Papà mi diceva oggi che il 2 settembre di 27 anni fa a Bagnara c'era una tempesta di quelle fragorose che tolgono la visibilità a 3 metri: Luciano e Gabriella sono dovuti salire fino a Sant'Elia per evitare al di lui parentame di sfracellarsi giù per i tornanti che portano al paese. L'indomani era una giornata perfetta.
Il cielo di allora illumina la stanza dove apro l'album fotografico di cuoio.
Delle foto mi colpiscono le macchie di rampicanti sui palazzi, gelsomini e bouganvillae allo stesso posto di oggi, ed alcuni visi per me fuori posto in quella cornice. Molta della gente che adesso ha il doppio dei miei anni nelle foto aveva meno rughe di me in questo momento, e mi piacerebbe poter far tornare Luciano fisicamente indietro nel tempo in quell'istante di beatitudine in cui guarda l'amore della sua vita in bianco che avanza verso di lui, un pinocchio smilzo e barbuto in un completo blu perso, perso in qualcosa di simile alla contemplazione.
Darei quanto posso, tutto ciò di cui sono in possesso, vita felicità e quel poco che di mio c'è, per fargli rivivere quell'abbaglio proprio oggi.
27 anni sono lunghi come me tra due anni. Sono lunghissimi, sebbene io finga di essere giovane.
Ma, per assurdo, 16 sono più lunghi ancora.
Dalle foto traspare che nessuno pensava che ciascuno di loro fosse un po' Damocle, che queste foto avrebbero reso loro ingiustizia agli occhi del futuro. Di sicuro quella coppia fiduciosa, complice e solida che sorride dal Belvedere di Scilla e buca di felicità la carta lucida non si aspettava così poche occasioni, così pochi sorrisi. Realisticamente, gliene fregava qualcosa del futuro?
Si direbbe però dalle lacrime che sfuggono dagli angoli delle palpebre viola che l'amore non sia qualcosa che un nodo alla gola possa fermare, o la morte separare. Vedo che questa maledizione esiste, questa fedeltà e questa sofferenza da cane.
Il nodo alla gola viene a me nel non sapere cosa augurarmi di vivere, se l'oblìo all'occorrenza o qualcosa di troppo grande per poter essere rifiutato.
Ma oggi le mani si spostano presto dalla tastiera alle pagine dell'album, testimoni di ciò che è l'unica cosa in grado di mettere per un po' a riparo Luciano da tutte le forme di dolore che, crudelmente proprio oggi, si sono date appuntamento nelle sue fibre delta. Quasi uno sfregio.
Non sapevano di non poter nulla contro il mare e i gelsomini fuori dalla Matrice, contro quella stupida sacra felicità di cui mia madre brilla nelle foto che ancora e persino oggi illumina il viso di mio padre.