martedì, novembre 28, 2006

I miei amici veri...

... contandoli uno ad uno non son certo parecchi
son come i denti in bocca a certi vecchi
ma proprio perche' pochi sono buoni fino in fondo
e sempre pronti a masticare il mondo ...

Quando hai otto anni ti raccontano che il topino si porta via i denti che cadono e ti lascia il soldino sotto al cuscino. Ma i dentini che cadono che fine fanno, quando non tocca a genitori amorevoli custodirli? In genere il destino che é loro riservato giace in fondo a contenitori messi in fondo a cassetti in fondo agli armadi.
Questo finche' abbiamo otto anni, ed i dentini devono cadere e rinascere, e gli amici avvicendarsi.
Adesso dovremmo invece avere un assetto piu' o meno permanente della situazione, solo che a periodi i denti traballano e non li senti sicuri nemmeno appoggiati sul bordo di un Daiquiri, o a bordo piatto accanto a una Setteveli, o accanto al microfono del cellulare mentre chiaccherano della serata imminente. Forse perche' ti senti troppo lontana per giudicarne la resistenza. E passi giornate e nottate in Dea con saldi punti interrogativi nel cervello e un mondo da ingoiare intero.

giovedì, novembre 23, 2006

Bere

Erano quasi tre mesi che non lo rivedevo, e quando è da diverso tempo che non vedi qualcuno noti sempre qualcosa di diverso, lo squadri con un occhio più attento. E quando ho concluso che non è la pancia più pronunciata, le guance più tonde e le tempie lievemente più brizzolate che stavo osservando davvero ma i tre mesi in più che gli si leggono addosso, allora mi sono resa davvero conto che con questa distanza tra noi non è solo papà che si sta perdendo la mia crescita, anche io mi sto perdendo la sua.
Il metro delle nostre discussioni, il mezzo per conoscerci reciprocamente non è parlare del tempo, del ritardo degli autobus, del traffico fino a Fi Sud, ma il nuovo progetto sulla Sindrome Metabolica, i miei vetrini sulla flogosi granulomatosa, i colleghi che stavano per arrivare e un collega che l’altroieri notte se n’è andato. Due anni fa ero a cena con questa persona qui a Firenze, e si parlava dei miei primi imminenti esami. E lui mi rispose che non è l’utilità manifesta delle materie ad essere importante, perché potrebbero essere le reminiscenze di idiozie a farti passare un esame dopo quattro anni da quello che ti era parso una perdita di tempo, o ad aiutarti in una diagnosi dopo quindici, ma di non dimenticare mai di bere più che potevo da più fonti possibili, perché ‘bisogna coltivarci, innaffiarci, cambiarci la terra intorno per poter crescere come persone e convivere più pienamente con la precarietà quotidiana che dobbiamo confrontare e confortare.’
Eravamo dietro Palazzo Strozzi, e poi ho raccontato a una quindicina di MMG la storia delle lanterne a forma di stelo di cipolla. Questa frase mi è rimasta impressa come a volte succede con le parole di chi incroci per strada e che non dimentichi più, e di tanto in tanto torna a rigirarsi nella testa e ricompare, ogni volta con un faro puntato su significati diversi, situazioni diverse..

E mentre si riconferma con cattiveria come due anni possano davvero essere una vita fa riaffiorano tutti i dubbi sul come sto passando attraverso questo essere-divenire-non essere più. Dovrei essere più presente nella vita di chi amo, vivendo fino in fondo la vita che amo, quella fatta di mille disparatissime cose (che altrimenti non sarei più io, come dice qualcuno… alla faccia dello stress a 21 anni). Per favore, ricordatemelo spesso, lo conoscete il circolo vizioso che si innesta quando ci si concentra su qualcosa di piccolo e tremendamente impegnante.
Suona male chiedervi di ricordarmi di bere, ma… è proprio così, e capirò quello che mi starete dicendo.

sabato, novembre 18, 2006

Cuci

Appesa alla mensola sulla mia scrivania c’è la cartolina che mi hai portato dal tuo viaggio in Australia di due estati fa, una foto della barriera corallina in cui ci sono tutte le sfumature d’azzurro che esistono.

