sabato, marzo 18, 2006

Qui.


Ho passato più ore tra ieri ed oggi a fissare il tuo sorriso e la tua faccia tosta che in tutti gli anni di sentiero e strada percorsi insieme. Cambiare radicalmente vita e appendere il fazzolettone al chiodo ha reso divergenti i nostri ultimi due anni, io nel Granducato e tu in Irlanda fino a due mesi fa, giusto il tempo di non averti incrociato.
Tre giorni fa la voce di Raffaella, maschera pacata come sempre, ha compresso lo spazio e il tempo intorno a me e mi ha messo sottovuoto .

Dove sei?

Da qualche parte nella pancia c'è un nodo che blocca tutte le parole che non ti ho detto, tutto quello che non ho ancora vomitato e tutte le urla che non usciranno mai. Rantolo dentro il non averti rivisto, il non averti convissuto, il non esserci stata, il non averti esplorato di più, burbero scontroso silenzioso riservato forte instancabile mangione.


Dove sei?

I due zaini alla volta che portavi.
Guccini a ciclo continuo.
I calli della chitarra sulle mani.
Il modo orso di camminare.
Quando abbiamo staccato i tubi per l'acqua al campo intero.
Il modo indescrivibile con cui guardavi Giulia.

Giulia, con la sua terra bruciata dentro che nessuna parola potrà mai spazzar via, ed io codarda che non ho nemmeno osato provarci.

Dove sei?

Mi fa male pronunciareil tuo nome. Matteo.
Non so quale nodo o legatura ti tiene qui, qui che tu resti, qui che manchi, qui che continui il tuo hike, ma ti assicuro che è salda e solida come sapevi farle tu, e che regge attacchi di tempo, marmo, legno e sangue.

Qui.

venerdì, marzo 17, 2006

E magari fosse un attimo

Quel tuo modo di camminare rude, scanzonato, energico, sereno.

Quel ridere sguaiato, stonato, roco, preciso.

Quell’eterna prima tappa cucita sulla camicia.

Quel fare burbero, quei sorrisi inaspettati.

Quel movimento di impazienza col ginocchio sinistro quando entravi in chiesa
quel modo di osservare i banchi guardingo
quei cinque minuti di intolleranza prima di scappar fuori a fumare.


Insieme abbiam marciato un dì per strade non battute,
–mani, prendi queste mie mani: le mie mani con le tue possono fare meraviglie-
insieme abbiam raccolto un fior sull’orlo di una rupe.
Sotto le tende sottovoce stare fermi a parlare
di mille altre avventure.
Insieme abbiam portato un dì lo zaino che ci spezza

insieme abbiam sentito alfin del vento la carezza.

Un amico che parte e che sa che prima o poi ci si rincontrerà.
Arrivederci allor Fratello, arrivederci sì.

Voglio però ricordarti com’eri
pensare che ancora vivi
voglio pensare che ancora mi ascolti
che come allora sorridi.


Manchi, e mancherai sempre.

lunedì, marzo 13, 2006

Il Patto col Diavolo

A volte mi chiedo se far parte della ristretta cerchia delle matricole di M&C sia un contratto firmato col sangue che ti impegna davvero a rinunciare alla vita sociale. Sono venti alle cinque, fuori c'è un sole splendido ed io esco dalla Biomedica sconfortata, dopo 80 pagine di anatomia ancora in delirio nei miei circuiti cerebrali e il planning ancora incompleto dei pomeriggi dei prossimi mesi. Quello che si evince è che 1) potrei aver bisogno di flebo di glucosio in modo permanente 2) potrei aver bisogno di un clone o alternativamente del dono dell'ubiquitarietà 3) potrei aver bisogno delle famose 36 ore giornaliere. Stavolta, giuro, non è colpa mia! Laboratori di anatomia microscopica, laboratori di genetica e ADE (Attività Didattiche Elettive: Elettive?!!!! Se non le eleggi non ti laurei! Bella storia!) che per quanto belle occupano tempo, che per noi vale più di qualsiasi altra cosa. Anzi, forse c'è ancora una cosa che rapidamente si avvicina al profilo dell'utopia, che è il SONNO.
Ragazzi, non mi sto lamentando. E' solo che vorrei avere il tempo anche per gli imprevisti, per le beghe familiari, per un weekend a casa per le elezioni, per le vacanze di Pasqua, per un pomeriggio a passeggio con Enzo, per una sbronza con gli amici come tutti i ventenni almeno una volta l'anno, per vedere la nuova mostra dellAlberti, per fare una lavatrice separata per neri e colorati, per andare a ballare, per il 10% di quest'elenco... invece torniamo a casa col mal di schiena per i libri e le buste della spesa quando riusciamo a farla, col desiderio di un cuscino e della cena pronta e della tv dopo cena. E troviamo il letto il più delle volte da rifare, la casa vuota, la cena da arrangiare e il Balboni da riaprire anche dopo cena.

