Il était une fois la ville qu'a capturé mes rêves. Et la bougie allumée que j'ai dedans ensoleille les mois que partagent mes yeux de Pont Neuf, et tout ce que mes yeux doivent absorber jusqu'il y a d'espace. Aussi si celà, celà que j'aime, celui qu'est un rêve lui-meme, ils ne necessitent pas de lumière, car ils ne sont pas etincelles mais étoiles. Et les étoiles sont partout, partout comme le ciel.
martedì, aprile 29, 2008
domenica, aprile 27, 2008
... ma per ardere vivo
Le dita si sgranchiscono veloci danzando sulla tastiera, poche righe gustose, di quelle che piacciono alla me più me che conosco. Ne ho abbastanza di dubbi sulle persone, e mi sono ritrovata a sorridere davanti a cose che in altri momenti mi avrebbero sciolta in lacrime: il focus è tornato al suo posto. Una volta di più accarezzo il mio tatuaggio dietro il collo, ancora una volta ricordandomi che è lì perchè sono solo io, io con quella che la prof di francese definì la mia 'volontà luminosa', la soluzione che va bene per tirare un calcio a tutte le X ( e a tutti gli X).
Alla luce fiammeggiante di questo tramonto sulle montagne, mi incendio di nuovo.
Alla luce fiammeggiante di questo tramonto sulle montagne, mi incendio di nuovo.
venerdì, aprile 25, 2008
If it makes you happy
Mi accorgo che è tempo di riapprontare i bagagli quando mio padre inizia a rimproverarmi per il disordine, e non ha assolutamente torto... ma vivendo in un santuario dell'ordine per 340 giorni l'anno, quando approdo qui la mia entropia esplode.
Che bella settimana che è stata. Casa, assaporata pienamente in ogni angolino. Il mio divano. il caffè al mattino e dopo pranzo. I miei, sempre lì con proposte geniali, tipo il caffè ogni volta che voglio. E lo shopping.
Carla, con cui ancora basta uno sguardo. Marco, con cui ogni sguardo scambiato è una sorpresa.
Ah, già, il film-rivelazione della settimana! Stardust. Bellissimo, tutte e tre le volte.
Devo però ammettere che in questi giorni sto sperimentando una seria difficoltà a reggere il ritmo di vita socio-familiare, di studio, di convivenza, per non parlare della mia nuova mania compulsiva: controllare le mail. Fino ad ora, dalla Francia nessuna Madame si è degnata di farmi sapere qualcosa, ma io sto preparando il mio piano di studi, il mio piano d'attacco. In realtà, è un piano di fuga.
Sebbene tornare a Firenze sia una necessità impellente, perchè il disbrigo pratiche non sarà rapido ed indolore, il primum movens che mi farà riempire il borsone e ripartire verso lande viola è la voglia di rivedere alcune persone. Ultimamente la vita su è cambiata. Il mio fisico si lamenta per i ritmi più universitari in senso stretto, la mia testolina scoppia perchè tiene, nonostante tutto, i ritmi stretti di medicina, ma la mia vita è ricca. Vivo di tante vite, tutte quelle che mi vivono accanto, con cui condivido rilassanti chiaccherate davanti a una ciotola di nachos, partite di poker a cui -finora- ho fatto da spettatrice, cocktail di frutta giganti, migliaia di fotocopie in una stanza nascosta, pomeriggi di studio accanito, paure e timori e speranze, come sempre.
Più persone del solito, sorprese più di sempre, scommesse vinte. E con loro accanto, tutto mi spaventa meno. E se questo mi rende felice, allora è perfetto così.
Quindi, torno su con un fascio di fogli in mano, ma vederle sarà un nodo allo stomaco in meno. Almeno finchè la data della partenza non sarà fissata.
Che bella settimana che è stata. Casa, assaporata pienamente in ogni angolino. Il mio divano. il caffè al mattino e dopo pranzo. I miei, sempre lì con proposte geniali, tipo il caffè ogni volta che voglio. E lo shopping.
Carla, con cui ancora basta uno sguardo. Marco, con cui ogni sguardo scambiato è una sorpresa.
