lunedì, aprile 30, 2007

Cosa siete, guerrieri o ballerine??

Un bambino passeggiava sulla spiaggia insieme alla madre. Ad un tratto le chiese: "Mamma, come si fa a conservare un amico quando finalmente si è riusciti a trovarlo?". La madre meditò qualche secondo, poi si chinò e prese due manciate di sabbia. Tenendo le palme rivolte verso l'alto, strinse forte una mano: la sabbia le sfuggì tra le dita, e quanto più stringeva il pugno, tanto più la sabbia sfuggiva. Tenne invece ben aperta l'altra mano: la sabbia vi restò tutta.



Per quelli che mi hanno accolto con bontà









Che mi hanno atteso senza stancarsi











Che mi hanno dato tanto






Che mi hanno ascoltato senza fatica





Che erano lì senza bisogno di cercarli






Che sono presenze sicure






Che mi hanno offerto un'amicizia riposante




E irradiato una pace gioiosa.

Grazie per avermi fatto capire che l’oggi è un dono ed è per questo che si chiama presente.
Tenete sempre accesa la lanterna che è in voi e spandete il fiore rosso in tutto il mondo.

giovedì, aprile 19, 2007

L'alba di domani

Non so se vi è mai capitato di cambiare stazione radio quando inizia una canzone che a pelle proprio non vi va giù, e poi magari un giorno siete a studiare con gli auricolari infilati e senza volerlo la ascoltate. E restate senza parole, perchè tanto parla lei per voi.

L'alba di domani ci sorprenderà addormentati ancora abbracciati,
dello stesso sogno ci trasporterà oltre i confini piu' segreti,
forse un nuovo mondo ci riceverà senza parole ne paure,
ed il nostro sguardo attraverserà dei desideri la profondità...
parla con me aspettando che spunti il giorno
e che non c'è niente che conta intorno
ma la tua voce ancora un po' incerta non sa,
quello che gli occhi ridendo confessano già,
non dirmi no certe zone delle tua mente
che ora non sai si dischiudono lentamente...
e se non ti fa paura potrai guardare la tua natura nell'alba di domani...
Questo desiderio che ci prende si sa e' un vortice lento
è un fuoco diverso,
fallo divampare non ci brucerà
perche' la vertigine l'istabilità
parla con me aspettando che spunti il giorno
perche' non c'è niente che conta intorno
ma la tua voce ancora un po' incerta non sa,
quello che gli occhi ridendo confessano già
non dir di no certe zone della tua mente che ora non so si dischiudono lentamente
e se non ti fa paura potrai guardare la mia natura
nell'alba di domani.
Tiromancino

martedì, aprile 17, 2007

Il post più importante

Ti sei mai chiesta anche te come sarebbero andate le cose se quella particolare cosa non fosse andata così?

La domanda "Che persona sarei se le cose fossero andate diversamente?" mi ronza in testa da 13 anni. A volte mi immagino incazzosa e fricchettona, ribelle per le cose che forse non avrei potuto fare. Altre volte mi vedo tutta perbenino, mocassini e camicia nei pantaloni, viziata e pretenziosa e meno impegnata. Altre volte mi vedo esattamente come sono ora, con tante lacrime non piante e ricordi non lavati via. La realtà, tesoro, è che è una risposta che non potremo mai darci nè io nè te. In realtà io non ho conosciuto mamma, proprio come te. Strano, vero? Io più di te ho solo vissuto con mamma, perchè se effettivamente l'ho conosciuta l'ho anche dimenticata... e non leggerla male. Avere 3 oppure 8 anni non era poi così diverso, in quel momento. Più di te io ho solo sensazioni e solo qualche flash, e parecchio è grazie a te, grazie a quel fenotipo Gabriella che ti ritrovi e che credo ti facciano pesare e che magari non volevi (non credere quanto ti dicono che sei identica, dalle foto si vede che siete solo somiglianti in alcuni tratti. Però devi sapere che hai una gestualità che è assurdamente, geneticamente trasmessa in linea diretta da te a lei. Ma il tuo sguardo è quello di papà.) Quello che so è che davvero vorrei averla conosciuta, e che avrei tanto voluto potertela ricordare meglio.

Te hai sempre domandato poco, o comunque non a me - non che io possa darti risposte che gli altri non possano darti- forse anche per il tuo carattere riservato e un pò taciturno, ma in particolare penso perchè io dagli otto anni sono diventata un doberman astioso, particolarmente con te.

Te hai sempre creduto, ed io non ho mai potuto nè saputo sradicare questa tua convinzione, che la mia rabbia e la mia cattiveria e tutte le altre lacrime che c'erano e non sono mai uscite si fossero riversate su di te perchè io ti ritenevo responsabile. E tu ti ritieni responsabile. No, no, no. Non è la tua nascita che ha scatenato tutto. Questo bisogna che te lo sappia e che te lo accetti, perchè a diciassette anni non si può davvero vivere senza una madre e con in più un tale senso di colpa. Solo l'anno scorso sono venuta a conoscenza dell'esatta dinamica delle cose, dell'esatta cronologia degli eventi e delle esatte cazzate che ha combinato gente che un giorno dovrò chiamare colleghi, ma anche prima io non ti ho mai mai mai ritenuto responsabile. E allora, perchè sono sempre stata dura con te? Io ricordo ogni singola volta che non ti ho dato il bacino della buonanotte e il giorno in cui ho smesso di leggerti le favole e il giorno in cui ho smesso di avvoltolarmi i tuoi boccoli sulle dita. Il contatto fisico è stato per molto tempo la mia bestia nera, il mio unico punto debole, la breccia con cui farmi crollare e piangere. Ho sempre pianto molto poco, e mai davanti agli altri.

