quando incamero un nuovo dolore altrui.
Sono piena di cose che sono, ma queste qui per ora bastano.

E da un mese a questa parte sono tornata ad essere anche qualcos’altro. Sguazzo in un presente sapido, ma sono fiduciosa e piena di speranza, pronta a farmi stupire. Non progetto, ho solo ripreso a sognare sogni nuovi. Ho voglia di farmi conoscere.

Sono Laura che non vede l’ora.

Per me, chi mi legge qui e mi legge dentro, ça c'est une page qui turne.

venerdì, novembre 07, 2008

Sharing Blades


















For who wanted this pics so desperately, for the one I need to share my ice with. And for all the other who didn't believe me when I said that that comes first of almost everything. Now you know a little bit of my reasons.

mercoledì, novembre 05, 2008

Buon lavoro Barack


Tornavo verso casa in macchina con Charlotte, e mentre io armeggiavo con ombrello fradicio e borsa gocciolante lei ha messo la radio.


"Le president Sarkozy a appelé le nouveau President des Etats Unis Barack Obama..."


Questo fine turno lo ricorderò per sempre.
Come ricorderò per sempre la vergogna di avere gente come Gasparri con la mia stessa nazionalità sul passaporto.


Good luck, Mr. President!

lunedì, novembre 03, 2008

Scommettiamo?

Scommetto che prima di giugno riprendo i doppi.

Scommetto che prima di giugno sperimento un sacco di roba che sto studiando ad ortopedia ( come dice mia nonna, viri mi ti sfasci l'anchi! ).

Scommetto che si sono sbagliati ad inserirmi ad un livello così alto.

E scommetto che se si sono sbagliati... in quel livello ci ritorno, prima di giugno.

Scommetto che non mi avete vista mai così completa in questi ultimi 4 anni.

E se avete idea di come mi accellera la frequenza cardiaca, di come un sorriso idiota ed inspiegabile mi stira il volto quando le lame incontrano il ghiaccio intonso... potete scommettere anche voi.

sabato, novembre 01, 2008

Poncif

Oui, ça peut être le mot juste pour commencer mon premier post en français... et bien oui, ça devait se passer aussi quand même!
J'ai pas eu un meilleur moment que maintenant, franchement je suis bien réveillée. Et après un mois, il y a la moi de toujours, cela que vous connaissez bien: la moi frappée par de petites choses, incroyablement, et aprés il y a des choses qui peuvent pas me frapper, et ça c'est bizarre, mais encore il restent. Et donc je commence d'ici, d'ou je me suis rendue compte que j'ai grandi, et que je me suis grandie quand même. Pas du tout banal.
Et bienvenue parmi mes papilles et mes erreurs, langue française.

mercoledì, ottobre 29, 2008

Burino, Grissino e il risotto aux champignons

Casa di Andrea ormai ricopre ufficilmente il ruolo di sede di Little Italy, e finalmente stasera sono riuscita a caccciarli fuori dalla cucina e mettermi ai fornelli. Ale e Luigi sono letteralmente scomparsi dalla circolazione, ma il Tripode non è ancora crollato e quindi ho ancora un tetto sopra la testa.
Dopo aver pasteggiato a risotto ai funghi e passito di Bordeaux ci aspetta una passeggiatina a ritmo sostenuto fino al centro, per andarci a ficcare in non so bene quale dei tanti buchi alcolici -mamma di Andrea, tranquilla, in questo momento suo figlio sta ripulendo un barattolo di Nutella con un mestolo. E' ancora il bravo ragazzo che ricorda. ah, e complimenti per il brodo! Il mio risotto le deve molto :)

Gente, qui la vita procede ad un ritmo ideale. Chi in Placement, chi in stage, chi iscritto, chi puro Erasmus, abbiamo finalmente trovato uno "chez nous" qui. E che bellezza dopo una mattinata in reparto ritrovarsi insieme nella lussuosissima mensa della Paul Sabatier a raccontarsi la manciata di ore trascorse dall'ultima volta che ci siamo visti.

E se Matteo e Andrea si sbrigano a lavare i piatti si esce...
Qui va tutto alla grande!

Un bacio da Little Italy

martedì, ottobre 28, 2008

C'est parti! - resoconto del primo mese

In italiano, perchè oggi ho già fatto la mia quotidiana pira di neuroni. Un mese che sono qui, un mese di mille difficoltà e dalle seimila bellezze che è volato via.

E' stato un mese in cui mi sono trovata a tu per tu con me stessa e con le mie risorse di sopravvivenza come da tanto non mi succedeva, un mese in cui più volte mi sono dovuta ripetere il patto che ho sottoscritto con Vi (e non ho nessuna intenzione di venir meno a quelle due parole!), un mese in cui mi sono davvero rimboccata le maniche.