Ah, già, il film-rivelazione della settimana! Stardust. Bellissimo, tutte e tre le volte.
Devo però ammettere che in questi giorni sto sperimentando una seria difficoltà a reggere il ritmo di vita socio-familiare, di studio, di convivenza, per non parlare della mia nuova mania compulsiva: controllare le mail. Fino ad ora, dalla Francia nessuna Madame si è degnata di farmi sapere qualcosa, ma io sto preparando il mio piano di studi, il mio piano d'attacco. In realtà, è un piano di fuga.
Sebbene tornare a Firenze sia una necessità impellente, perchè il disbrigo pratiche non sarà rapido ed indolore, il primum movens che mi farà riempire il borsone e ripartire verso lande viola è la voglia di rivedere alcune persone. Ultimamente la vita su è cambiata. Il mio fisico si lamenta per i ritmi più universitari in senso stretto, la mia testolina scoppia perchè tiene, nonostante tutto, i ritmi stretti di medicina, ma la mia vita è ricca. Vivo di tante vite, tutte quelle che mi vivono accanto, con cui condivido rilassanti chiaccherate davanti a una ciotola di nachos, partite di poker a cui -finora- ho fatto da spettatrice, cocktail di frutta giganti, migliaia di fotocopie in una stanza nascosta, pomeriggi di studio accanito, paure e timori e speranze, come sempre.
Più persone del solito, sorprese più di sempre, scommesse vinte. E con loro accanto, tutto mi spaventa meno. E se questo mi rende felice, allora è perfetto così.
Quindi, torno su con un fascio di fogli in mano, ma vederle sarà un nodo allo stomaco in meno. Almeno finchè la data della partenza non sarà fissata.
mercoledì, aprile 23, 2008
venerdì, aprile 18, 2008
Te per compagnia
Sarai contenta, Bea. Sarà colpa dell’ansia per questa attesa della graduatorie, e di sicuro ci ha messo il suo la signora che, mentre aspettavo Gio fuori dal DEA per un caffè, si è avvicinata scrutandomi da dietro gli occhiali spessi. “ Io mi ricordo di lei, sa. Lei ha visto mio marito l’anno passato, proprio qui, si ricorda, avevamo paura perché sa, aveva avuto qualche problemino, si ricorda, e la dottoressa l’aveva rimandato a casa con me la sera stessa… Ora è dentro, lui. Mi dicono di aspettare, sa, in quella stanza do noia.”
Mi ricordo eccome. Quando le fu detto che potevano tornare a casa insieme, lei schioccò un bacio forte sulla guancia del marito, e poi abbracciò la dottoressa prima di passettinare fuori dalla stanza.
“E’ da stamani che respirava poco bene, e alla fine me ne son fregata se fa l’offeso, e ho chiamato l’ambulanza... ma prima gli ho detto di non fare scherzi, che c’è le bomboniere prenotate, e sa, gli è cinquantanov’anni che si cammina per mano. Perché sa, se non ci fosse domani, avrei il fiato per nulla.”
Sta di fatto, Wushu, che questo è davvero un pericoloso mettermi in piazza.
Per scrivere cosa, poi, è ancora poco chiaro persino a me. Per ora ho capito che è tempo di dare dei contorni a questo qualcosa su cui ammorbo la vita a te e a un altro paio di persone.
Comincio dal fatto che, a quanto pare, nell’inquadrare la gente non sono propriamente una volpe. In questo caso, beh, chiamiamola bella sorpresa. Ci sono belle sorprese che compaiono nelle stanze più impensate, con la sordina inserita. Inizi a fare qualche passo mentre chiacchieri, togli il piede dalla sordina e lo porti sul pedale delle marce. Tornanti, stanze, un lungarno di sera. Sai, Bea, non è facile fare i contorni a mano libera, quindi unisco tutti questi puntini della storia, e di volta in volta ha una forma diversa. A volte è una giraffa, altre una rana, altre una gru che può muovere le ali.
Fuori l’acqua batte sulle finestre, e domani ho programmato circa tre ore di cammino con i ragazzi.
