Casa di Andrea ormai ricopre ufficilmente il ruolo di sede di Little Italy, e finalmente stasera sono riuscita a caccciarli fuori dalla cucina e mettermi ai fornelli. Ale e Luigi sono letteralmente scomparsi dalla circolazione, ma il Tripode non è ancora crollato e quindi ho ancora un tetto sopra la testa.
Dopo aver pasteggiato a risotto ai funghi e passito di Bordeaux ci aspetta una passeggiatina a ritmo sostenuto fino al centro, per andarci a ficcare in non so bene quale dei tanti buchi alcolici -mamma di Andrea, tranquilla, in questo momento suo figlio sta ripulendo un barattolo di Nutella con un mestolo. E' ancora il bravo ragazzo che ricorda. ah, e complimenti per il brodo! Il mio risotto le deve molto :)
Gente, qui la vita procede ad un ritmo ideale. Chi in Placement, chi in stage, chi iscritto, chi puro Erasmus, abbiamo finalmente trovato uno "chez nous" qui. E che bellezza dopo una mattinata in reparto ritrovarsi insieme nella lussuosissima mensa della Paul Sabatier a raccontarsi la manciata di ore trascorse dall'ultima volta che ci siamo visti.
E se Matteo e Andrea si sbrigano a lavare i piatti si esce...
Qui va tutto alla grande!
Un bacio da Little Italy
mercoledì, ottobre 29, 2008
martedì, ottobre 28, 2008
C'est parti! - resoconto del primo mese
In italiano, perchè oggi ho già fatto la mia quotidiana pira di neuroni. Un mese che sono qui, un mese di mille difficoltà e dalle seimila bellezze che è volato via.
E' stato un mese in cui mi sono trovata a tu per tu con me stessa e con le mie risorse di sopravvivenza come da tanto non mi succedeva, un mese in cui più volte mi sono dovuta ripetere il patto che ho sottoscritto con Vi (e non ho nessuna intenzione di venir meno a quelle due parole!), un mese in cui mi sono davvero rimboccata le maniche.
Le sole tre cose che non sopporto molto di qui sono la mncanza dell'olio d'oliva, la burocrazia esagerata e il caffè terribile (fortuna che c'è Alicia...).
Tutto il resto è una festa, letteralmente. Ho il fegato a pezzi e dei sacchi della spazzatura al posto delle occhiaie, ma sorrido quasi incessantemente.
Un mese senza i miei Tommy e Franci quotidiani, senza Vi, senza Franz, senza Andrea, senza Matte, senza Bea.
Un mese con le burinate dell'Ing. Matteo, con i grissini e la cucina di Andrea, le risate di Roberto e gli strafalcioni di Ale. E con la cinquantina d'altre persone che stanno passando nella mia vita.
Un mese in cui me la sto davvero giocando al 100%, di nuovo. E oggi ho capito che a volte le regole le posso decidere io.
E' stato un mese in cui mi sono trovata a tu per tu con me stessa e con le mie risorse di sopravvivenza come da tanto non mi succedeva, un mese in cui più volte mi sono dovuta ripetere il patto che ho sottoscritto con Vi (e non ho nessuna intenzione di venir meno a quelle due parole!), un mese in cui mi sono davvero rimboccata le maniche.
Le sole tre cose che non sopporto molto di qui sono la mncanza dell'olio d'oliva, la burocrazia esagerata e il caffè terribile (fortuna che c'è Alicia...).
Tutto il resto è una festa, letteralmente. Ho il fegato a pezzi e dei sacchi della spazzatura al posto delle occhiaie, ma sorrido quasi incessantemente.
Un mese senza i miei Tommy e Franci quotidiani, senza Vi, senza Franz, senza Andrea, senza Matte, senza Bea.
Un mese con le burinate dell'Ing. Matteo, con i grissini e la cucina di Andrea, le risate di Roberto e gli strafalcioni di Ale. E con la cinquantina d'altre persone che stanno passando nella mia vita.
Un mese in cui me la sto davvero giocando al 100%, di nuovo. E oggi ho capito che a volte le regole le posso decidere io.