Le sole tre cose che non sopporto molto di qui sono la mncanza dell'olio d'oliva, la burocrazia esagerata e il caffè terribile (fortuna che c'è Alicia...).
Tutto il resto è una festa, letteralmente. Ho il fegato a pezzi e dei sacchi della spazzatura al posto delle occhiaie, ma sorrido quasi incessantemente.

Un mese senza i miei Tommy e Franci quotidiani, senza Vi, senza Franz, senza Andrea, senza Matte, senza Bea.

Un mese con le burinate dell'Ing. Matteo, con i grissini e la cucina di Andrea, le risate di Roberto e gli strafalcioni di Ale. E con la cinquantina d'altre persone che stanno passando nella mia vita.

Un mese in cui me la sto davvero giocando al 100%, di nuovo. E oggi ho capito che a volte le regole le posso decidere io.

Fingers crossed

Ultimo la passata di cipria sulle occhiaie e vado. Che scommessa stamani, ragazzi. Incrociate le dita per me!! Un bacio

mercoledì, ottobre 22, 2008

Into the bubble

I re-discovered the power of earplugs. I used to put them on before shows or competition. “Go into the bubble”, that was the sentence saying to rest deep inside.
I bought earplugs right after coming here, thinking that my neighbours would have been noisy, and they’re not at all. But tonight I really needed a profound silence, to reassess the heart rate.

Sometimes 80% of things are going the right way, and I must admit that’s a lot.
The other 20%, that’s the part you can’t do nothing about.
In today’s 20%, there are two person I’d die for not smiling properly right now, burocracy still on, my right knee in a bad estate, little of fever here around, Internet not working as usually, paracetamol not working yet, and my stomach’s aching.
And then there’s something else, I must confess.
There’s a sensation, weird one. Feeling curious about someone. Wondering. If.

Stop and Stare - second round

Ale dopo aver mangiato il bombolone alla mela... scampato pericolo di crisi ipoglicemiche :)




con Andrea nello specchio del Capitole

cercando un modo per smaltire ciò che state per vedere..



...camembert roti. Buonooooo!





La cave de la Gouaille

Les Jacobins

martedì, ottobre 21, 2008

Stop and Stare - first round

Ale, Matteo e Andrea

la Garonne vista dai murazzi di St.Pierre

Cremagliera da Andrea, con Marie e Ivàn


Le due Erasmine fiorentine



Ok, you can see i'm smiling. Always. Against all odds, I'm alive and kicking. Someone told me I could do this, but I wasn't sure... til now. I really can do this.
I'm the arena.

domenica, ottobre 19, 2008

Strapazzata alla Patte d'Oie

Giusto trenta secondi prima di partire per la visita di Toulouse in bici con Ale, Andrea e Matteo, la mia Little Italy che il sabato sera cucina cose buonissime, che c'è ad ogni pranzo ed ogni cena di quelle che finora ci han fatto perdere due chili (in venti giorni...), quella che "BASTA PATTINARE!! Dobbiamo uscire!" -pensate che stamani per stare con loro non pattino. Pensate...-.

Giusto trenta secondi per voi che non siete con me in questa biciclettata culturale, in questa ville rose, in questo Erasmus che mi sta aprendo migliaia di mondi. Per voi che fisicamente non spostate la polvere sulla strada quando passeggiate accanto a me ogni giorno, ma che occupate tutto il marciapiede del boulevard.

Finalmente qui mi sento a casa.
Il rodaggio è finito.
Un bisou, vi voglio bene, MI MANCATE.

domenica, ottobre 05, 2008

Blissful Oblivion

I slept bad tonight, waking every three hours to check ma marque. A ray of sunlight hit me right in the eyes at 7, when finally I found some sleep. Wearing the black suit has been like diving in the past. I couldn't -and still I can't- believe it's back being present.
Riding til the rink, getting there before it opened. And praying to be all alone, with my music, my skates, my so-called blades and the presence of someone who did the whole road there right at my side. Right on the top of my pullover, the one covering Petra's T-shirt.

Gloves are mandatory to get in there. I had just one. And I found out what happens when I just need to speak, when I want something more than anything else.

"Ecoutez, Monsieur, je n'ai pas besoin de gants. Regardez-moi 10 secs, vous allez me croire."

I've never been this serious in my entire life, I guess.

First step in, after a little warming-up. Just a little.
It was there, calling me, perfect and lonely.
And I was finally there, lonely as well for too long.
And those 4 years without, you cannot know how painful they've been. The day I burned my suits. The day I buried the skates in the darkest side of the armoir.

And.
The morning of my first step back.
Of my first run back.
Of my first spin back.
Of my first jump back -a Toe.
"And it was blissful oblivion..." like JKR wrote. I never felt those words this underneath my skin.

