Oggi è uno di quei giorni in cui la vita e mille dei suoi lati sembrano dipanarsi davanti ai miei occhi.
Giorno di spossatezza, di studio -tanto per cambiare.
Giorno di fierezza, di quando le cose cambiano.
Quando si passa dall'altra parte niente è più come prima nelle nostre vite. Nei nostri legami, nelle nostre agende, niente sarà più logisticamente facile come era fino a ieri.
La paura di perdersi può più di tutte le altre paure, e guasta la gioia.
Sei-otto volti senza cui tutto sarebbe stato diverso, peggiore, volti che vorrei avere nella mia vita in modo costante...e un anno e mezzo di tempo per abituarmi alla lontananza senza scadenza.
Il prezzo di una vita senza radici è che il vento mi sparpaglia via come fossi fatta di tanti piccoli pezzi. E forse è così. Tutti i volti lì a portata di braccia nello stesso momento. Non sarò mai più intera come stamani.
Forse per tutti noi è tempo di essere interi altrove ed altrimenti.
Ma resta unito chi lo vuole davvero, e il vento resta ad ululare fuori.
Merci les gars.
giovedì, luglio 22, 2010
mercoledì, luglio 14, 2010
Sortir la grande voile
La sensazione di questi giorni merita un post.
Non è il solito stress pre-esami, la solita disfagia paradossa, la nausea dopo troppo caffè. Cioè, ci sono anche quelli, ma non è tutto lì. Non stavolta.
4 mesi francesi a dir poco pieni. Pieni di tutto.
Ho imparato che gli incontri avvengono quando per una ragione o per un'altra, non necessariamente le più ovvie, siamo al limite. Bisogna capire perchè, e dargli solo il significato che hanno, senza ricamarci su.
Ho imparato che bisogna avere amici con cui parlare in ogni posto dove si è.
Ho imparato che anche -e soprattutto- certi re-incontri/scontri seguono la stessa dinamica, ma richiedono umiltà, coraggio e di mettere in tavola tutto l'amore che c'è. Poi però ripagano di tutto, e lo fanno a vita.
Ho imparato che guardare un bambino che cammina e che corre e che sta dritto è ciò che di più bello la medicina mi abbia offerto finora. Dopo la paura della nuova strada ho capito che c'era un sentiero bellissimo, solido e difficile, persino clinico se si hanno le palle di restare clinici. E non dimenticherò mai le parole del mio chef, Ne te laisse pas faire.
Laura ha detto sì ai bambini sfasciati.
Ho imparato che nessun ampio salone, divano, camera o bosco valgono il lusso di una piscina condominiale. O del mare fuori dalla finestra, che ancora penso sia la cosa più bella che una casa possa vantare oltre alle risate dei bambini.
Ho imparato che un anello al dito non è così spaventoso come pensavo, e in questo caso è come se ci fosse da sempre, perfetto leggero brillante mio, e che il futuro non arriva tra due ore, anche se sembra vicinissimo perchè ci sono mille cose da fare. Quello che ancora non so fare è gestire l'inadeguatezza di fondo che sento per tutto ciò che finora non avevo mai fatto davvero. Tipo, sognare con qualcuno. Volare alto.
Appena rientrata, investita da esami uno dietro l'altro, guardo l'abbronzatura scolorire tristemente e la vita riprendere il suo corso 'normale'. La bellezza di tutto ciò mi era rimasta preclusa finchè non ho sincronizzato l'orologio di fuori con il mio, e non viceversa: sono finalmente serena nel tran-tran, pronta a un anno di quelli dove dai proprio tutto. Che inizia con 4 esami in venti giorni, una cena solo io e mia sorella, un sabato con papà a Roma semplicemente per stare insieme, una vacanza in Croazia, un giro del Viso, del tempo a casa con Andrea.
E poi chissà quando, ma ci sarà, qualche giorno da nonna.
Quel mare che amo e mi manca tanto, stavolta sarà comunque da una prospettiva diversa.
Ho preso il largo.
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