Fingers crossed
Ultimo la passata di cipria sulle occhiaie e vado. Che scommessa stamani, ragazzi. Incrociate le dita per me!! Un bacio
mercoledì, ottobre 22, 2008
Into the bubble
I re-discovered the power of earplugs. I used to put them on before shows or competition. “Go into the bubble”, that was the sentence saying to rest deep inside.
I bought earplugs right after coming here, thinking that my neighbours would have been noisy, and they’re not at all. But tonight I really needed a profound silence, to reassess the heart rate.
Sometimes 80% of things are going the right way, and I must admit that’s a lot.
The other 20%, that’s the part you can’t do nothing about.
In today’s 20%, there are two person I’d die for not smiling properly right now, burocracy still on, my right knee in a bad estate, little of fever here around, Internet not working as usually, paracetamol not working yet, and my stomach’s aching.
And then there’s something else, I must confess.
There’s a sensation, weird one. Feeling curious about someone. Wondering. If.
I bought earplugs right after coming here, thinking that my neighbours would have been noisy, and they’re not at all. But tonight I really needed a profound silence, to reassess the heart rate.
Sometimes 80% of things are going the right way, and I must admit that’s a lot.
The other 20%, that’s the part you can’t do nothing about.
In today’s 20%, there are two person I’d die for not smiling properly right now, burocracy still on, my right knee in a bad estate, little of fever here around, Internet not working as usually, paracetamol not working yet, and my stomach’s aching.
And then there’s something else, I must confess.
There’s a sensation, weird one. Feeling curious about someone. Wondering. If.
martedì, ottobre 21, 2008
domenica, ottobre 19, 2008
Strapazzata alla Patte d'Oie
Giusto trenta secondi prima di partire per la visita di Toulouse in bici con Ale, Andrea e Matteo, la mia Little Italy che il sabato sera cucina cose buonissime, che c'è ad ogni pranzo ed ogni cena di quelle che finora ci han fatto perdere due chili (in venti giorni...), quella che "BASTA PATTINARE!! Dobbiamo uscire!" -pensate che stamani per stare con loro non pattino. Pensate...-.
Giusto trenta secondi per voi che non siete con me in questa biciclettata culturale, in questa ville rose, in questo Erasmus che mi sta aprendo migliaia di mondi. Per voi che fisicamente non spostate la polvere sulla strada quando passeggiate accanto a me ogni giorno, ma che occupate tutto il marciapiede del boulevard.
Finalmente qui mi sento a casa.
Il rodaggio è finito.
Un bisou, vi voglio bene, MI MANCATE.
Giusto trenta secondi per voi che non siete con me in questa biciclettata culturale, in questa ville rose, in questo Erasmus che mi sta aprendo migliaia di mondi. Per voi che fisicamente non spostate la polvere sulla strada quando passeggiate accanto a me ogni giorno, ma che occupate tutto il marciapiede del boulevard.
Finalmente qui mi sento a casa.
Il rodaggio è finito.
Un bisou, vi voglio bene, MI MANCATE.
domenica, ottobre 05, 2008
Blissful Oblivion
I slept bad tonight, waking every three hours to check ma marque. A ray of sunlight hit me right in the eyes at 7, when finally I found some sleep. Wearing the black suit has been like diving in the past. I couldn't -and still I can't- believe it's back being present.
Riding til the rink, getting there before it opened. And praying to be all alone, with my music, my skates, my so-called blades and the presence of someone who did the whole road there right at my side. Right on the top of my pullover, the one covering Petra's T-shirt.
Gloves are mandatory to get in there. I had just one. And I found out what happens when I just need to speak, when I want something more than anything else.
"Ecoutez, Monsieur, je n'ai pas besoin de gants. Regardez-moi 10 secs, vous allez me croire."
I've never been this serious in my entire life, I guess.
First step in, after a little warming-up. Just a little.
It was there, calling me, perfect and lonely.
And I was finally there, lonely as well for too long.
And those 4 years without, you cannot know how painful they've been. The day I burned my suits. The day I buried the skates in the darkest side of the armoir.
And.
The morning of my first step back.
Of my first run back.
Of my first spin back.
Of my first jump back -a Toe.
"And it was blissful oblivion..." like JKR wrote. I never felt those words this underneath my skin.