All I need is the air I breathe, and a place to rest my blades.

venerdì, ottobre 03, 2008

Compte rendu - semaine 1

Mai sognato tanto un venerdì sera. Tra le sei diverse feste/concerti/rendez-vous internazionali proposti per la serata -eh sì, siamo in Erasmus... anche se in mezzo ai Galli- io e Ale abbiamo optato per un sereno infilarci sotto le coperte. Fuori fa davvero freddo, il vento ti taglia il tagliabile e davvero stasera ci mancano le forze per fare altro che infilare la faccia dentro uno di questi cuscini a cilindro, comodissimi. Mi ero scordata dell'unica volta che li avevo provati prima, ed è vero che sono comodissimi per leggere.
Non è un post di resoconti interessanti (per quello chiedete agli emigrati in Spagna) quanto un breve tirar le somme dei miei primi 8 giorni qui.
Vivo in un campus talmente grande da non aver ancora finito di vederlo tutto, leggermente antiestetico ma con immani spazi verdi ovunque. A fianco del campus scorre il Canal du Midi, talmente bello che sembra spruzzato lì da un pittore.
In reparto le cose procedono, e non uso aggettivi. C'è gente ostica ostica, e c'è gente che invece mi sta facendo da chioccia: i miei angeli custodi Gabrielle e Charlotte, colleghe di cote bleu della nostra ala B2... davvero non so come ringraziarle. Giuro che quando tornerò in Italia farò da zia gentile a tutti gli Erasmus.
Da oggi abbiamo tre letti a testa di cui siamo responsabili. Qui essere responsabile di tre pazienti per uno studente vuol dire che devi sapere anche quante volte usa il pappagallo. Anche la domenica. (E per me nella fattispecie, vuol dire che oggi ho fatto -e scritto, grasse risate- la mia prima anamnesi da sola, e siccome non bastava ho anche dovuto presentare il dossier a due specialisti arrivati in consultazione. Se Dio vuole, mi han capito. Prima piccola vittoria.)
Nell'ospedale dove sono, nel sottosuolo ci sono dei piccoli negozi che vendono le cose a prezzi inferiori. Così i medici possono fare shopping nella pausa pranzo.
Per alcuni francesi, la Francia è esattamente allo sfacelo come l'Italia.
Per altri, la Francia è la nuova sede -migliorata- dell'Eden.
Per me, che non cercavo il Paese di Bengodi ma volevo inventarmi un modo per crescere come medico, questa Francia va infilata come un camice. All'inizio vai in giro tronfio, poi per buona parte del tempo ti chiedi come si porti addosso. Arriverà il momento in cui questo camice sarà una seconda pelle.

mercoledì, ottobre 01, 2008

Locked-in Syndrome

Già il titolo vi dice parecchio sul mio rapporto col francese... amore-odio due a sette, per il momento. A lezione di Emergenze avrei voluto rispondere a tutto, se solo avessi saputo come. Stare dietro ai dottori non è facile (deo gratias sono a Pneumo, quindi non è difficile capire le cose che mi succedono intorno. Difficile è quando i pazienti ottantenni francesi senza dentiera cercano di raccontarti qualcosa). Fortunatamente siamo solo in tre nella nostra ala di reparto, e le altre due filles sono disponibilissime e simpatiche. E la mia specializzanda è una tedesca che ha fatto l'Erasmus qui 4 anni fa e poi ci è tornata a vivere- quindi capisce benissimo il mio disagio e sa come interpretare i miei grugniti diagnostici.
Raggiungere l'ospedale ogni mattina mi rimetterà in forma prima di Natale, considerato anche che abbiamo solo 10 mattine da prendere libere in questi 3 mesi. Ogni mercoledì pomeriggio lezione di Emergenze, ogni martedì Orto. Qui per insegnare come e quando prescrivere una cura termale portano i ragazzi alle terme gratis (è obbligatorio andarci per presentarsi all'esame finale, e nel comunicato della segreteria dice di lasciare libri a casa e portare il costume. Non scherzo!).
Qui fanno gli EGA con l'anestesia locale, ma i protocolli di disinfezione fanno leggermente paura.
Questo Erasmus ha un sapoe molto meno festaiolo di quello che leggo nelle mail che mi arrivano ogni giorno dalla Spagna. Ma lo sapevo, e va benissimo così.
Qui... qui c'è la mia sfida, e non lascerò l'arena finchè non avrò vinto, per difficile che sia.

martedì, settembre 23, 2008

Unwritten

Ho iniziato questo post martedì pomeriggio dopo aver finito la prima valigia, che sarà difficile estricare dal portabagagli strapieno della Croma. Le parole si accavallano tra le mie dita per uscire per prime, e mettere ordine nelle frasi sarà difficile quasi quanto metterlo nella mia stanza quando arriverò.

