mercoledì, febbraio 27, 2008

Diciannovenni Disadattati

In queste giornate di transaminasi alterate vissute nella biblioteca che mi ha visto preparare ogni singolo esame, dopo quattro anni di Medicina sono giunta alla soluzione di un’atavica questione a proposito del nostro ‘rimanere indietro’ .
Uno studente di medicina tipico anziché pensare che il cassiere del supermercato sia semplicemente stanco o totalmente rincoglionito si sofferma a pensare da quale grave encefalopatia potrebbe essere affetto.
Altra situazione-tipo è la rimpatriata della classe di liceo, quando ti trovi ad ascoltare i compagni di banco e maturità parlare del lavoro, di contributi e di figli (!!) e quando vieni interpellato sulla tua vita rispondi laconicamente, preda di sudorazione algida, che il più delle giornate si risolve nel pronunciare meno parole di quante se ne legga, nello stare attenti che i caffè non superino la fatidica soglia dei quattro prima delle quattro di pomeriggio e nel sorvegliare attentamente il calendario degli appelli d’esame. Il resto della serata è tutto un cercare d’ignorare gli sguardi di pietosa commiserazione di chi fino a qualche ora prima ti considerava il genio della classe (perché fare Medicina, boh, quel nonsochè lo regala a prescindere) o che sperava tu gli raccontassi qualcosa di ganzo almeno quanto Dr.House o Grey’s Anatomy.
E la cosa più strana è che mentre guidi verso casa cercando di tenere a mente chi si sposerà quando riaffiorano invece pazienti e situazioni che vorresti dimenticare, di quelle che a Grey’s Anatomy hanno davvero poco da invidiare.


La verità è che noi arriveremo alla fine dei nostri tanti sudati impagabili anni di studio che la nostra età anagrafica non corrisponderà più a quella reale, saremo diciannovenni in gusci di venticinquenni, con accumulato un ritardo sociale di sei anni che nessuno ci renderà mai.
Con questo dovrebbe anche essersi chiarito l’arcano di perché dentro gli ospedali ci sono flirt adolescenziali complicati dal sesso e da fedi a cui non si vuole far caso: mentre voi gustavate allegri la fase transizionale tra fine adolescenza e inizio dell’età adulta, noi si mandava a mente algoritmi decisionali del trattamento delle emorragie digestive del tratto superiore. E qui lo dico -e qui lo nego-, credo che nessuno di noi cambierebbe il corso delle scelte fatte.

Lo dicevo qualche giorno fa ad un ragazzo che sta per scegliere cosa fare della sua vita, e tra le prospettive include anche Medicina. Provare a spiegare che poi sarà Medicina a scegliere cosa fare della sua vita andava oltre le mie facoltà verbali in quel momento, ma lo capirà da solo, se seguirà il suo cuore e il suo istinto di taking-care person.

Siamo dei lamentosi orgogliosi futuri mediconzoli... e dovete prenderci il buono e il brutto insieme, compreso quando non abbiamo una sera libera per una cena o non sappiamo cosa è successo nel mondo negli ultimi 15 giorni. Tanto poi i dosaggi della tachipirina serviranno anche a voi.

martedì, febbraio 19, 2008

Per Tolosa totjorn mai

Bonjour!


Scrivo dai meno due gradi dell'Abruzzo, dove sto incubando il raffreddore gentilmente regalatomi dall'arzilla novantacinquennne seduta accanto a me nel volo da Lyon a Roma. Ripartirò oggi pomeriggio per tornare sotto bandiera medicea e rimettermi sui libri, dopo la breve parentesi alla violetta di questo weekend.


Merci!


Toulouse... bella, bellissima con la sua Garonne attraversata da più ponti, con le vie scritte in francese ed occitano, con il colore viola che fa da padrone. Les salles du Capitole, i mattoni ed i tetti rossi di cui guadagno il colore, il sole tra le vetrate dei Jacobins sul mio viso e la voglia di restare ore ed oBy Helmsjanre lì dentro, les baguettes piene di tutto, la moquette piena di polvere, la tartare cruda buona da non credersi, il vento che sembrava ruggire reste...




