Lunedì mi sono svegliata con il caffè del mio babbo, e le nostre stiliste preferite hanno aperto il negozio apposta per me e Gaia. E Firenze, la mia bellissima Firenze, mi ha riaccolta tiepida al tramonto.
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Ieri mi sono svegliata nel panico, e non solo per il ritardo mostruoso. Fino a un secondo prima di aprire gli occhi ero in un altro letto, e stavo giocando con mia figlia. Una bimba di pochi mesi, con una tutina fucsia, i capelli lisci scuri scuri, tagliati quasi a caschetto. Quei lineamenti, così nitidi, così vividi anche oggi. Quel profumo, che riconoscerei ovunque. E' stata una esperienza sconvolgente. E poi un messaggio di Ale. E poi uno di Franci.
Oggi mi sono rassegnata a dimenticarmi del sacro rito delle otto ore di sonno fino al giorno dell'esame, ho infilato il camice in borsa e Tommy mi aspettava sotto casa per andare in reparto. E non avevo mai passato il tea time con un caffè in stazione.
Nove e tre quarti, segnava stamani la siringa dei minuti del mio orologio rosso, quando pensavo che il mondo può davvero essere meraviglioso, e davvero tu puoi pensare di sapere quanto.... almeno fino al momento in cui vedi una carena tracheale con i tuoi occhi. Anche se quella carotide pulsante sotto le mie dita ancora non ha pari.
Ma nove e tre quarti può anche essere un binario, può essere l'inizio corsa del treno che ciascuno di noi sogna. E oggi pensavo che il mondo è davvero stupendo, specie se è uno di quei giorni in cui ti senti al binario giusto, e con il coraggio di attraversare quel muro. Perchè oltre, chissà cosa c'è.