Il confine quasi non l'ho visto, persa com'ero tra guide e fogli stampati di ViaMichelin (grazie Franci).
La mia prima frase diretta ad un autoctono francese è stata "Pouvez vous verifier le niveau d'huile?" perchè dopo 800 km una macchina affittata non ha notoriamente più olio.
Nel perdermi tra le viuzze di Aix en Provence, mi sono sentita una turista, ma con qualcosa fuori posto. Tipo la mia intera esistenza racchiusa in tre valigie e in due persone accanto a me nella passeggiata.
Mio padre vagava con il dito premuto sullo scatto della macchina fotografica, impacciato con il suo Mersì obbligatissimo da due figlie diploma linguistico, incantato da questa atmosfera da film in cui ristoranti tunisini e pub per darkettoni si susseguono sul lastricato lucido.
Mia sorella che capisce più francese di me (non che ci voglia molto), che ride quando mi sente parlare e quando consiglio a tutti cosa mangiare a cena e per me stessa prendo un qualcosa di molto simile al bollito domenicale che facevamo a casa per il risotto, cosa che non ho mai mangiato. Buonissimo.
E poi Ale, che mi accompagnerà in questo colpo di testa.

In una delle tre valigie c'è un pacchetto di ricordi, pieno zeppo di cosine, lettere, oggettini e amennicoli vari che mi riportano a qualcosa o qualcuno.
C'è il benvenuto delle mie coinqui, settembre del primo anno.
C'è la lettera di Franci, sei pagine di cuore.
C'è il bigliettino viola di Bea, viola tolosa... quando ancora avevo chiesto Strasburgo.
C'è il post-it "Sapiente" che mi ha fatto Andrea in secondo anno, e una fogliolina di ulivo.
C'è un sondaggio di Vi datato novembre 2004.
C'è un biglietto di Phil dell'estate dopo.
C'è sia l'elefante che la giraffa di origami fatti da Matte.

Più o meno, c'è tutte quelle persone che c'erano tra ieri ed oggi (e per oggi intendo 'oggi fino all'ultimo', cioè Andrea e Matteo che stringono la mano di papà, appena ripresosi da una entrée in grande stile della sua diletta figlia).
Virgi, Tommy, Franz, Matte, Franci, Andrea.

And then there's my purple bouganvilla, always by my side, always missing.

Per me che odio gli addii, questa è una ripresa da un punto di stallo.
Francia.
Here I am.

Cum Laude

In tempo reale... te sei ancora incastrato sulle scale dell'Aula Magna.


Ricaccia giù le lacrime, che cavolo, non puoi mandare a puttane ciò che resta della tua reputazione, mi sono detta.
Mi sono impegnata nell'emettere qualche sillaba gutturale che somigliasse a un 'bravo', senza riuscire a fare altro che abbracciarti forte. Sai già quasi tutto quello che vorrei dirti, Dott.Fondi, e quello che non sai non ho parole per dirtelo.

domenica, settembre 21, 2008

24 hours more left :)



Sitting on the wall of Piran's church, Laura suddenly decided: staying for one more day. Took the mobile and arranged everything. One more day of joy, laughter and unanswered calls. Being just you and me. Thanks, my wing.

Emina

venerdì, settembre 19, 2008

24 left

24 hours together, 24 left, one great 9. And I got just today what the real, mad amount of energy is inside all this. Take those urine samples.

The first bengala

Venice tonight was amazing. I cannot win against that city, with all my strenght and will. She always brings me back to perfumes and places I already had as mine. And maybe, you were right. Maybe is where really every story begins. San Marco is where my heart would like to plant a tent, for sure.

After a storaging with Tommy, a moving comment from Lu, the voice of Franci in the morning, messages from Vi, after Venice, after a very interesting meeting on the train to Ljubljana... I got here.
And trying to convince this stubborn lady to get some sleep before her exam -while Mujo is resting inside my bag, and Balfi on Emina's leg- is my next, most challenging step before going to sleep myself, although not even a tiny little tired.
In this very moment, my first bengala is reading ORL again. And as I already said, happiness now is barely enough.

mercoledì, settembre 17, 2008

Il primo bengala

Il mio girone infernale sarà quello dei "disordinati pianificati": passerò l'eternità a inscatolare ogni bene. Su Facebook i messaggi sui profili dei miei amici si aggiornano ogni 3 minuti, tutti fanno qualcosa. La maggior parte macina esami, qualcuno cerca casa, qualcuno si laurea martedì, qualcuno si è sposato ieri stravolgendo per un attimo il mio ritmo del tempo.
E la mia vita è questo parquet disseminato di scatole, valigie, borse, cianfrusaglie non meglio identificate, computer e me. Il letto vicino alla porta di casa, pronto per finire in uno sgabuzzino domattina mentre il sacco a pelo è già srotolato sullo stuoino accanto a me. I biglietti per la Slovenia nel mio portafoglio, dentro a un borsone con maglioni e sciarpe.
La documentazione Erasmus -un chilo di fogli- il libro di francese, i dizionarietti portatili ammassati sulla scrivania.
Una capoccia piena di domande ed io sono qui, con le redini della mia vita quasi in mano, che mentre continuo a riempire l'agenda di appuntamenti pre-partenza prego che arrivi il primo bengala.

