martedì, settembre 23, 2008

Unwritten

Ho iniziato questo post martedì pomeriggio dopo aver finito la prima valigia, che sarà difficile estricare dal portabagagli strapieno della Croma. Le parole si accavallano tra le mie dita per uscire per prime, e mettere ordine nelle frasi sarà difficile quasi quanto metterlo nella mia stanza quando arriverò.

Il confine quasi non l'ho visto, persa com'ero tra guide e fogli stampati di ViaMichelin (grazie Franci).
La mia prima frase diretta ad un autoctono francese è stata "Pouvez vous verifier le niveau d'huile?" perchè dopo 800 km una macchina affittata non ha notoriamente più olio.
Nel perdermi tra le viuzze di Aix en Provence, mi sono sentita una turista, ma con qualcosa fuori posto. Tipo la mia intera esistenza racchiusa in tre valigie e in due persone accanto a me nella passeggiata.
Mio padre vagava con il dito premuto sullo scatto della macchina fotografica, impacciato con il suo Mersì obbligatissimo da due figlie diploma linguistico, incantato da questa atmosfera da film in cui ristoranti tunisini e pub per darkettoni si susseguono sul lastricato lucido.
Mia sorella che capisce più francese di me (non che ci voglia molto), che ride quando mi sente parlare e quando consiglio a tutti cosa mangiare a cena e per me stessa prendo un qualcosa di molto simile al bollito domenicale che facevamo a casa per il risotto, cosa che non ho mai mangiato. Buonissimo.
E poi Ale, che mi accompagnerà in questo colpo di testa.

In una delle tre valigie c'è un pacchetto di ricordi, pieno zeppo di cosine, lettere, oggettini e amennicoli vari che mi riportano a qualcosa o qualcuno.
C'è il benvenuto delle mie coinqui, settembre del primo anno.
C'è la lettera di Franci, sei pagine di cuore.
C'è il bigliettino viola di Bea, viola tolosa... quando ancora avevo chiesto Strasburgo.
C'è il post-it "Sapiente" che mi ha fatto Andrea in secondo anno, e una fogliolina di ulivo.
C'è un sondaggio di Vi datato novembre 2004.
C'è un biglietto di Phil dell'estate dopo.
C'è sia l'elefante che la giraffa di origami fatti da Matte.

Più o meno, c'è tutte quelle persone che c'erano tra ieri ed oggi (e per oggi intendo 'oggi fino all'ultimo', cioè Andrea e Matteo che stringono la mano di papà, appena ripresosi da una entrée in grande stile della sua diletta figlia).
Virgi, Tommy, Franz, Matte, Franci, Andrea.

And then there's my purple bouganvilla, always by my side, always missing.

Per me che odio gli addii, questa è una ripresa da un punto di stallo.
Francia.
Here I am.

Cum Laude

In tempo reale... te sei ancora incastrato sulle scale dell'Aula Magna.


Ricaccia giù le lacrime, che cavolo, non puoi mandare a puttane ciò che resta della tua reputazione, mi sono detta.
Mi sono impegnata nell'emettere qualche sillaba gutturale che somigliasse a un 'bravo', senza riuscire a fare altro che abbracciarti forte. Sai già quasi tutto quello che vorrei dirti, Dott.Fondi, e quello che non sai non ho parole per dirtelo.

domenica, settembre 21, 2008

24 hours more left :)



Sitting on the wall of Piran's church, Laura suddenly decided: staying for one more day. Took the mobile and arranged everything. One more day of joy, laughter and unanswered calls. Being just you and me. Thanks, my wing.

Emina

venerdì, settembre 19, 2008

24 left

24 hours together, 24 left, one great 9. And I got just today what the real, mad amount of energy is inside all this. Take those urine samples.

The first bengala

Venice tonight was amazing. I cannot win against that city, with all my strenght and will. She always brings me back to perfumes and places I already had as mine. And maybe, you were right. Maybe is where really every story begins. San Marco is where my heart would like to plant a tent, for sure.