Possono due anni essere una vita fa?
L’anno scorso abbiamo intrapreso la stessa passione, più o meno nello stesso periodo, e fino a ieri credevo che il percorso fosse stato lo stesso fino in fondo. Invece la tua mail… è stata un precipizio inaspettato, ingiusto.
Ci sono cose che non ti esorterò mai a fare.
Non sarò io a parlarti di accettare, perché quando il dolore ti mette sottovuoto è un verbo che resta fuori con l’aria.
Non sarò io a dirti di urlare.
Non sarò io a dirti di parlarne.
Non posso dirti di fare tutte le cose impossibili che io non ho mai fatto, o che forse solo un giorno riuscirò a fare o forse mai.

Con la tua mail sono riaffiorati tutti i grovigli di lacrime mai piante e di cose mai fatte insieme e di stelle cadenti in cui ho perso fiducia, e così ho messo quello che nessun altro sa nella risposta che ti ho inviato.
Le unghiate con cui ho, abbiamo cercato di strappare ancora qualcosa, ancora qualcosa per favore ancora qualcosa da fare insieme sono le stesse con cui oggi combatto per non dimenticare i particolari, i gesti, gli sguardi e il tono della voce.
C’è solo una cosa che posso dirti, ed l’unica parola che da dodici anni ripeto a me stessa ogni giorno. Ricorda.

lunedì, novembre 13, 2006

Vierissimamente Boddi

Due ore di esercitazione di statistica sono una palla stratosferica. Due ore di esercitazione di statistica quando proprio non ci capisci niente sono peggio di una martellata sull'alluce. Ma due ore di statistica in cui proprio non ci capisci nulla e per di più sei anche a 26 gradi in aula alle ore 17... beh, sono distruttive. Ed io sono distrutta.
Sul mio consenso informato alla donazione c'era scritto che avrei dovuto evitare attività pesanti per le prossime 24 ore, ma se la probabilità a priori di bocciare martedì prossimo è del 100% non vedo perchè non cercare di risalire da questo baratro. Una cosa è certa: quest'anno, semmai, copio. Al primo bocciai perchè avevo passato l'intero compito a una tizia -che prese ottimo- e quindi feci il mio di corsa. Brava torda.
Tra un pò torno a casa, mi spalmo sul letto e non riconoscerò anima viva fino a domattina. Perchè deturpare il blog con questo post insulso? Perchè ogni tanto bisogna che mi ricordi di mostrare anche tutto il caracollamento in biomedica, lo strascinio delle lezioni, il sonno a tutte le ore, le occhiaie, il nuovo taglio di capelli che ancora non trova un verso, gli occhi che bruciano a fine giornata, il non capirci ancora bene nulla su verifiche che spuntano un giorno sì e l'altro pure, esamini esamoni esamacci che pallest'esamimaunfinisconpiù e tutto il corollario di amenità che fanno parte del gioco.
Se non ci fossero sarebbe tutto troppo Barbie, tipo le figlioline tutte taglia 40 tutte vestite identiche tutte belline piccine magroline a cui riesce fare tutto e in contemporanea, essere sempre anche splendide, in ordine, truccate, in piega, precise OGNI MATTINA da che ho iniziato l'università. E invece è una forza scommettere la mattina a lezione chi di noi arriverà più sconvolta. E non ci voleva statistica per capire che la probabilità che quella sia io è davvero molto molto alta.

mercoledì, novembre 01, 2006

Oslo 2/We'll Be Back

Non sara' esattamente facile lasciare questa citta'. Domattina alle 6 dal Terminal Galleri parte il bus per Torp, da dove l'aereo per Pisa prende il volo alle 9.25... e siamo un po' tristi. In due giorni abbiamo visto Oslo sotto la bufera di neve e Oslo sotto a un sole splendente, sotto un cielo incredibilmente azzurro pensando alla neve di stanotte. Sara' difficile lasciare qui tutta la cortesia della gente che non ti risponde mai male, tutti i fantastici, fenomenale, meravigliosi ragazzi biondissimi -tranne quello per Fra che viene via con noi :) e sara' partiOsloFjordcolarmente difficoltoso tornare alla routine. Un po' meno lo sara' lasciare i meno 7 gradi attuali fuori di qui...
Un bacio e a presto

PS Quasi dimenticavo. Brava Fra per il tuo primo livello passato -ma ora il monotema e' diventato Marco, a quanto ho intuito da voci che girano anche qui a Oslo...- Povero Tutt, niente balena. Bisogna dichiararla alla dogana. Pero' oggi ho mangiato alce. Gio... ora torno, e mi manchi. Vi, coraggio che arrivo anch'io.