Un’altra bella sorpresa, anzi, una conferma, è il non essere mai stata presa in giro sugli scout. Poi c’è la curiosità. Il silenzio. La condivisione. La stima. Un pizzico di confidenza. E poi arriva il momento X, quello che stravolge gli equilibri, almeno, i miei. E’ il momento di tre post fa, il momento che tu ti auguravi, il momento che forse un po’ io temevo. Tanto c’è poco da fare, questa X ora c’è.
Non arrabbiarti perché sono stata criptica: non lo sono stata abbastanza.
Circa tre righe fa è lampeggiata l’icona di Gmail. La mia sede Erasmus assegnata è Toulouse, non so come mai –visto che non c’era-, non so se mi prendono in giro, non so se andrò. Però, al crollo dell’ansia, sono ancora qui a scrivere. Il fatto che non stia premendo convulsamente il tasto ‘Canc’ mi dice che volevo davvero scrivere tutto questo apparente delirio. Ora sta tutto ad una miscela di caso e volontà. Porto queste parole in balia della gente, perché in loro c’è amore e quindi sono presente anch’io.
Non sei fiera di me?
Mi ricordo eccome. Quando le fu detto che potevano tornare a casa insieme, lei schioccò un bacio forte sulla guancia del marito, e poi abbracciò la dottoressa prima di passettinare fuori dalla stanza.
“E’ da stamani che respirava poco bene, e alla fine me ne son fregata se fa l’offeso, e ho chiamato l’ambulanza... ma prima gli ho detto di non fare scherzi, che c’è le bomboniere prenotate, e sa, gli è cinquantanov’anni che si cammina per mano. Perché sa, se non ci fosse domani, avrei il fiato per nulla.”
Sta di fatto, Wushu, che questo è davvero un pericoloso mettermi in piazza.
Per scrivere cosa, poi, è ancora poco chiaro persino a me. Per ora ho capito che è tempo di dare dei contorni a questo qualcosa su cui ammorbo la vita a te e a un altro paio di persone.
Comincio dal fatto che, a quanto pare, nell’inquadrare la gente non sono propriamente una volpe. In questo caso, beh, chiamiamola bella sorpresa. Ci sono belle sorprese che compaiono nelle stanze più impensate, con la sordina inserita. Inizi a fare qualche passo mentre chiacchieri, togli il piede dalla sordina e lo porti sul pedale delle marce. Tornanti, stanze, un lungarno di sera. Sai, Bea, non è facile fare i contorni a mano libera, quindi unisco tutti questi puntini della storia, e di volta in volta ha una forma diversa. A volte è una giraffa, altre una rana, altre una gru che può muovere le ali.
Fuori l’acqua batte sulle finestre, e domani ho programmato circa tre ore di cammino con i ragazzi.
Un’altra bella sorpresa, anzi, una conferma, è il non essere mai stata presa in giro sugli scout. Poi c’è la curiosità. Il silenzio. La condivisione. La stima. Un pizzico di confidenza. E poi arriva il momento X, quello che stravolge gli equilibri, almeno, i miei. E’ il momento di tre post fa, il momento che tu ti auguravi, il momento che forse un po’ io temevo. Tanto c’è poco da fare, questa X ora c’è.
Non arrabbiarti perché sono stata criptica: non lo sono stata abbastanza.
Circa tre righe fa è lampeggiata l’icona di Gmail. La mia sede Erasmus assegnata è Toulouse, non so come mai –visto che non c’era-, non so se mi prendono in giro, non so se andrò. Però, al crollo dell’ansia, sono ancora qui a scrivere. Il fatto che non stia premendo convulsamente il tasto ‘Canc’ mi dice che volevo davvero scrivere tutto questo apparente delirio. Ora sta tutto ad una miscela di caso e volontà. Porto queste parole in balia della gente, perché in loro c’è amore e quindi sono presente anch’io.
Non sei fiera di me?
lunedì, aprile 14, 2008
Exit
Aspettare con più ansia la graduatoria Erasmus che gli exit poll, presa insieme al non essere tornata a casa per le elezioni, fa di me una persona con poca coscienza civica?