La realtà più dura da accettare è che non è un vuoto che puoi colmare, è una bolla che resta lì nel cuore. Ma è un vuoto che a modo suo ti fa compagnia, è un vuoto presente. E te hai dei gesti che ti coccolano inconsapevolmente, e siccome non sai quali sono potrebbe essere ogni singolo movimento che fai. E io ho il modo di guardare. E la cosa più bella è che io e te abbiamo delle cose in comune.
E poi abbiamo un 50% di DNA suo in ciascuna delle nostre celluline.

Queste parole non sono la pubblica ammenda che sembrano. Volevo finalmente spiegarti per dirti che difendersi non serve. Non ci si può difendere da una cosa così grande, e soprattutto non ci si può difendere per sempre dalle persone. Bisogna fare scelte azzardate, bisogna mettersi in gioco davvero, bisogna che l'autostima si stacchi dalle suole delle scarpe e torni a camminarci accanto.

La cosa più importante non è convincersi, ma CREDERE che si può sempre ricominciare.

Spalle larghe

Torno ora dalle Cliniche Chirurgiche dopo aver passato un'ora a farmi impennare l'urto del sistema nervoso aspettando davanti a una porta chiusa. Le specializzande che non esistono nè sono mai esistite (e sono bionde, belle, alte e tedesche. Cosa succederà quando diventerò specializzanda io? Mi calpesteranno?), il prof che dovrebbe seguire il mio gruppo che non mi si è minimamente filata, stuoli di neomedici dietro a professori incartapecoriti con i camici svolazzanti, il mio lettone tiepido che non voleva lasciarmi andar via alle 7 e mezza, le lauree in Presidenza... e poi, fuori dall'edificio, un uomo stava piangendo seduto su una panchina.

Al liceo la chiamavamo epiphany, questa sensazione di improvvisa e totale comprensione di qualcosa a cui fino a quel momento non avevi mai considerato, di cose che finora forse ti erano sgusciate accanto senza nemmeno farti muovere la manica del trench. Cos'è che regala le spalle larghe ad un medico, un'estrema stupidità o un'estremo menefreghismo? Con entrambe sei protetto, inconsapevolmente o meno, dalla maggior parte delle angherie mentali che ti si scaglieranno contro nei corridoi dei reparti. A mio padre piace ripetere che io vivo le cose con un estremo pathos ( ed usa e riusa la parola pathos, forse è quella giusta per rincarare la dose di questo giudizio). Io non so se effettivamente riuscirò a farmi mettere ko al primo round dagli anni che mi aspettano prima della laurea -in realtà lo ritengo probabile- ma spero che questo non pregiudichi il tipo di persona che sarò.

Appoggiata contro un muro giallo in pieno sole ho guardato quelle spalle larghe scosse dai singhiozzi, e ho capito che non sono ancora pronta ad affrontare questo.

mercoledì, aprile 11, 2007

L'edera, l'olmo e i miei primi tulipani


Quest'anno dentro l'uovo c'erano davvero le sorprese che sognavo.
Ieri mattina ho salutato un Amico che migra estatico verso lande lontane ( grazie per i miei primi tulipani. Come vedi iniziano ad aprirsi, sono rosa delicato...) e ieri sera mi sono attaccata una fleboclisi di nutrienti e mi sono sparata tutta la seconda serie di Grey's. A Pasquetta ho rastrellato le aiuole con Miro e cullato Lucia (mamma che testolina morbida...). A Pasqua ho passeggiato nel mezzo di Viale Morgagni alle 14, sotto un sole che più primavera non si può, senza nemmeno una macchina in giro, dopo una tre giorni di repartini vari decisamente valida... e ho delineato ancora meglio il tipo di genitore che mi piacerebbe diventare, il genere di famiglia che un giorno vorrei essere in grado di creare. Questo post è per Maico ed Elisa. Volevo ringraziarvi per i cannelloni ed il tiramisù e le figlie farciti, stracolmi, ripieni e strabordanti di calorie, di affetto e di essere speciali. Ma d'altronde se c'è un potere maggiore di quello che ha la genetica è solo quello della passione nel fare le cose, e la vostra famiglia ne è la testimonianza vivente.
Finchè ci saranno genitori, insegnanti come voi da cui prendere esempio forse riusciremo a dare qualcosa di buono anche alla generazione che verrà.

giovedì, aprile 05, 2007

La Coniglietta Pasquale


Stamattina la biomedica sonnecchia silenziosa sotto il solicino primaverile... Una settimana senza lezioni per una che semplicemente a lezione non ci va non è una notizia di relax. E' come dire 'per una settimana ti tolgo il divertimento, le risate, gli specializzandi bellocci (ci sono in tutti i gruppi tranne che nel mio), le studiate ai tavoli dell'aula B che vedono i pavimenti scoppiare e te che diventi grande' e in questa settimana ti ci incastro pure una festa comandata. Io odio le feste comandate, odio la Pasqua al pari delle altre ( forse meno, perchè non sono costretta a passarla ad un tavolo imbandito giusto perchè si fa così) e nonostante ciò regalo coniglietti di cioccolata a chiunque mi capiti a tiro. Perchè mi trasformo cmq in Mamma Natale e Coniglietta Pasquale?

Una opzione è che le feste comandate sono occasioni in più per ricordare a chi tieni che ci tieni, anche se non sei lì con loro a tavola, anche se ci si vede poco, anche se fuggi a gambe levate dagli auguri e dai brindisi, tutto il resto dell'anno ci sei. Quindi, l'8 aprile vi informo che un baratro mi ingurgiterà intera intera e sana e salva mi risputerà fuori verso le 21 di sera (che vado a trovare Nanny).

Tanti baci cioccolatosi