All I need is the air I breathe, and a place to rest my blades.
Riding til the rink, getting there before it opened. And praying to be all alone, with my music, my skates, my so-called blades and the presence of someone who did the whole road there right at my side. Right on the top of my pullover, the one covering Petra's T-shirt.
Gloves are mandatory to get in there. I had just one. And I found out what happens when I just need to speak, when I want something more than anything else.
"Ecoutez, Monsieur, je n'ai pas besoin de gants. Regardez-moi 10 secs, vous allez me croire."
I've never been this serious in my entire life, I guess.
First step in, after a little warming-up. Just a little.
It was there, calling me, perfect and lonely.
And I was finally there, lonely as well for too long.
And those 4 years without, you cannot know how painful they've been. The day I burned my suits. The day I buried the skates in the darkest side of the armoir.
And.
The morning of my first step back.
Of my first run back.
Of my first spin back.
Of my first jump back -a Toe.
"And it was blissful oblivion..." like JKR wrote. I never felt those words this underneath my skin.
All I need is the air I breathe, and a place to rest my blades.
venerdì, ottobre 03, 2008
Compte rendu - semaine 1
Mai sognato tanto un venerdì sera. Tra le sei diverse feste/concerti/rendez-vous internazionali proposti per la serata -eh sì, siamo in Erasmus... anche se in mezzo ai Galli- io e Ale abbiamo optato per un sereno infilarci sotto le coperte. Fuori fa davvero freddo, il vento ti taglia il tagliabile e davvero stasera ci mancano le forze per fare altro che infilare la faccia dentro uno di questi cuscini a cilindro, comodissimi. Mi ero scordata dell'unica volta che li avevo provati prima, ed è vero che sono comodissimi per leggere.
Non è un post di resoconti interessanti (per quello chiedete agli emigrati in Spagna) quanto un breve tirar le somme dei miei primi 8 giorni qui.
Vivo in un campus talmente grande da non aver ancora finito di vederlo tutto, leggermente antiestetico ma con immani spazi verdi ovunque. A fianco del campus scorre il Canal du Midi, talmente bello che sembra spruzzato lì da un pittore.
In reparto le cose procedono, e non uso aggettivi. C'è gente ostica ostica, e c'è gente che invece mi sta facendo da chioccia: i miei angeli custodi Gabrielle e Charlotte, colleghe di cote bleu della nostra ala B2... davvero non so come ringraziarle. Giuro che quando tornerò in Italia farò da zia gentile a tutti gli Erasmus.
Da oggi abbiamo tre letti a testa di cui siamo responsabili. Qui essere responsabile di tre pazienti per uno studente vuol dire che devi sapere anche quante volte usa il pappagallo. Anche la domenica. (E per me nella fattispecie, vuol dire che oggi ho fatto -e scritto, grasse risate- la mia prima anamnesi da sola, e siccome non bastava ho anche dovuto presentare il dossier a due specialisti arrivati in consultazione. Se Dio vuole, mi han capito. Prima piccola vittoria.)
Nell'ospedale dove sono, nel sottosuolo ci sono dei piccoli negozi che vendono le cose a prezzi inferiori. Così i medici possono fare shopping nella pausa pranzo.
Per alcuni francesi, la Francia è esattamente allo sfacelo come l'Italia.
Per altri, la Francia è la nuova sede -migliorata- dell'Eden.
Per me, che non cercavo il Paese di Bengodi ma volevo inventarmi un modo per crescere come medico, questa Francia va infilata come un camice. All'inizio vai in giro tronfio, poi per buona parte del tempo ti chiedi come si porti addosso. Arriverà il momento in cui questo camice sarà una seconda pelle.
Non è un post di resoconti interessanti (per quello chiedete agli emigrati in Spagna) quanto un breve tirar le somme dei miei primi 8 giorni qui.
Vivo in un campus talmente grande da non aver ancora finito di vederlo tutto, leggermente antiestetico ma con immani spazi verdi ovunque. A fianco del campus scorre il Canal du Midi, talmente bello che sembra spruzzato lì da un pittore.