L'Embolo Stupido

E tu sai cosa significa. :)
Non ho mai visto Tommy così preoccupato per una frase detta da qualcuno, e sappiamo bene che lui è un rimuginatore... ma stasera ha battuto i suoi record. Pensaci bene, tesoro, perchè credo voglia dire molto più di qualsiasi altra spiegazione, Tommy pensieroso, che credo avrebbe pagato per smetterla di fare battutine pur di non sentire quella frase.
Abituati ad avere a che fare con amici veri, cherie. Non abbiamo nessuna intenzione di fartelo dimenticare, questo ' necessari a Campo di MArte, si viene a Campo di Marte, necessari a Parigi, si viene a Parigi'.Ma ovunque siamo, tu sais où nous trouver. Un bisou.

giovedì, settembre 11, 2008

Quarto bis - i conti della resa

Quarto bis vuol dire che mi laureo con un anno di ritardo rispetto alla tabella di marcia. Un anno di tasse da pagare in più. Un anno di ritardo nell'entrare alla specializzazione.


E questo, è papale papale, tutto ciò che c'è da spiegare sul quarto bis ai profani.


Ai non profani, i dettagli, ovvero tutto quello che non ho nessuna voglia di spiegare a voce per sessanta volte.

Ho dato Spec3, della Spec2 solo Uro, della Spec1 mi mancano Emato ed Endo. Endo l'avrei data prima di partire, arrivando a meno 16 punti su 3 esami. E non sarei passata uguale al quinto, quindi non lo faccio. Perchè non li provo? Perchè una volta laureata vorrei poter dormire, quando i turni me lo consentiranno. E questo può succedere solo se studio come devo, senza tirare via, senza avere nessuno sulla coscienza per mia troppa ignoranza. Perchè qualcuno sulla coscienza ce l'avrò, come ogni medico di questo pianeta che faccia il medico.


Cosa comporta tutto ciò? Comporta un Erasmus dal LA immutato, anzi, con qualche esame in più da poter fare. I tirocini posso scegliere come considerarli, se ADE o tirocini di quinto, cosa che sto valutando. Probabilmente mi farò riconoscere solo Medicina Interna come tirocinio di quinto, così da non dover sprecare 5 settimane anche qui. Torno dalla Francia per iniziare il mio quinto anno, senza esami da fare oltre medicina legale, igiene e queste amenità. Come chi mi conosce immagina, per me vuol dire un anno di DEA, e magari inizio tesi. E vuol dire il mio primo anno insieme con mia sorella, cosa che chi mi conosce sa leggere in tutta la sua luminosità.


La parte 'spiegare il quarto bis a me stessa' richiederà più tempo e sarà la più intensa, ma non riguarda voi.


Spero troverete una Laura nuovamente con una vita, con meno occhiaie e meno angoscia. Mi auguro di passare un anno da spugna -non nel senso di alcolizzata, o perlomeno non solo ;) e di tornare qui piena di nuovi colori, con qualcosa di nuovo nelle mani, nella testa e nel cuore. E vi auguro che l'anno che inizia per voi sia altrettanto un talento da giocare.






mercoledì, settembre 10, 2008

Ma questa notte è ancora mia

Notte di libri, notte di chiacchere confortanti a cadenza oraria con Emina. Notte che spero di restare sveglia, notte che tanto dormirei male. Notte di priorità -ancora una volta- riviste e corrette sotto luci impietose, tipo quella di una sala operatoria, che mi piacerebbe sapere solo sopra la mia testa. Notte in cui mi piacerebbe anche non si fosse mantenuto il collegamento primordiale del sistema neuroectodermico. Notte nel Boh, un paese in cui ho cittadinanza onoraria. Notte che mi ricorda quanto tempo avrei voluto rubare, e quanto invece me ne lascio rubare.
Ma questa notte è ancora mia, tutta un se e tutta un ma. Ma mia, per metter le mani a coppa e prendere ciò che arriva.

martedì, settembre 09, 2008

Going to the mattresses

So true that the more your counterpart is close to you, the less you know how to deal with it. So, what happens when you overlap?
Guess it will be an hard war to fight, lots of battles, open-face. All scars are welcome.

"They taught me, most importantly, that every job has a perfect weapon. Well, I'm the perfect weapon."


Boom goes the dynamite.

lunedì, settembre 08, 2008

Di nuovo. Di nuovo. Di nuovo.

I just discovered that Toulouse had got two permanent ice rink, and one of them is right at the corner of the street where I'm gonna live. A few metres from the CHU Rangueil.


I'm out of word. Just the heart rate's speaking out loud what this means to me.