Oui oui!




La gente del Sud della Francia è meno peggio di quanto pensassi, tranne le ovvie eccezioni contro cui bisogna accanirsi con i mezzi a disposizione (vedi inglese, spagnolo, tedesco e russo quando fingono di non capire i nove anni di francese scolastico che cerchi di pronunciare con tutta la cura del mondo). Mais gardez-vous, je suis une dame mechante... non per nulla mi chiamano Crudelia!


Magnifique!


Il campus e l'organizzazione dell'università, la Grave sulla Garonne, le ambulanze discrete, la tessera della Librerie Medicale già nel mio portafoglio.




Comment ça, deja?!




Tre giorni che scappano via portati dalla bora, ma le vent mi riporterà indietro tra qualche mese. E le Alpi che mi hanno accolto con la loro neve e le loro stelle al mio ritorno, e Superga vista dall'alto che non riesco a non amare. Alors à bientot Ville Rose...

lunedì, febbraio 11, 2008

Guida da te la tua canoa



Questa foto fa molto Capitan Findus nei mari di Viareggio, ma è stata un'esperienza gradiosa fare il nostromo per la prima volta. Un anno di mare varrebbe un anno sabbatico dalla vita vera. E ora navigo tranquilla ed interessata nei mari di Gastro, prima di volare felice verso i cieli della Francia.

venerdì, febbraio 08, 2008

Breakaway

Appena sveglia ho riaperto il libretto per controllare che fosse tutto vero. Dopo una doccia, ho messo il libro di Gastro in borsa e sono andata a fare colazione con Andrea.


Ieri era una giornata come oggi, e durante l'esame più estenuante che io abbia mai sostenuto (e credo mai sosterrò) pensavo solo che non potevo bocciare con un così bel sole fuori. Me lo ripetevo ad ogni attesa di una nuova domanda, ad ogni pausa tra un professore e l'altro, tra un vetrino e l'altro, tra la fine dell'esame e la verbalizzazione.

E poi c'era Gaia, che sapeva e aspettava senza dire nulla.

E poi ieri c'era la Bea, anche quest'anno la stessa croce insieme.

E poi ieri è venuta a trovarmi Virginia, e si è fatta stritolare quando avevo finito tutto e non sapevo ancora niente del risultato.

E poi ieri c'era fuori Lucia, senza dire nulla, ma era lì fuori a carpire notizie.

E poi ieri c'erano Dani, Paola e Annie erano a casa ad aspettarmi con una bottiglia di Fontanafredda rosso e frizzante da stappare, le frittelline di riso e i cenci.

E poi c'erano tutti messaggi di chi mi vuol bene.

E poi ieri c'erano le mie coinquiline che mi hanno accolto festose.

E poi ieri c'era mio padre. Mio padre, dallo sguardo sereno e fiero, dal sorriso luminoso quasi come la luce delle sei di sera che glassava Firenze in un abbraccio. Mio padre, che per la prima volta prendeva in mano il mio libretto, e che per la prima volta era lì dopo un mio esame, e questo qui era quello giusto dopo cui esserci. Mio padre che guardava con me Firenze di nuovo a colori.


E c'era la mia ulcera gastrica, quella che studiavo anche senza vetrino, quella che mi ha fatto compagnia per questi quattro mesi di maideltuttorelax.
E' finita.


Da ora comincia il bello per davvero. Sarà difficile e magari incalzante, ma sono oltre la china. Oltrelachinaoltrelachiaoltrelachinaoltrelachina.

venerdì, febbraio 01, 2008

Ai minimi termini

Una volta era una delle tante espressioni di matematica che non capivo. Ora è la descrizione adatta per me.