Forse sì, dai, ci hanno anche concesso un giorno di pausa accademica ad hoc... eppure non ce l'ho fatta a costringermi, stavolta. Solo ieri mi è venuta voglia di scoprire per chi avrei dovuto votare, in base alle mie strampalate idee di giustizia. Ho fatto un paio di quei test che girano ora, di quelli che ti calcolano a quanti anni luce stai transitando rispetto all'etica dei vari partiti. Il primo che ho portato a termine, con la domanda "Ritieni sia corretto che un soggetto con tre processi penali in corso a suo carico possa candidarsi a Presidente del Consiglio?" mi è parso un tantino parziale, quindi ho risposto "totalemente sfavorevole" e sono andata a cercarne un altro.
Sorprendentemente, entrambi mi hanno dato lo stesso risultato.
Ho scoperto quindi che avrei dovuto votare Per Il Bene Comune o per Di Pietro, a mia discrezione. Credo avrei votato per quello che mio padre ritiene da tanti anni essere una persona d'onore.
Però, mi è venuto da pensare, che tristezza. Io, che vivo accanto a persone infiammate come Nanny e Nik, che parlo di politica un giorno sì e l'altro pure con Franz, che mi giocherò la faccia a favore di una giusta causa con i professori di una delle Scuola che mi piacerebbe frenquentare dopo la laurea... io di questa roba ci capisco meno che di chimica. Seguo con molta più foga la corsa per le elezioni americane, come ho seguito quella per le francesi dello scorso anno.
Ricordo con precisione il momento in cui alla radio in macchina hanno annunciato la vittoria di Sarkozy, appena alla fine di un ponte sul Po.
Ricordo la stessa esclamazione all'unisono, lo stesso pensiero "La Francia non è un posto dove si potrà vivere". E' così nitido perchè ci ho ripensato mille volte, nel fare la mia domanda Erasmus, nel pensare di poter, forse, restare lì. Questo Erasmus, una via d'uscita da questa palude partitica che intristisce persino chi non vive di sondaggi elettorali. Ed ora che sono qui in bilico tra Italia e chissà dove, ora che mi chiedo dove andrò a finire se non sarà Francia, davvero importa poco chi vince. E' comunque più grave essere lo Stato soggetto delle vignette satiriche nel resto del mondo. Ed inoltre, ho la testa altrove. Non voglio pensare a chi lascerò qui.
Forse sì, dai, ci hanno anche concesso un giorno di pausa accademica ad hoc... eppure non ce l'ho fatta a costringermi, stavolta. Solo ieri mi è venuta voglia di scoprire per chi avrei dovuto votare, in base alle mie strampalate idee di giustizia. Ho fatto un paio di quei test che girano ora, di quelli che ti calcolano a quanti anni luce stai transitando rispetto all'etica dei vari partiti. Il primo che ho portato a termine, con la domanda "Ritieni sia corretto che un soggetto con tre processi penali in corso a suo carico possa candidarsi a Presidente del Consiglio?" mi è parso un tantino parziale, quindi ho risposto "totalemente sfavorevole" e sono andata a cercarne un altro.
Sorprendentemente, entrambi mi hanno dato lo stesso risultato.
Ho scoperto quindi che avrei dovuto votare Per Il Bene Comune o per Di Pietro, a mia discrezione. Credo avrei votato per quello che mio padre ritiene da tanti anni essere una persona d'onore.
Però, mi è venuto da pensare, che tristezza. Io, che vivo accanto a persone infiammate come Nanny e Nik, che parlo di politica un giorno sì e l'altro pure con Franz, che mi giocherò la faccia a favore di una giusta causa con i professori di una delle Scuola che mi piacerebbe frenquentare dopo la laurea... io di questa roba ci capisco meno che di chimica. Seguo con molta più foga la corsa per le elezioni americane, come ho seguito quella per le francesi dello scorso anno.
Ricordo con precisione il momento in cui alla radio in macchina hanno annunciato la vittoria di Sarkozy, appena alla fine di un ponte sul Po.