It's back to where I began to be myself, and to tell the world that Laura could fly. If you could just imagine my face right now... it feels like a gift, beautiful like a Christmas morning.


It was one sentence, the first thing which crossed my speechless mind: "Just, skate more!"


This big bunch of good things that happened to me from the moment we met, my friend, looks like bottomless. It's up to be filled from your side now.


And then, another sentence. Maybe...


I'm gonna skate again.


I'm gonna skate again.


Je vais patiner encore.


Encore


encore


encore...

giovedì, settembre 04, 2008

Status Erasmus - nous vous attendons blablabla

Merde, ci siamo.



Questo è stato il mio primo pensiero mentre calcavo la firma a piè di pagina sulla liberatoria dell'Ufficio Erasmus riguardo alla paccata di fogli che mi avevano appena consegnato, tutti da faxare indietro una volta in Francia. In che sequenza, chi se lo ricorda più?


Il countdown segna meno 20, people.


Meno 20 involtini di impegni, libri, pacchi, cene, aperitivi, chissà quante scene isteriche e chissà quanti sogni ad occhi aperti. Je prendrais tout ce qu'il y a à prendre, les joies et les larmes .


Per il momento uso come segnalibro la cartina del CHU Rangueil. E riparto da oggi.





Ah, ultime cose.

Take it easy, my special wing.

Buon compleanno Tommy!!

E bravissima, bravissima Bea. :)

mercoledì, settembre 03, 2008

Like a piece of cake

One of last week's nights, 2 a.m., I sat down by a river and wept. All the mountains around me were silent, standing still as a powerful hug. I was overwhelmed: everything seemed just too big for me to face, like when you're seven and adults are speaking about things you can barely understand, like chemiosomething or taxes. I had my goodnight cup of hot tea right there, by that river, while mountains were sleeping in their bright dark velvety blanket.

I guess that being very tired had a lot to do with the sense of frailty, but the situation didn't change the day after. Nor the day after again. Actually, it's not that different in this very moment. Books opened on my desk, the whole room packed up in boxes, 'to-do' lists hang everywhere. Not exactly the atmosphere of calm in which I'd want to bath for preparing 3 exams... and myself. This is scary, not normal nor easy for anybody, but I thought it would have been easy for me. WonderWoman syndrome is a chronic disease.
But a couple of sentences are still making room in my head, right now when I'm in over my head. Saving everything.

One is a piece of a dialogue between two children, talking about and with me. It was sincere, scary and like an electric shock. Children are almost almighty.
"Aren't you scared of leaving everything?"
"Oh, come on! Adults cannot be scared!"

...


The other says "But I can do this, right?". I'm a mini-you.
So I can do this, right?

lunedì, settembre 01, 2008

E se poi credi non possa bastare

Ventotto sorrisi da guardare dall'alto, ventotto coccole della buonanotte, ventotto esplosioni che si reinventano e ti ribaltano ogni giorno.

E se poi credi non basti così...

Ferao, un uomo decisivo. Le maniche rimboccate, il sorriso pronto, la schiettezza disarmante, la pazienza infinita, la comprensione al volo che è un dono.

Mang, per cui la strada si apre. Tenace e dolce, diretta e che si sporca le mani. Al pacchetto davanti la sua porta. Al giorno in cui non mancherò.

Phaona, la bellezza di una sorpresa, di una porta che si schiude e della luce che filtra, e che inonda tutto e riscalda dentro. Poche parole e tanto darsi da fare, mille visi, sempre più sorrisi, la testa alta.

Chil, davvero tale. Un nuovo tassello del puzzle, un planare costante e gentile. Una ragazza che può volare a tutte le altezze che vorrà raggiungere.

Rama, un rover che stropiccia i bimbi e li sente tantissimo. E loro sanno che lui è lì presente sulla loro pista. E i capi sanno che Rama c'è. E quando si sentono i bimbi, vuol dire che non c'è nulla di precluso.

Raksha, la mia RTT. La crescita, lo stravolgimento, la novità, l'autorità, tutti nuovi. GLi stessi sorrisi, lo stesso cappuccino, lo stesso intuitivo essere affini. Necessaria.

Akela, con la sua pelle smessa, con la sua preda gigantesca, con i suoi 28 lupi che saranno sempre più suoi. Sempre più Akela. Sempre più Lela.

Bagheera, e le parole che non mi vengono su, tappate dentro dal cuore che si gonfia. Ale. Ala.

E poi Federico e il suo abbraccio accogliente, come se non fosse mai passato questo anno. Rachele, con il suo essere grandiosa e talmente talpa da non saperlo vedere... e che mi mancherà. Ghi, che vorrei tanto conoscere di più per lasciarmi stupire. Alberto, che c'era sul serio.