In reparto le cose procedono, e non uso aggettivi. C'è gente ostica ostica, e c'è gente che invece mi sta facendo da chioccia: i miei angeli custodi Gabrielle e Charlotte, colleghe di cote bleu della nostra ala B2... davvero non so come ringraziarle. Giuro che quando tornerò in Italia farò da zia gentile a tutti gli Erasmus.
Da oggi abbiamo tre letti a testa di cui siamo responsabili. Qui essere responsabile di tre pazienti per uno studente vuol dire che devi sapere anche quante volte usa il pappagallo. Anche la domenica. (E per me nella fattispecie, vuol dire che oggi ho fatto -e scritto, grasse risate- la mia prima anamnesi da sola, e siccome non bastava ho anche dovuto presentare il dossier a due specialisti arrivati in consultazione. Se Dio vuole, mi han capito. Prima piccola vittoria.)
Nell'ospedale dove sono, nel sottosuolo ci sono dei piccoli negozi che vendono le cose a prezzi inferiori. Così i medici possono fare shopping nella pausa pranzo.
Per alcuni francesi, la Francia è esattamente allo sfacelo come l'Italia.
Per altri, la Francia è la nuova sede -migliorata- dell'Eden.
Per me, che non cercavo il Paese di Bengodi ma volevo inventarmi un modo per crescere come medico, questa Francia va infilata come un camice. All'inizio vai in giro tronfio, poi per buona parte del tempo ti chiedi come si porti addosso. Arriverà il momento in cui questo camice sarà una seconda pelle.
mercoledì, ottobre 01, 2008
Locked-in Syndrome
Già il titolo vi dice parecchio sul mio rapporto col francese... amore-odio due a sette, per il momento. A lezione di Emergenze avrei voluto rispondere a tutto, se solo avessi saputo come. Stare dietro ai dottori non è facile (deo gratias sono a Pneumo, quindi non è difficile capire le cose che mi succedono intorno. Difficile è quando i pazienti ottantenni francesi senza dentiera cercano di raccontarti qualcosa). Fortunatamente siamo solo in tre nella nostra ala di reparto, e le altre due filles sono disponibilissime e simpatiche. E la mia specializzanda è una tedesca che ha fatto l'Erasmus qui 4 anni fa e poi ci è tornata a vivere- quindi capisce benissimo il mio disagio e sa come interpretare i miei grugniti diagnostici.
Raggiungere l'ospedale ogni mattina mi rimetterà in forma prima di Natale, considerato anche che abbiamo solo 10 mattine da prendere libere in questi 3 mesi. Ogni mercoledì pomeriggio lezione di Emergenze, ogni martedì Orto. Qui per insegnare come e quando prescrivere una cura termale portano i ragazzi alle terme gratis (è obbligatorio andarci per presentarsi all'esame finale, e nel comunicato della segreteria dice di lasciare libri a casa e portare il costume. Non scherzo!).
Qui fanno gli EGA con l'anestesia locale, ma i protocolli di disinfezione fanno leggermente paura.
Questo Erasmus ha un sapoe molto meno festaiolo di quello che leggo nelle mail che mi arrivano ogni giorno dalla Spagna. Ma lo sapevo, e va benissimo così.
Qui... qui c'è la mia sfida, e non lascerò l'arena finchè non avrò vinto, per difficile che sia.
Raggiungere l'ospedale ogni mattina mi rimetterà in forma prima di Natale, considerato anche che abbiamo solo 10 mattine da prendere libere in questi 3 mesi. Ogni mercoledì pomeriggio lezione di Emergenze, ogni martedì Orto. Qui per insegnare come e quando prescrivere una cura termale portano i ragazzi alle terme gratis (è obbligatorio andarci per presentarsi all'esame finale, e nel comunicato della segreteria dice di lasciare libri a casa e portare il costume. Non scherzo!).
Qui fanno gli EGA con l'anestesia locale, ma i protocolli di disinfezione fanno leggermente paura.
Questo Erasmus ha un sapoe molto meno festaiolo di quello che leggo nelle mail che mi arrivano ogni giorno dalla Spagna. Ma lo sapevo, e va benissimo così.
Qui... qui c'è la mia sfida, e non lascerò l'arena finchè non avrò vinto, per difficile che sia.
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