giovedì, novembre 17, 2005

Ventitrè

Come è possibile che la serenità di una persona possa annullarsi come per magia, come se un invisibile tasto “Canc” fosse stato premuto per sbaglio? Non avrei mai creduto di potermi trovare, ancora una volta, inerme contro i colpi bassi inaspettati e stupida al punto da usare un misero numero come metro valutativo del mio impegno, della mia passione, della dedizione che ho buttato dentro lo studio dell’ultimo mese. E’ come se di colpo fosse svanita tutta la certezza di aver fatto il mio dovere, o perlomeno di averlo fatto per bene. Ora, accidenti, il seguito più logico sarebbe questo:

E’ stato come se anziché aver tatuato il Balboni nella testa avessi fatto uno scarabocchio con l’inchiostro simpatico, ma non un inchiostro qualsiasi, nooo: questo –perché, ragazzi, quando faccio le cose le faccio per bene, io- è di quello corredato di timer! Cioè, dalle ore 16 alle ore 17 del 15 novembre al posto delle frasi e dei vasi c’erano solo lunghe file di puntini di sospensione.

E INVECE DIREI PROPRIO DI NO!!


Perché se parlassi di tabula rasa non solo mi autoinsulterei, perchè vorrei dirla lunga sulle dimensioni del mazzo che mi sono fatta, ma sarei anche falsa. Eccome se si legge questo tatuaggio! Il punto è che, sulla base del principio del massimo rendimento con il minimo sforzo ( altresì detto ‘Non disperdere energie’) ho optato per un po’ più di serenità e un po’ meno cavilli accademici. Di quel che ho fatto non cambierei assolutamente una virgola.

E allora perché mi dolgono i muscoli mimici quando mi viene chiesto “Come stai?” e automaticamente sorrido nel rispondere che non potrebbe davvero andar meglio, perché studio per amore, perché ho un gruppo di amici che tengono a me, perché ho appena mangiato un cornetto con tanta crema e perché ieri sera c’era una luna incantevole su Palazzo Vecchio. Però mi piacerebbe far esplodere tutta la rabbia che mi scorre nelle vene ( Quali? dalla salvatella alla tibiale posteriore, passando per il plesso rettale ) e tutta la stupidità riemersa come un residuato bellico. Questo notebook illumina a giorno tutto ciò che ha nel raggio di mezzo metro, e dietro lo schermo sorridono i visini dei miei ninos e di Enzo, una foto di Bagnara, una lettera del mio babbo che mi fa luccicare gli occhi ogni volta che ci poso sopra lo sguardo, pastrocchi di amici e un biglietto di mia sorella. Allora mi chiedo se questo peso sullo stomaco abbia o meno il diritto di star lì, tra le cose importanti della mia vita. No, no che non ce l’ha.
Però lo sapete bene, quando una cosa decide di imporsi nei pensieri e di fare il bello e il cattivo tempo non è che si possa arginarla a piacimento. Ecco perché nonostante tutta la mia IMMENSA fierezza e gioia per i risultati stupendi dei miei amici, nonostante tutti i rimproveri che mi rivolgo da sola, nonostante qualsivoglia buon proposito e qualsiasi invito al festeggiamento, quando chiuderò questo schermo tornerò ad autocommiserarmi stupidamente una volta di più, per una cosa che non merita né lacrime, né considerazione, né riflessione.
Ma che ora le ha tutte e tre.

sabato, novembre 12, 2005

Stream of Consciousness

De Gregari docet:
“Due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai
Possono prendere due imbarchi diversi
Ma sono sempre due marinai..”


