lunedì, febbraio 08, 2010

Le scarpe ai piedi

Sono tornata sul luogo del delitto da ormai 3 settimane, in questo Sud-Ovest sempre zuppo di pioggia che mi fa sognare il mare di Bagnara, il posto da cui più mia madre è voluta fuggire e l'unico porto dove io ritrovi lei e la mia pace.

Per cosa sono tornata qui a Toulouse, ancora devo scoprirlo per bene. Mesi di tirocinio diverso dalle lunghe estenuanti visite fatte in 12 persone a Medicina Interna a Careggi, mesi per confermare una scelta, mesi per decidere dove far rotta quando sarà il momento di salpare per davvero. Mesi per addestrare la ciurma alle intemperie mentre finalmente si naviga in acque meno mosse.
Mesi anche per convincere le probabilità a schierarsi dalla mia parte: so che sarò responsabile di ogni punto percentuale che avrò contro.

Camminando tra i mattoncini rossi che compongono questa città -che detta così può sembrare fatta di Lego- sento distintamente la sensazione di 'transitorietà'. Ancora una volta, sono di passaggio, ospite nonostante la città sia un po' mia. Come lo è Firenze.

Prendo questi mesi anche per trovare un posto dove sto bene come sto con me stessa, quello che vorrei definire chez moi. Più che trovarlo devo riconoscerlo, ed avere poi il coraggio di mettere radici immaginando lì il ritorno da ogni mio viaggio, l'albero di Natale, le diverse stagioni, risate, volti che ancora non conosco, un calendario dopo l'altro.
Quando capirò che suo skyline è l'orizzonte di ogni mio ritorno, mi toglierò le scarpe.

La suola da consumare è ancora molta... ma che voglia di posare.