giovedì, marzo 27, 2008

Come col viso in pieno sole

Non svegliatemi...

Accepted.
Come un abbraccio, un benvenuto, un bagno caldo, un sogno che definisce dopo mesi i suoi contorni. Come il vero primo passo di una vita ancora tutta da inventare.

mercoledì, marzo 26, 2008

Ink and spaces


Prima pensavo che se avessi scritto questo blog a penna avrei usato più inchiostro di quanto ne abbia consumato nella mia intera carriera scolastica dall’asilo agli appunti universitari. Non ci sono macchie di caffè sulle pagine, niente orecchie né cancellature, eppure se queste pagine potessero parlare –più di quanto già non facciano- avrebbero da raccontare tutte le cose che sono dietro le parole, ciò che riempie gli spazi.
Gli spazi sono i posti più densi di questo blog. Quando dal dizionario non ci cavo nulla, per quegli scampoli di vita che hanno senso solo per chi ci vive dentro, lì mi servo degli spazi.


Oggi è un giorno particolare.
Mi sono svegliata con il desiderio di un’aspirina, anziché col libretto in mano. Ho provato a trasmettere questa sensazione di potere decisionale a Wushu che mi chiamava angosciata, ma non ne sono stata capace, e vorrei tanto che lei interiorizzasse il fatto che ciascuno di noi debba rispettare i propri tempi, e le proprie circostanze contingenti.
E’ stato lì, nel momento in cui mi sono resa conto che una delle persone più intelligenti che io conosca non riusciva ad accettare questo rifiuto allo sprint, che ho capito che anche questo momento in realtà è uno spazio.

Nello spazio di quindici giorni lo spazio ed il tempo si sono sciolti come un affogato al caffè, modellandosi intorno alle persone che volevo avere intorno, alle esperienze che mai mi sarei negata. Per la vera, prima volta in quattro anni, ho scelto di non fare salti mortali per plasmare le cose che volevo sui contorni contorti di quelle che dovevo.
Mi sono presa un po’ di spazio per le persone che amo, per prendermi un attimo cura di loro. Una giornata con mio padre, bella come una mattina di Natale. Un racconto risalente al mio secondo liceo preso e rivisto per regalare a Gaia un pomeriggio libero. Una amica di mia madre, dei ricordi che non ho. Alessandro e Alberto che sono in ogni spazio e tempo libero. Marco, con le sue valigie più irrequiete delle mie.

Quindici spazi bianchi del calendario fa, non avrei mai fatto questo punto della strada; non sapevo ancora che di lì a poco si sarebbero riempiti di novità: un uomo con cui condivido l’amore totalizzante per i nostri differenti obiettivi, quattro ragazze una diversissima dall’altra che sono il ripieno del mio virtuale uovo di Pasqua, tre moduli vuoti da riempire -se solo si trova il coraggio di togliersi le mani dai capelli- due giorni in cui riflettere su una lunga chiaccherata ammollo.
Ho finalmente fatto pace con la parte di me che conosco meno. Vedere nella propria vita sirene d'ambulanza o ferri chirurgici non è mai facile, specie quando fai Pupazzologia e sei capo L/C, adori tutti gli esserini sotto i metro e venti e una chiamata di tuo nipote è un raggio di sole che buca le nubi. E quando pensi che cucinare insieme e abbracciare chi ami siano il coronamento di una bella giornata, un puzzle che si completa.
Non sarà facile, e non smetterò di crederci. Si può amare più d'una cosa alla volta.
In questi due giorni ho capito che si può provare a mettere dei limiti, ma non si può escludere nulla a prescindere... e io non escluderò mai nessuno dalla mia vita per le mie scelte di vita.


domenica, marzo 23, 2008

Cheers

Ho messo via in poche ore una stupefacente riserva di nutrimento per i prossimi mesi, come una riserva di ghiande e nocciole di uno scoiattolo in attesa dell'inverno.
Di ieri mattina conservo lo studio arrancante, il silenzio in casa, il cucinare per i miei amici, lo scegliere il colore delle candeline. Ieri pomeriggio mi ha regalato una sfilza di battutacce e microrganismi cattivissimi, la nomea di cocainomane e un’oretta a chiacchierare con tre gioielli di uomini.
Ho messo via l’atmosfera incredula ma serena che regnava ieri sera, un progetto ambizioso, gli scoppi di risa e i nostri occhi ancora più sgranati che davanti alla lettera della Valanzano.

