C’è riuscita. Devo ammettere che ha trovato più di un modo
fantasioso: il primo, quasi un contrappasso, quello di infilare in una stanzina
soleggiata di una mansarda nel cuore del Bruco, nella strada dei contradaioli duri
e puri, una che reputa il Palio una tamarrata. Giusto per insegnarle a pensare
in silenzio.
Il secondo, le coreografie delle rondini su piazza del Campo
al tramonto: un modo per avere mio padre fisicamente accanto a sorridere
sornione.
Il terzo, bambini che corrono ovunque felici. E una
vecchietta ingobbita nel centro della piazza con lo sguardo perso e sereno di chi
magari sogna e ricorda -ma che da fuori appare quasi disorientato- che era più
bella di ogni rondine palazzo tramonto.
Il quarto, una birra mentre la luna esce da dietro la torre
del palazzo che sta nella piazza del Campo, che come avrete capito è l’unica cosa
di cui conosco il nome qui.
E le luci dell’Onda, che più che Onda è un merluzzo ma vabbè, per carità, tanti cari auguri per la prima vittoria dopo quella del 1995.
E le luci dell’Onda, che più che Onda è un merluzzo ma vabbè, per carità, tanti cari auguri per la prima vittoria dopo quella del 1995.
Eppure c’è riuscita. Nello spazio di qualche ora Siena si è
fatta spazio nel disorientamento di una testa, di un cuore che non realizzano
ancora davvero che si gira pagina. Eppure si è fatta spazio, quello che basta
per chiedere di darle una chance, più volente e meno nolente.
Sono fatta di Firenze, ma sai che ti dico? Due passi qui me li faccio.
Incipit vita nova.
Sono fatta di Firenze, ma sai che ti dico? Due passi qui me li faccio.
Incipit vita nova.