Sabato sera, ore 21.20

Ho le dita dei piedi a cubetti di ghiaccio, appollaiata su questa sedia praticamente da stamani alle 10 a balbettare frasi sconnesse che avrebbero voluto essere specchio di un mesetto buono di studio. Ebbene, a dispetto di quanto non possa sembrare, la cosa si è rivelata particolarmente difficile da realizzare, almeno fino a che non mi sono immedesimata alla perfezione in un eritrocita con il pallino dell’orienteering… da quel momento si sono aperte davanti a me più strade di quanto non avessi mai immaginato, e tutto non è diventato altro che un Grande Raccordo Anulare Particolarmente Estroso ed Intelligente.
Essendo però giunta alle 21.20 di sabato sera senza altra prospettiva che quella di una ulteriore –diciamo meglio ennesima- rilettura del Balboni ( non mi voglio così tanto male, state tranquilli…) ho optato per un parcheggio tattico, mi sono lasciata trasportare dal pentagramma del mio Media Player e ho cominciato a picchiettare sui tasti la scorsa settimana.
Non mi ero resa nemmen conto di quanto ne avessi bisogno.
Bisogno di scrollarmi di dosso una overdose di stanchezza e di occhiaie e di pensieri indiscreti, bisogno di raccattare tutti i momenti di risate e gesti dolci e di sferruzzarci una coperta calda da poggiarmi sulle spalle mentre faccio un infuso dei giorni appena trascorsi, annaffio di miele di castagno e mando tutto giù.
Peccato che questa sia una delle volte in cui la pillola non cala come vorrei, ci sono criteri dimensionali un po’ difficili da ignorare. Quello che mi scoccia terribilmente non è quello che è successo, ma quello che non succederà, e per una paladina del tentativo come me avere un rimpianto al posto di un rimorso è un grosso smacco. (Ci risiamo con il linguaggio criptico… perdonate il mio odioso non dire quando cerco di esprimere qualcosa, ma ho alcuni concetti impigliati nelle sinapsi che trovo sia meglio mantenere ineffabili!)
Così, quando ho i piedi ormai prossimi all’insensibilità senza ritorno, con il vago sentore di fiele che aleggia e campeggia nelle righe e nei giorni precedenti, con la tisana accanto a me ormai fredda le note di Carribean Blue mi riattivano la circolazione e la voglia di allontanarmi dalla zona d’ombra.
Come stavo per dire prima che arrivasse la chiamata di Dani, c’è una forza testardissima di sopravvivenza che quando non riesce ad attivarsi in modo endogeno esce e si personifica nei miei luminosi tenaci tenerissimi amici, che assecondano incredibilmente tutte le esigenze che io non faccio nemmeno in tempo ad elucubrare. Non capirò mai come fanno, né come faccia io a meritarmeli.
In un approssimativo riassumendo del mio firmamento a tutto tondo, una Stella Fissa, un abbondante centinaio di Croci del Sud e una grossa manciata di Stelle Polari, oltre ad un luccichio transiente che si appropinqua al Sol Levante.


Ma dico, chi non vorrebbe un simile cielo?

sabato, novembre 05, 2005

La vita è bella

Un lusinghiero rimando a Benigni per cominciare la summa della settimana n°5 del semestre, sintetizzabile semplicemente con queste parole. Magari ti stai chiedendo cosa c’è stato di tanto straordinario nella mia settimana che volge al termine da farmi vedere tutto tanto radioso. Vediamo un po’…
Lunedì
ero con la mia famiglia;
ho rivisto un mare di gente a cui voglio bene che non vedevo da parecchio -qualcuno con l’ausilio di un serie di fortuite e provvidenziali coincidenze da sceneggiatura hollywoodiana-;
c’era il sole;
sono tornata a Firenze;
ho passato Halloween con gente interessante.
Martedì
ho dormito fino a mezzogiorno;
ho ricomprato gli yogurt alla nocciola;
ho studiato l’intero pomeriggio;
ho cenato con persone a cui tengo molto;
c’era il sole.
Mercoledì
ho evitato una soporifera lezione di biochimica
passando invece l’intera giornata a ciarlare;
ho rivisto i miei splendidi amici;
ho riso un monte;
ho visto “La sposa cadavere” di Tim Burton;
c’era il sole.
Giovedì
c’era il sole;
ho passato quattro ore di lezione bellissime;
ho detto ad un’amica che ci sarò sempre e che le voglio bene;
ho passato il pomeriggio a studiare con i miei amici;
ho ricevuto un dolcissimo messaggio.
Venerdì
ho trascorso quattro interessanti ore di lezione
e ho avuto l’onore di ascoltare le parole più belle che uno studente di M&C possa mai sperare di sentire, pronunciate da una delle tre-quattro persone che più stimo al mondo;
ho tolto il dito da uno sciocco tasto focus per pigiare di nuovo l’autofocus (perdonate il gergo ermetico… più criptico di così diventa sibillino!);
ho letto un commento al precedente post –Grazie Tommy!-;
ho pranzato con i miei amici;
c’era il sole;
ho studiato con i miei amici;
ho mangiato una fetta di torta che grondava cioccolato&lipidi.
Oggi sto scrivendo queste parole, ed il solo fatto di potermi esprimere mi fa stare bene. Sto aspettando Nanny che sarà qui a momenti.

No, questa settimana non c’è stato nulla di straordinario.
APPUNTO.
E’ quando puoi dire che l’ordinarietà illumina una giornata che hai davvero fatto centro.

Enjoy your weekend!