E tra il pomeriggio e la serata, si è fatta viva una sensazione che avevo quasi archiviato, una vera bella sorpresa, la riprova della mia crescita durante quest’ultimo anno. Sarà stato il girare per casa coperta solo da un completino di pizzo, sarà stato l’infilarsi gli unici undici centimetri che mi rimescolano i cromosomi X, sarà stato l’impeto di firmare quel foglio… Fatto sta che nello specchio una giovane donna con la punta del naso un po’ spelacchiata dopo una leggera scottatura aveva negli occhi quella firma e un sorriso che non dimenticherò mai. Ho scattato un’istantanea mentale a quel riflesso. Lì dentro c’era la sensazione di possibilità, c’erano le ferite guarite, c’erano le barricate fatte finalmente crollare, c’era una giovane donna che ha accettato finalmente di correre di nuovo il rischio, ma di averne il pieno controllo.

Mentalmente ho brindato a un sacco di cose, quasi un giro di grolla.


Ai miei colleghi, a chi china il capo per amore.
Alle mie ali, che sono la ragione per cui voglio tentare quest’esame.

Al Modulo LLP.
A una mail che attendo con le dita incrociate.
A ciò che fa volare gli aereoplani, che Marco mi ha insegnato essere ben più che combustibile.

Al sole sulla superficie di un'acqua opaca, allo sciabordìo a bordovasca.
Alla mia famiglia, mio trampolino di lancio, mio faro, mio porto… dovunque io sia tra quattro mesi.

Alle mie scelte di donna che ragiona ed assimila col cuore.

Al sacrificare tutto per ottenere ciò che si vuole davvero, e alla capacità di capire cos’è che bisogna escludere e cos’è che vale la pena tentare.

Il brindisi più bello è stato proprio quest'ultimo. Alle scelte consapevoli, quelle su cui rimugini per ore ma che ti portano a sorridere più intensamente.



venerdì, marzo 21, 2008

Hint of Saffron

Non so se vi è mai capitato di ricollegare un profumo, un sapore, una luce particolare ad una parola, un periodo, un momento.Questa canzone -tra le più belle che conosca- ha ronzato ancora nel lettore mp3. E non l'ho solo ascoltata, l'ho sentita, le ho sorriso... e sono a bocca aperta, perchè sono parole del mio gomitolo prese in prestito per una canzone, CannonBall, che da ora in poi avrà sempre questo colore e un profumo particolare. No matter what.

There’s still a little bit of your taste in my mouth
there’s still a little bit of you laced with my doubt

it’s still a little hard to say what's going on
there’s still a little bit of your ghost your witness
there’s still a little bit of your face I haven't kissed
you step a little closer each day
that I can´t say what´s going on
stones taught me to fly
love, it taught me to lie
life, it taught me to die
so it's not hard to fall when you float like a cannonball
There’s still a little bit of your song in my ear
there’s still a little bit of your words I long to hear
you step a little closer to me
so close that I can´t see what´s going on
stones taught me to fly
love taught me to lie
life taught me to die
so its not hard to fall
when you float like a cannon..
stones taught me to fly
love taught me to cry
so come on courage, teach me to be shy
'cos it's not hard to fall,
and I don't want to scare her
it's not hard to fall and I don't want to lose
it's not hard to grow
when you know that you just don't know.

giovedì, marzo 20, 2008

Another day in paradise

Stamani mi sono svegliata tardi, tanto per permettere alla luce che filtrava dalle persiane di ricordarmi che sono virtualmente in vacanza. Sono rimasta un pochino accoccolata sotto le coperte, per assimilare la differenza tra il risveglio di ieri e quello di oggi. Quando finalmente ho deciso di mettere i piedi per terra sono andata in cucina a prepararmi una tazzina di caffè, e quando la caffeina ha iniziato a girare nelle vene ho realizzato di non avere ancora imparato la lezione. Ancora non ho acquisito la capacità di spengere l'orgoglio. A volte non sono capace di dire, ma quando mi emoziono non sono capace di raffreddarmi, e resisto poco al freddo improvviso. So quanto il mio carattere tanto affettuoso da sembrare aggressivo possa sconcertare. Ho bisogno di sincerità per rispettare tempi e pensieri altrui. Faccio parte delle tre persone più curiose al mondo, ma se trovo barricate non vado oltre.
Ultima cosa, ho appena buttato giù le mie, di barricate. E sono un'esperta nel ricostruirle in fretta.