After a storaging with Tommy, a moving comment from Lu, the voice of Franci in the morning, messages from Vi, after Venice, after a very interesting meeting on the train to Ljubljana... I got here.
And trying to convince this stubborn lady to get some sleep before her exam -while Mujo is resting inside my bag, and Balfi on Emina's leg- is my next, most challenging step before going to sleep myself, although not even a tiny little tired.
In this very moment, my first bengala is reading ORL again. And as I already said, happiness now is barely enough.

mercoledì, settembre 17, 2008

Il primo bengala

Il mio girone infernale sarà quello dei "disordinati pianificati": passerò l'eternità a inscatolare ogni bene. Su Facebook i messaggi sui profili dei miei amici si aggiornano ogni 3 minuti, tutti fanno qualcosa. La maggior parte macina esami, qualcuno cerca casa, qualcuno si laurea martedì, qualcuno si è sposato ieri stravolgendo per un attimo il mio ritmo del tempo.
E la mia vita è questo parquet disseminato di scatole, valigie, borse, cianfrusaglie non meglio identificate, computer e me. Il letto vicino alla porta di casa, pronto per finire in uno sgabuzzino domattina mentre il sacco a pelo è già srotolato sullo stuoino accanto a me. I biglietti per la Slovenia nel mio portafoglio, dentro a un borsone con maglioni e sciarpe.
La documentazione Erasmus -un chilo di fogli- il libro di francese, i dizionarietti portatili ammassati sulla scrivania.
Una capoccia piena di domande ed io sono qui, con le redini della mia vita quasi in mano, che mentre continuo a riempire l'agenda di appuntamenti pre-partenza prego che arrivi il primo bengala.

L'Embolo Stupido

E tu sai cosa significa. :)
Non ho mai visto Tommy così preoccupato per una frase detta da qualcuno, e sappiamo bene che lui è un rimuginatore... ma stasera ha battuto i suoi record. Pensaci bene, tesoro, perchè credo voglia dire molto più di qualsiasi altra spiegazione, Tommy pensieroso, che credo avrebbe pagato per smetterla di fare battutine pur di non sentire quella frase.
Abituati ad avere a che fare con amici veri, cherie. Non abbiamo nessuna intenzione di fartelo dimenticare, questo ' necessari a Campo di MArte, si viene a Campo di Marte, necessari a Parigi, si viene a Parigi'.Ma ovunque siamo, tu sais où nous trouver. Un bisou.

giovedì, settembre 11, 2008

Quarto bis - i conti della resa

Quarto bis vuol dire che mi laureo con un anno di ritardo rispetto alla tabella di marcia. Un anno di tasse da pagare in più. Un anno di ritardo nell'entrare alla specializzazione.


E questo, è papale papale, tutto ciò che c'è da spiegare sul quarto bis ai profani.


Ai non profani, i dettagli, ovvero tutto quello che non ho nessuna voglia di spiegare a voce per sessanta volte.

Ho dato Spec3, della Spec2 solo Uro, della Spec1 mi mancano Emato ed Endo. Endo l'avrei data prima di partire, arrivando a meno 16 punti su 3 esami. E non sarei passata uguale al quinto, quindi non lo faccio. Perchè non li provo? Perchè una volta laureata vorrei poter dormire, quando i turni me lo consentiranno. E questo può succedere solo se studio come devo, senza tirare via, senza avere nessuno sulla coscienza per mia troppa ignoranza. Perchè qualcuno sulla coscienza ce l'avrò, come ogni medico di questo pianeta che faccia il medico.


Cosa comporta tutto ciò? Comporta un Erasmus dal LA immutato, anzi, con qualche esame in più da poter fare. I tirocini posso scegliere come considerarli, se ADE o tirocini di quinto, cosa che sto valutando. Probabilmente mi farò riconoscere solo Medicina Interna come tirocinio di quinto, così da non dover sprecare 5 settimane anche qui. Torno dalla Francia per iniziare il mio quinto anno, senza esami da fare oltre medicina legale, igiene e queste amenità. Come chi mi conosce immagina, per me vuol dire un anno di DEA, e magari inizio tesi. E vuol dire il mio primo anno insieme con mia sorella, cosa che chi mi conosce sa leggere in tutta la sua luminosità.


