E' un sacco che non scrivo un po' come una volta, complici i mille impegni fissi che questi quattro mesi in Francia hanno consolidato, le guardie in Urgences che mi scaricano le pile (fisicamente parlando. A livello mentale, mi ricordano che sono e sarò sempre in salvo.), le mille piccole e grandi feste, le sessioni di bagna cauda e quelle di perdita di cognizione dello spazio-tempo a JJ.
E non vi parlo dello sci del prossimo weekend sui Pirenei, nè della mattinata 'femme du menage' che mi aspetta domani.
Dopo 20 ore in ospedale su 48 di vita, a malapena tengo su la testa -scrivo in una posizione molto Colomo-like... - ma ho messo a fuoco una cosa importante.
In queste 20 ore, ci sono stata totalmente. C'è voluto del tempo per esserci totalmente in Dea anche se è stata più paura che amore a primo turno, ma sapevo che sarebbe arrivato. Sapevo di doverlo continuare a cercare lì, dentro quella voglia di alzarsi la mattina alle 6, prendere le consegne con gli occhi ancora chiusi, infilarsi lo smezzato bianco e cominciare una giornata in cui avrei capito quasi tutto. E quel quasi ora so che è cancellabile.
Quello che so, è lì che l'ho trovato.
Il Pronto Soccorso è un non-luogo, una location paradossale. L'ho aspettato per anni, ed ora mi districo tra i corridoi senza pensarci. So usare tutti i macchinari, scrivere e prescrivere, fare. Ed ho aspettato tanto, accontentandomi di quello che capivo, un po' un compromesso.
Ed ora, 20 ore su 48 mi hanno ricordato che scendere a compromessi, attendere troppo, accontentarsi a volte sono verbi criminali.
E ho 34 ore settimanali per 6 settimane che mi rinfrescheranno la memoria.
Voilà il mio Golden Period. Il momento delle decisioni vitali.
venerdì, gennaio 30, 2009
lunedì, gennaio 26, 2009
Enrosadira - la vie en rose
Il mio pc ha un solo minuto di inattività prima che lo screensaver parta. Ho impostato l'intervallo minimo affinchè i vostri visi compaiano sullo schermo più volte possibile, ogni giorno.
I miei pilastri, i miei rifugi. E ora... ora che i sentieri sono dissestati e che le suole dei nostri scarponi non bastano più, si stringe la ghiera del moschettone che ci lega.
Spalla contro spalla, zampa contro zampa. Soprattutto quando la vita perde la sua tinta rosea, quando si vorrebbe essere un po' Dolomiti, forti e che arrossiscono leggermente ogni nuovo giorno.
Nessun luogo è lontano, e noi lo sappiamo.
Anche se il viaggio Torino-Nice, Nice-Toulouse può farlo sembrare non esattamente dietro l'angolo. Ma io sarò alla Gare Matabiau ad attendervi, quel giorno di grazia in cui arriverete.
Vi abbraccio forte, forte, forte, forte, forte...
I miei pilastri, i miei rifugi. E ora... ora che i sentieri sono dissestati e che le suole dei nostri scarponi non bastano più, si stringe la ghiera del moschettone che ci lega.
Spalla contro spalla, zampa contro zampa. Soprattutto quando la vita perde la sua tinta rosea, quando si vorrebbe essere un po' Dolomiti, forti e che arrossiscono leggermente ogni nuovo giorno.
Nessun luogo è lontano, e noi lo sappiamo.
Anche se il viaggio Torino-Nice, Nice-Toulouse può farlo sembrare non esattamente dietro l'angolo. Ma io sarò alla Gare Matabiau ad attendervi, quel giorno di grazia in cui arriverete.
Vi abbraccio forte, forte, forte, forte, forte...
lunedì, gennaio 19, 2009
Gli struzzi sotto la neve
Come riemergere da una apnea lunga sette giorni. Sette giorni carichi carichi di vita pura, nei suoi mille aspetti, mille sorrisi, mille panorami, tutti belli come una mattina di Natale.
Ed il perchè è meraviglioso ed inaspettato come degli struzzi sotto la neve, sotto al Monviso.
Non cosa, ma chi.
E capirlo è come un segreto sussurrato all'orecchio solo a me, e mi lascia con il viso radioso ed il cuore gonfio e fiducioso. D'altronde nessuno degli struzzi aveva la testa nascosta sotto la neve: prendo esempio e stacco bene le parole mentre ti guardo negli occhi.
Ti voglio bene.
Ed il perchè è meraviglioso ed inaspettato come degli struzzi sotto la neve, sotto al Monviso.
Non cosa, ma chi.
E capirlo è come un segreto sussurrato all'orecchio solo a me, e mi lascia con il viso radioso ed il cuore gonfio e fiducioso. D'altronde nessuno degli struzzi aveva la testa nascosta sotto la neve: prendo esempio e stacco bene le parole mentre ti guardo negli occhi.
Ti voglio bene.
lunedì, gennaio 05, 2009
Giocala
Ci fosse anche solo una probabilità
giocala...
giocala...
giocala...
prendila...
prendila...
prendila...
prendila.
giocala...
giocala...
giocala...
prendila...
prendila...
prendila...
prendila.
giovedì, gennaio 01, 2009
Single malt scotch
Non so quanti a quanti di voi piaccia il whisky. Volendo fare una stima approssimativa basandomi sulle occhiataccie e sui commenti sarcastici che sento quando ordino un Talisker, direi che non molti apprezzano. E nemmeno penso a quello che qualcuno penserà leggendo un post che inizia con questo titolo.