mercoledì, marzo 19, 2008

Almeno dateci il Luan - 1

Mi sono già sentita dare della miscredente nel descrivere il paradiso come una distesa di vasche termali, ma ci tengo a ribadire il concetto... per far svanire buona parte della beatitudine del buongiorno di oggi è bastato rimetter piede in Facoltà, constatare che quella menomata mentale che abbiamo per presidente ha firmato la sua condanna ed essere assalita da venti compagni di corso che mi danno appuntamento alla riunione dell'una. Ho a malapena la forza fisica per sollevare due tazzine di caffè, e il mondo -quasi- intero oggi è un'intruso, e invece vado a fare la sessantottina, disposta ad occupare, fare striscioni e picchetti se sarà necessario. Perchè ciò che amo lo custodico e lo cresco con dolcezza, e lo difendo con le unghie e con i denti.

giovedì, marzo 13, 2008

Sweeney day

Reduce da una Sweeney Tood night che mi ha lasciata flashata dal film -e non solo-, innamorata di un capolavoro (nove di mattina, soundtrack negli auricolari, come una pazza alla fermata del bus), stanca morta e felice come una pasqua, arrivo in biblioteca e scopro che vogliono modificare le regole di passaggio al quinto anno... la maialaccia loro!! Come se già così riuscissi a respirare. Sarebbe troppo bello passare un mese senza dover dare un esame, o arrivare a settembre senza doversi scapicollare!

Ma oggi non voglio proprio preoccuparmi. Studio un po', poi lezione, poi Ospedale dei Pupazzi, poi cena Sism, sempre in attesa di questo bando che si fa desiderare. Ho bisogno di prendere fiato.

La canzone qui sotto è l'ultima di Jovanotti, la metto tutta perchè i pezzi-capolavoro meritano un posticino tutto loro e una lettura attenta, anche se sono dolci che quasi vomiti, anche se sembra impossibile credere che qualcuno non ti dedichi, ma ti scriva qualcosa del genere.


A te che sei l’unica al mondo

L’unica ragione

Per arrivare fino in fondo

Ad ogni mio respiro

Quando ti guardo

Dopo un giorno pieno di parole

Senza che tu mi dica niente

Tutto si fa chiaro

A te che mi hai trovato

All’angolo coi pugni chiusi

Con le mie spalle contro il muro

Pronto a difendermi

Con gli occhi bassi

Stavo in fila

Con i disillusi

Tu mi hai raccolto

Come un gatto

E mi hai portato con te

A te io canto una canzone

Perchè non ho altro

Niente di meglio da offrirti

Di tutto quello che ho

Prendi il mio tempo

E la magia

Che con un solo salto

Ci fa volare dentro l’aria

Come bollicine

A te che sei

Semplicemente sei

Sostanza dei giorni miei

A te che sei il mio grande amore

Ed il mio amore grande

A te che hai preso la mia vita

E ne hai fatto molto di più

A te che hai dato senso al tempo

Senza misurarlo

A te che sei il mio amore grande

Ed il mio grande amore

A te che io

Ti ho visto piangere nella mia mano

Fragile che potevo ucciderti stringendoti un pò

E poi ti ho visto

Con la forza di un aeroplano

Prendere in mano la tua vita

E trascinarla in salvo

A te che mi hai insegnato i sogni

E l’arte dell’avventura

A te che credi nel coraggio

E anche nella paura

A te che sei la miglior cosa

Che mi sia successa

A te che cambi tutti i giorni

E resti sempre la stessa

A te che non ti piaci mai

E sei una meraviglia

Le forze della natura si concentrano in te

Che sei una roccia sei una pianta sei un uragano

Sei l’orizzonte che mi accoglie quando mi allontano

A te che sei l’unica amica

Che io posso avere

L’unico amore che vorrei

Se io non ti avessi con me

A te che hai reso la mia vita

Bella da morire

Che riesci a render la fatica

Un immenso piacere

A te che sei il mio grande amore

Ed il mio amore grande

A te che hai preso la mia vita

E ne hai fatto molto di più

A te che hai dato senso al tempo

Senza misurarlo

A te che sei il mio amore grande

Ed il mio grande amore

lunedì, marzo 10, 2008

Senza un perchè

Forse è l'esame tra tre quarti d'ora, la sensazione di sapere sempre poco (la sensazione di un weekend forse too much relaxed). Forse è il post di un amico che lascia un pezzo di cuore. Forse è la voglia di andare a trovare la Marghe con la buona notizia del mio esame, per cui sta tifando anche lei. Forse è la sensazione di non fermarsi mai. Potrebbe anche essere la pioggia fuori, e il freddo che non vuole andar via. Forse è la voglia di fare altro, di uscire, di passeggiare. Forse è la voglia di mare. Forse il bisogno di un po' di tempo con Virginia, Alberto e Ale. Forse è anche questa Pasqua che passerò a studiare. Forse solo la stanchezza che non passa mai del tutto.
Sta di fatto che qui trovo sempre la mia copertina calda.