La parte 'spiegare il quarto bis a me stessa' richiederà più tempo e sarà la più intensa, ma non riguarda voi.


Spero troverete una Laura nuovamente con una vita, con meno occhiaie e meno angoscia. Mi auguro di passare un anno da spugna -non nel senso di alcolizzata, o perlomeno non solo ;) e di tornare qui piena di nuovi colori, con qualcosa di nuovo nelle mani, nella testa e nel cuore. E vi auguro che l'anno che inizia per voi sia altrettanto un talento da giocare.






mercoledì, settembre 10, 2008

Ma questa notte è ancora mia

Notte di libri, notte di chiacchere confortanti a cadenza oraria con Emina. Notte che spero di restare sveglia, notte che tanto dormirei male. Notte di priorità -ancora una volta- riviste e corrette sotto luci impietose, tipo quella di una sala operatoria, che mi piacerebbe sapere solo sopra la mia testa. Notte in cui mi piacerebbe anche non si fosse mantenuto il collegamento primordiale del sistema neuroectodermico. Notte nel Boh, un paese in cui ho cittadinanza onoraria. Notte che mi ricorda quanto tempo avrei voluto rubare, e quanto invece me ne lascio rubare.
Ma questa notte è ancora mia, tutta un se e tutta un ma. Ma mia, per metter le mani a coppa e prendere ciò che arriva.

martedì, settembre 09, 2008

Going to the mattresses

So true that the more your counterpart is close to you, the less you know how to deal with it. So, what happens when you overlap?
Guess it will be an hard war to fight, lots of battles, open-face. All scars are welcome.

"They taught me, most importantly, that every job has a perfect weapon. Well, I'm the perfect weapon."


Boom goes the dynamite.

lunedì, settembre 08, 2008

Di nuovo. Di nuovo. Di nuovo.

I just discovered that Toulouse had got two permanent ice rink, and one of them is right at the corner of the street where I'm gonna live. A few metres from the CHU Rangueil.


I'm out of word. Just the heart rate's speaking out loud what this means to me.


It's back to where I began to be myself, and to tell the world that Laura could fly. If you could just imagine my face right now... it feels like a gift, beautiful like a Christmas morning.


It was one sentence, the first thing which crossed my speechless mind: "Just, skate more!"


This big bunch of good things that happened to me from the moment we met, my friend, looks like bottomless. It's up to be filled from your side now.


And then, another sentence. Maybe...


I'm gonna skate again.


I'm gonna skate again.


Je vais patiner encore.


Encore


encore


encore...

giovedì, settembre 04, 2008

Status Erasmus - nous vous attendons blablabla

Merde, ci siamo.



Questo è stato il mio primo pensiero mentre calcavo la firma a piè di pagina sulla liberatoria dell'Ufficio Erasmus riguardo alla paccata di fogli che mi avevano appena consegnato, tutti da faxare indietro una volta in Francia. In che sequenza, chi se lo ricorda più?


Il countdown segna meno 20, people.


Meno 20 involtini di impegni, libri, pacchi, cene, aperitivi, chissà quante scene isteriche e chissà quanti sogni ad occhi aperti. Je prendrais tout ce qu'il y a à prendre, les joies et les larmes .


Per il momento uso come segnalibro la cartina del CHU Rangueil. E riparto da oggi.





Ah, ultime cose.

Take it easy, my special wing.

Buon compleanno Tommy!!

E bravissima, bravissima Bea. :)

mercoledì, settembre 03, 2008

Like a piece of cake

One of last week's nights, 2 a.m., I sat down by a river and wept. All the mountains around me were silent, standing still as a powerful hug. I was overwhelmed: everything seemed just too big for me to face, like when you're seven and adults are speaking about things you can barely understand, like chemiosomething or taxes. I had my goodnight cup of hot tea right there, by that river, while mountains were sleeping in their bright dark velvety blanket.