Scrivono dita stanche, scrivo appena mi è stato possibile farlo. La voce che si fa sempre più roca per aver cantato a voce piena insieme, l'istinto di bruciare i mestoli qui in casa. In casa, non a casa. Mi sono sentita più a casa con il mio zaino sulle spalle a percorrere la distanza tra la stazione e mia stanza di quanto queste quattro mura possano più fare.
Ho viaggiato oberata da tutto quello che mi aspetta, piangendo tutto il peso delle scelte osate.
Ho camminato infuocata dalla strada che si riapre e dai compagni di cammino che Dio ha scelto di posare sulla mia stessa ghiaia.
E ho accettato questo viaggio che ci incatena per le strade di tutto il mondo, e quando ho asciugato gli occhi ho visto il fiocco che chiudeva questo regalo non facile, mai scontato, immenso.

Molto bene.

PS. Lullaby for you, my E. :) Sleep well dear.

sabato, agosto 23, 2008

E like Energy

I couldn't believe it: there was someone who smiles and laughs at least as much as I do. And also trusts in a busy, soaked, early-starting daily agenda. And thinks and does. And feels and joins the game.
Could you believe I'm not sure about how I met this person? ...but I'll be grateful forever we did.
I just feel like we started sharing without an actual beginning sea, peaches, beaches, lessons, daytime and nightime, ball-rescuing, conquearing islands and exploring caves. And these are just things. All the rest, we know. I know, when I was going nut and Matjia said "Just go!", or when the Prof wanted to take urine samples to find out what kind of drug kept us alive and kicking for nine days no-stop.
I went searching for Laško pivo, and ice creams have always a different taste, and on the ferry back home I kept saying 'Iutro! to everybody on my way.
One guy asked me about a pic of us together if we were sisters, for we were both smiling broadly and wild.
I'd liked to kiss him right there. As I keep saying to time, miles and people... you cannot split energy. :) Miss ya.

martedì, agosto 19, 2008

Sentirsi stellina


Mi sento stellina quando si decide che è agosto e che studiare in piscina è la massima deontologia a cui possiamo aspirare. Mi sento stellina quando la Franci si ricorda di portarmi i suoi appunti mentre sono in Dea. Mi sento stellina quando la Franci e Tommy decidono di condividere un turno in Dea con me. Mi sento stellina nel nuotare quasi ogni giorno, e stellina nella mia fastidiosa (per gli altri) abbronzatura. Mi sento stellina quando si distrugge la gente su Taaz a casa di Matte, e anche quando ammetto che so che sarà difficile vedersi l'anno prossimo. Mi sento stellina davanti a un vino bianco bevuto sotto il naso di Dante. Mi sento stellina anche quando Matte è irremovibile nei suoi orari e propositi di studio. Mi sento stellina quando penso a quanto mi mancherà tutto questo. Mi sento stellina quando mi sequetrano la macchina fotografica perchè non se ne può più. Mi sento stellina quando vorrei uccidere Tommy perchè vuole salvarmi da me stessa, e quando una ragazzina si fida. Mi sento stellina quando imparo cose nuove, quando resto sveglia ancora 5 minuti per dire che questo stellina è qualcosa che posso accettare. Ma solo questo qui. :)

venerdì, agosto 15, 2008

Randy Pausch

The title of this post is a name, think that many of you already heard about him. Well, I'm writing for those whose heart has still got a corner where to sit down and cry, once you watch AND read 'The Last Lecture'. Please, DO IT. You can find plenty of videos on Youtube about this man, and he wrote a book -same title. I'm not here to tell you who he is, but believe me, I wish you to achieve half of what he did. I wish you to become a person like that man, a man like that man, a father like that man, an husband like that man, a teacher like that man. I'll never thank him enough.
Take five minutes, sit down. Do it. Cherish this man, his words and bravery.

martedì, agosto 05, 2008

Hvala people!!

I got home a few minutes ago and who cares about suitcase, wet towel in it and shadows under my eyes. This comes first, even if my english will be worser than usual.
I wanted to thank you all for this amazing time together, for how that 'present' was really a gift. I have so many things to say to each one of you, but that'd be pointless 'cause I'm talking to the team we made: passionate about what we were doing, interested in the people we'll take care of, skilled about both ABC and sunbathing. The window behind me shows just mountains, but I'm still swimming with you in Danče beach. You made me a better, happier person. As a wise person said to me, stay the way you are.
Bilo je lijepo upoznati vas, ostanimo u vezi!
One big, strong hug to reassess you all. :)

lunedì, agosto 04, 2008

Packing up - News part 7

Ho sempre amato gli occhi azzurri. Ho un debole per gli uomini con gli occhi chiari, ma soprattutto avrei voluto averli io, per portare sempre il mare con me, per trovarlo guardandomi allo specchio ogni volta che ne ho voglia. Invece i miei occhi castagna che al momento brillano di pace hanno fatto l'impossibile per assorbire tutto il sale e l'acqua di questo fantastico angolo d'Europa. Nelle mie orecchie giganti c'e' spazio per tutti questi suoni di lingue e canzoni cosi' diverse dai nostri, e sulla mia pelle si sono scritti tutti i graffi, i lividi e i segni del costume di questi giorni. E a queste persone non diro' mai grazie abbastanza, ma a loro lo diro' diversamente. tempo di bagagli e pensieri, di lasciate e perse, di cercare una nova agenda per la mia vita. Kvala, Dubrovnik.