venerdì, marzo 07, 2008

Come sole come goccia

Ci sono giorni in cui è difficile starmi vicino, anche per me stessa. Sono quei giorni che partono con le bufere, il freddo, gli orari degli autobus cambiati, il cappuccino poco zuccherato; poi vedi un tizio che ti sprimaccia il cuore come fosse un cuscino di piume, perchè come è possibile, perchè non è possibile... e vorresti rincorrerlo per guardarlo altri tre anni, per imprimerti nella mente quei lineamenti, ma fila via veloce e ti lascia così, in balia del vento e di chi non c'è.
Ti trasformi in una spugna per un po', sorridi e lasci fuori tutto tranne ciò che hai sotto le mani. E neanche questo basta.
Allora ci sono gli sgabuzzini, spazietti angusti in cui crei il limbo che ti serve per un po', per lasciar sfuriare la bufera che hai dentro e che c'è fuori.
Poi, una pacca sulla spalla. Un caffè lungo bollente, una manciata di caratteri, dei fazzoletti scovati chissà dove in fondo alla borsa.

Quando ci si tramuta in spugne a volte si assorbono anche i sorrisi e le speranze, ma c'è un limite alla capacità d'imbibizione. Anche se non voglio, anche se a volte le mascherine davvero mi tolgono il respiro, non posso impedire che le speranze ed i sorrisi, piano piano, sgocciolino fuori.

Dal vetro davanti a me c'è uno spazio di cielo meno grigio del resto. Anche se magari non vuole, il sole si impiglia in quel velcro azzurro... e decide il vento quando è ora che le nuvole evaporino, cadano o cedano il passo.

lunedì, marzo 03, 2008

60 seconds

Il viso inondato di sole, i capelli che si asciugano contro il muro caldo, il portatile sulle ginocchia e l’ultima canzone di Jovanotti, da cui non ti riesci proprio a difendere. Ecco il riassunto, glassato da luce tiepida, di questa domenica pomeriggio passata in casa a fare la spola tra il letto e la teiera, senza le forze necessarie a far altro. In queste ultime due sere di bagordi alcolici ho tracannato bicchierini di rum alla goccia come fossero esami -troppi in troppo poco tempo- e ho tagliato mentalmente le cime dell’arazzo dello scorso semestre, anche se gli esami proseguono a oltranza.
Nel mentre settembre si avvicina a grandi passi, e forse questo correre correre con le materie è anche un po’ voluto, perché ora la portata di ciò che sta per arrivare si delinea con precisione e le cose da fare per arrivarci preparata sono trilioni...e quale momento migliore di questo, il primo momento dopo tanto in cui ho un encefalogramma piatto?
Ho iniziato, giuro, a fare l’elenco. Ma dopo le prime cinque o sei cose mi sono fermata con le mani nei capelli. Una delle cose che mi rimprovero da sempre è il mio confidare nella lunghezza dell’ultimo momento, in quella strana fisarmonica che soffia aria nel tempo che stringe, gonfiandolo di possibilità. Non vi è mai capitato di ripetere tre capitoli di un libro negli ultimi sessanta secondi prima d’un esame? In un minuto riesco a non dimenticarmi a casa le chiavi, il burrocacao, il telefono, a mettermi il mascara e a controllare che i calzini che indosso siano quantomeno di un colore simile. I sessanta secondi prima che un treno ti porti via dalla persona che ami sono il necessario per sessanta benedizioni, sono il tempo degli ultimi baci, quelli -carichi di tutto- quando non puoi perder tempo a respirare, dell’odore della sua pelle che porti via con te e del sorriso morbido, carezzevole dietro la porta che si chiude.


Probabilmente il minuto prima di lasciare Firenze sarò oberata da ciò che mi resta alle spalle e da ciò che sarà futuro ancora per poco, conosco i miei sorrisi grati prima delle partenze ma non avrò nessuno a dirmi quanto sono bella quando sono felice, e mi importerà il giusto dei calzini. Ma zampa contro zampa, anche Oltralpe, ciò che davvero conta resterà nonostante le cime nel mezzo.