Sapete, il whisky rasenta la perfezione, dal modo in cui non bagna il vetro del bicchiere, al modo morbido in cui ti accarezza il nervo olfattivo.
Un single malt è affascinante.
Tutto quello a cui decido di prestare attenzione, vuol dire che ai miei occhi è affascinante e ai miei occhi tende ad essere perfetto. Non per forza bello, o facile, o di moda, o femminile.
Quando la Franci ha chiesto al primario di cardiochirurgia se poteva frequentare il reparto, la sua risposta è stata negativa, perchè che ragione ha una donna, se non è un'infermiera, di frequentare un reparto di cardiochirurgia?
Questo perchè non le è stato chiesto, però.
La differenza tra il whisky ed il bisturi è che -nonostante le battutine simpatiche di uomini veri che del whisky non riescono nemmeno a sopportarne l'odore- so che di uno posso farne una ragione di vita, per ragioni che la vita mi ha dato su un piatto d'argento. Non sono ragioni facili, o belle, né di moda. Per il primario di Firenze, non sono nemmeno ragioni femminili.
Forse non ha un'accezione corretta di femminile.
Ehi, non sono femminista. Mi limito a dire l'oggettiva realtà: lo smezzato azzurro mi dona più di molti altri capi d'abbigliamento.
Di tanto in tanto è necessario vedere il disegno più ampio, fin negli angoli più scomodi e meno scontati.
Nell'angolino in alto a destra, dietro una piegatura del foglio, ho trovato una promessa affascinante: quando sei pronta, puoi ottenere quello che vuoi di più rinunciando a tutto il resto.
L'anno inizia con buoni propositi nuovi di zecca, come da tradizione, ma quest'anno infrango le regole: il disegno è sempre lo stesso.
Mi sto divertendo a cambiare lo smalto tre volte al giorno ora che ho le unghie lunghe, ma preferisco di gran lunga il profumo del betadine a quello del solvente per unghie. E non mi stupisco di torturarmi le mani mentre studio come si pratica un'incisione d'approccio retroperitoneale.
Non so ancora se sarà un cuore sotto un bisturi o sotto compressioni, un'aorta che torna del suo calibro, una cicatrice meno visibile, delle parole che magari tornano al loro posto. So che non sarà stato facile, o bello, o di moda.
So che ne sarà valsa la pena, di rinunciare per questo a tutto quel resto. Il resto, non sarò io ad andarlo a cercare.
L'angolo in alto a sinistra è un post-it piccolo piccolo,una porta aperta.
"Se ha le palle, il resto viene a cercarti".
Beh, resto, non aver fretta.
Domani si torna Oltralpe. C'était bien le temp.
Sapete, il whisky rasenta la perfezione, dal modo in cui non bagna il vetro del bicchiere, al modo morbido in cui ti accarezza il nervo olfattivo.
Un single malt è affascinante.
Tutto quello a cui decido di prestare attenzione, vuol dire che ai miei occhi è affascinante e ai miei occhi tende ad essere perfetto. Non per forza bello, o facile, o di moda, o femminile.
Quando la Franci ha chiesto al primario di cardiochirurgia se poteva frequentare il reparto, la sua risposta è stata negativa, perchè che ragione ha una donna, se non è un'infermiera, di frequentare un reparto di cardiochirurgia?
Questo perchè non le è stato chiesto, però.
La differenza tra il whisky ed il bisturi è che -nonostante le battutine simpatiche di uomini veri che del whisky non riescono nemmeno a sopportarne l'odore- so che di uno posso farne una ragione di vita, per ragioni che la vita mi ha dato su un piatto d'argento. Non sono ragioni facili, o belle, né di moda. Per il primario di Firenze, non sono nemmeno ragioni femminili.
Forse non ha un'accezione corretta di femminile.
Ehi, non sono femminista. Mi limito a dire l'oggettiva realtà: lo smezzato azzurro mi dona più di molti altri capi d'abbigliamento.
Di tanto in tanto è necessario vedere il disegno più ampio, fin negli angoli più scomodi e meno scontati.
Nell'angolino in alto a destra, dietro una piegatura del foglio, ho trovato una promessa affascinante: quando sei pronta, puoi ottenere quello che vuoi di più rinunciando a tutto il resto.
L'anno inizia con buoni propositi nuovi di zecca, come da tradizione, ma quest'anno infrango le regole: il disegno è sempre lo stesso.
Mi sto divertendo a cambiare lo smalto tre volte al giorno ora che ho le unghie lunghe, ma preferisco di gran lunga il profumo del betadine a quello del solvente per unghie. E non mi stupisco di torturarmi le mani mentre studio come si pratica un'incisione d'approccio retroperitoneale.
Non so ancora se sarà un cuore sotto un bisturi o sotto compressioni, un'aorta che torna del suo calibro, una cicatrice meno visibile, delle parole che magari tornano al loro posto. So che non sarà stato facile, o bello, o di moda.
So che ne sarà valsa la pena, di rinunciare per questo a tutto quel resto. Il resto, non sarò io ad andarlo a cercare.
L'angolo in alto a sinistra è un post-it piccolo piccolo,una porta aperta.
"Se ha le palle, il resto viene a cercarti".
Beh, resto, non aver fretta.
Domani si torna Oltralpe. C'était bien le temp.
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