Scusatemi, ma oggi sono davvero tanto stanca. Vorrei avere più tempo da dedicarvi ed invece mi ritrovo ad esser con voi solo di riflesso e solo attraverso uno schermo. Un abbraccio di cristalli liquidi, e grazie per essere ancora qui a supportare e a sopportare il numero 3990208 che arranca arranca arranca su questo meraviglioso bastardissimo sentiero.

sabato, marzo 11, 2006

Una settimana di passione

Sabato mattina, episodica miastenia gravis mattutina con conseguente espressione ebete, miliardi di cose da fare quando ritengo che il solo modo intelligente di impiegare le mie ultime forze sarebbe l'atto di imbacuccamento subcopertae. Questo non è un vero e proprio post, è più una summa esauriente degli ultimi sette giorni che mi hanno esaurita, ed il titolo è per fomentare la già ben attiva malizia dei miei amici, sia di Facoltà che di MiddleBridge, che senza conoscersi tra loro hanno in comune l'avermi eletto a bersaglio di fantomatici gossip, e che io perdono perchè ben comprendo che ci siano ben pochi modi di star svegli durante le lezioni di Fisio se non quello di cianare sottovoce... ah, Lucy, quasi dimenticavo, ieri sera al Kiwi ho incontrato il tuo Principe Azzurro che non sa di esserlo! Era con dei tizi tutti con la barba, quindi non è fidanzato, dovrai dirglielo prima o poi...

Ora vi lascio al vostro weekend cari, i miei uomini sono impegnativi ed esigenti e averli sempre addosso è un gran bel peso, ma lo sapete benissimo, Netter e Balboni non si scaricano facilmente...
Cri cri, cri cri, cri cri... può bastare?!

mercoledì, marzo 01, 2006

Le vie dei Pentosi sono infinite

Sei lì, a scrivere C, O, H, S, N nelle più disparate combinazioni e fantasiose varianti. Di quello che stai scrivendo senti il profumo, talvolta il sapore, ne conosci la forma e ne parli sorridendo, sai che scorre e batte e ti nutre e ti vive dentro ma, ma, ma, capisci che se tutto non si incastra come vorresti stavolta non lo puoi accettare, perchè sai che arrancare e sopravvivere non ti renderebbero giustizia, non dopo tutto quello che hai fatto e che hai passato.
Alzare bandiera bianca, stringere la mano di una persona gentile mentre nell'altra stringi la tua dignità integra foderata di plastica blu stavolta non ti pesano, stavolta ti lasciano solo un pò preoccupata per il futuro, ma sai che in fondo è giusto così. In un esame in cui stai parlando di scelte da compiere tocca a te farne una, forse poco strategica e un pò rischiosa, ma i Pentosi Fosfato fanno davvero questo. Producono energia se sei in stanca, ti riforniscono di pezzetti per costruire altri puzzle, fanno da via di fuga, di recupero e da passaggio segreto. Stavolta mi serviva NADPH -ieri ho dormito dodici ore, oggi altrettanto- e anche qualche intermedio - shopping da Zara e alla Edison due ore fa, ed ora una lauta merendona...-.
Poi ho sentito un amico, l'ultima persona che avrei pensato potesse incappare in un imprevisto accademico e reagire così bene, ed il suo 'Ci si sostiene a vicenda' mi ha fatto più bene di quanto non pensassi.

Lucy, avevi davvero ragione, lo Shunt è esattamente come la vita, fantasiosa, imprevedibile, irrispettosa verso gli sforzi fatti quando ti sgretola davanti quello che avevi costruito, ma finchè non sai cosa puoi riplasmare con quella terracotta ed un sorso d'acqua non sai se, guarda che strano, è il caso di ringraziarla.

A Dany, Lucy, Francy G, Iulia e Diana.
A volte quando si perde si vince.