I guess that being very tired had a lot to do with the sense of frailty, but the situation didn't change the day after. Nor the day after again. Actually, it's not that different in this very moment. Books opened on my desk, the whole room packed up in boxes, 'to-do' lists hang everywhere. Not exactly the atmosphere of calm in which I'd want to bath for preparing 3 exams... and myself. This is scary, not normal nor easy for anybody, but I thought it would have been easy for me. WonderWoman syndrome is a chronic disease.
But a couple of sentences are still making room in my head, right now when I'm in over my head. Saving everything.

One is a piece of a dialogue between two children, talking about and with me. It was sincere, scary and like an electric shock. Children are almost almighty.
"Aren't you scared of leaving everything?"
"Oh, come on! Adults cannot be scared!"

...


The other says "But I can do this, right?". I'm a mini-you.
So I can do this, right?

lunedì, settembre 01, 2008

E se poi credi non possa bastare

Ventotto sorrisi da guardare dall'alto, ventotto coccole della buonanotte, ventotto esplosioni che si reinventano e ti ribaltano ogni giorno.

E se poi credi non basti così...

Ferao, un uomo decisivo. Le maniche rimboccate, il sorriso pronto, la schiettezza disarmante, la pazienza infinita, la comprensione al volo che è un dono.

Mang, per cui la strada si apre. Tenace e dolce, diretta e che si sporca le mani. Al pacchetto davanti la sua porta. Al giorno in cui non mancherò.

Phaona, la bellezza di una sorpresa, di una porta che si schiude e della luce che filtra, e che inonda tutto e riscalda dentro. Poche parole e tanto darsi da fare, mille visi, sempre più sorrisi, la testa alta.

Chil, davvero tale. Un nuovo tassello del puzzle, un planare costante e gentile. Una ragazza che può volare a tutte le altezze che vorrà raggiungere.

Rama, un rover che stropiccia i bimbi e li sente tantissimo. E loro sanno che lui è lì presente sulla loro pista. E i capi sanno che Rama c'è. E quando si sentono i bimbi, vuol dire che non c'è nulla di precluso.

Raksha, la mia RTT. La crescita, lo stravolgimento, la novità, l'autorità, tutti nuovi. GLi stessi sorrisi, lo stesso cappuccino, lo stesso intuitivo essere affini. Necessaria.

Akela, con la sua pelle smessa, con la sua preda gigantesca, con i suoi 28 lupi che saranno sempre più suoi. Sempre più Akela. Sempre più Lela.

Bagheera, e le parole che non mi vengono su, tappate dentro dal cuore che si gonfia. Ale. Ala.

E poi Federico e il suo abbraccio accogliente, come se non fosse mai passato questo anno. Rachele, con il suo essere grandiosa e talmente talpa da non saperlo vedere... e che mi mancherà. Ghi, che vorrei tanto conoscere di più per lasciarmi stupire. Alberto, che c'era sul serio.


Scrivono dita stanche, scrivo appena mi è stato possibile farlo. La voce che si fa sempre più roca per aver cantato a voce piena insieme, l'istinto di bruciare i mestoli qui in casa. In casa, non a casa. Mi sono sentita più a casa con il mio zaino sulle spalle a percorrere la distanza tra la stazione e mia stanza di quanto queste quattro mura possano più fare.
Ho viaggiato oberata da tutto quello che mi aspetta, piangendo tutto il peso delle scelte osate.
Ho camminato infuocata dalla strada che si riapre e dai compagni di cammino che Dio ha scelto di posare sulla mia stessa ghiaia.
E ho accettato questo viaggio che ci incatena per le strade di tutto il mondo, e quando ho asciugato gli occhi ho visto il fiocco che chiudeva questo regalo non facile, mai scontato, immenso.

Molto bene.

PS. Lullaby for you, my E. :) Sleep well dear.