domenica, agosto 03, 2008

Come oooooon! - News part 6

Appena finito l'esame, l'asciugamano gia' tra le braccia prima di andare in spiaggia, e tutto cio' che ho da dire e' che mi machera' un sacco questa atmosfera di festa e di lezioni bellissime. E che non ho nessuna voglia di tornare a casa.

sabato, agosto 02, 2008

See one, do one, teach one - News part 5

Una settimana fa non conoscevo 40 interessantissimi pezzi di puzzle, una settimana li sognavo tutti e non avrei mai pensato di potermi arricchire tanto, di poter capire tanto, di poter essere cosi' tanto intensa, e non e' facile spiegare cosa vuol dire intensa. Ho nuotato piu' che nel resto della mia vita, a tutte le ore del giorno e della notte, ho riso fino a scoppiare e riscoperto la bellezza delle affinita' elettive, ho intubato manichini innumerevoli volte, iniziato a capire la differenza tra lo sloveno, il croato e il serbo (montenegrese e polacco restano totali misteri). Ho riprovato l'adrenalina del tuffo da 6 metri, quella cosa primordiale che quando sei sul bordo imprechi, quando sei in aria preghi e quando tocchi l'acqua esplodi in ondate di pura vita, quella bella vissuta al sole. Ho vissuto le piu' interessanti lezioni universitarie della mia vita, le corse per il caffe', i break in cortile, i cocktail in giardino a tutte le ore mentre parlavamo delle ultime procedure provate o del protocollo di Jackobson. Ho imparato a non far scappare neanche un granello di sale di mare. It's now or never.

venerdì, agosto 01, 2008

If you don't know where I am, I'm on the beach - News part 4

Scrivo con le mani puzzolenti di cipolla per il barbecue che avremo tra poco e le braccia di sale marino. Ieri mi sono alzata alle 7 per andare a nuotare, alle 8 ho fatto colazione e alle 9 ero a lezione. E non sapevo ancora che sarebbe stata la giornata piu' bella della mia intera carriera universitaria. Dopo alcune ore di lezione ci hanno chiamato divisi in teams per degli scenari di simulazione. E alla fine di tutto i teachers uno dopo l'altro hanno fatto il mio nome per dire che sono born to be team leader. e da allora anche i miei compagni mi chiamano cosi', ed e' troppo. Sono tutti BRAVISSIMI, mi farei curare da ciascuno di loro.
La cosa piu' bella del mondo.
Pomeriggio ammollo con gli altri, bagno in mare anche di notte, e poi in giro per locali, anche con i prof. Stamattina sveglia alle 7 dopo 5 ore di sonno, un'ora a nuotare, colazione e nove ore di lezione, e accorgersi dopo sette ore che il tempo si era permesso di trascorrere senza chiederti l'autorizzazione mentre te eri a suturare una zampa di maiale, con venti compagni e venti gradi nell'aula, il sole fuori a picco sulla citta' e il mare a scintillare per farci contenti. E poi imparare a fare un esame obiettivo ortopedico, oggi incentrato sulla caviglia.

Cronaca di una ragazza felice. See you!

mercoledì, luglio 30, 2008

How do you spell T-total? - News part 3

Una Laura color caramello, rilassata e secondo tutti gli specchi la piu' bella possibile vi saluta prima di andare a cena in un ristorantino di pesce vicino al porticciolo delle imbarcazioni per le isolette. Ho un sacco di nuove idee da raccontare al nostro Sism - e spero che qualcuna vada in porto- e una rilassatezza addosso che da 4 anni non era talmente intensa. E gli effetti collaterali del methazonide tutti stipati fittamente tra una sessione di pallanuoto e la seguente.

martedì, luglio 29, 2008

Fast, but not too fast - News part2

Vesna diventera' il mio guru. Oggi abbiamo oziato beatamente all'isola di Lokrum, parco naturale con poco altro oltre pavoni in liberta', sole e mare, mare, mare, mare. E ho imparato ad intubare e a defibrillare. E ho scoperto che esiste una legge che obbliga le universita' ad avere una skill room. E non manchero' di farlo presente al mio ritorno, ma solo allora. Perche' ora sono davvero in vacanza.

E buon compleanno alla Franci, che oggi fa 24 anni e che sta festeggiando accanto a me, virtualmente, sotto lo stesso sole. Ti voglio bene.