Ricordo la stessa esclamazione all'unisono, lo stesso pensiero "La Francia non è un posto dove si potrà vivere". E' così nitido perchè ci ho ripensato mille volte, nel fare la mia domanda Erasmus, nel pensare di poter, forse, restare lì. Questo Erasmus, una via d'uscita da questa palude partitica che intristisce persino chi non vive di sondaggi elettorali. Ed ora che sono qui in bilico tra Italia e chissà dove, ora che mi chiedo dove andrò a finire se non sarà Francia, davvero importa poco chi vince. E' comunque più grave essere lo Stato soggetto delle vignette satiriche nel resto del mondo. Ed inoltre, ho la testa altrove. Non voglio pensare a chi lascerò qui.
sabato, aprile 12, 2008
I divisori dello zero
E' più fastidioso il mal di gola o la quasi certezza dell'ennesima recidiva di herpes labialis? Non è servito decidere, perchè sul foglietto illustrativo non c'era nessuna controindicazione nel prendere Clavulin e Zelitrex con la stessa tazza di the... ma se avessi dovuto decidere?
Ultimamente, decidere sta diventando problematico. Per tutti gli anni di liceo ho evitato di considerare importanti le variabili e le incognite: io e il mio cinque in matematica formavamo una squadra formidabile. Ho iniziato a rimproverarmelo al primo esame di primo anno, fisica. Una materia incognita, e l'umore dei professori variabile. Giorno dopo giorno ho iniziato a sfrattare dalla mia materia grigia tutte le nozioni di geografia astronomica per far posto al minimo indispensabile di quei concetti che scoprivo regolare un po' tutto.
Evidentemente, però, c'è qualcosa nel mio codice genetico più cocciuto della mia volontà, qualcosa che mi impedisce di applicare alla vita quotidiana questa idea dell'imprevedibile, con cui non mi rassegno a fare i conti.
Ho più variabili ed incognite nella mia vita ora di quante non ne abbia mai avute finora, e sono arrivate tutte insieme, come la pioggia che ha flagellato la nostra serata. Un po' come Castel Sant'Angelo sembra aver avuto ragione del Tevere e delle sue bizze, così anche in balia di questa corrente di X c'è una boa ben ancorata al fondo. Tra le onde che portano via le mie certezze Erasmus, le idee sul quinto anno, i miei compagni che partiranno di sicuro per chissà dove, le serate scatenate come quella appena conclusa, le miserrime due ore e mezza di sonno che mi spettavano e gli ultimi decibel di voce residui, quella boa si trasforma in roccia e si pianta lì. Non credete nelle magie?
Se sono riuscita ad aprire gli occhi e, imperterrita ed incurante, sentimentale, continuo ad ancorare quella boa al fondo, e la trasformo in roccia ogni momento che riesco a rubare, ho scoperto i testi di Caparezza, la matematica discreta, gli anelli e i divisori dello zero, non posso non credere nella magia. Forse anche il fatto che molto nella vita sia una X, decidi tu se una incognita o un incrocio di strade, forse anche questo è magia.
Grazie, ragazzi, per questa serata davvero bellissima.
Voglio te per compagnia, portami in balia della gente, dove c'è amore, lì sarò presente anch'io...
sabato, aprile 05, 2008
Ovunque come il cielo
Le tre del mattino, ancora presto per mettere la testa sul cuscino, almeno per oggi. Mentre fuori le stelle sbadigliano, io assaporo una cosa dissepolta.
Non ho potuto far altro che aprire gli occhi bassi e slacciare i pugni chiusi, consapevole che era tardi, consapevole che non è oggi, e non sarà domani, il giorno in cui dovrò tirar fuori tutto il coraggio che ho, e magari inventarmene un po' lì per lì.
So restare indifferente a tanto, sminuisco imperterrita anche le cose più evidenti al mondo, ho imbavagliato il mio grillo parlante: quando però metti i tuoi occhi dentro quelli di qualcun altro e ti senti vicina a un fuoco di bivacco all'addiaccio, quando entri dentro quegli occhi come in un bosco pieno di sole... ecco che alle tre del mattino svegli il cielo per ringraziarlo per una cosa così bella.
Una cosa che può restare così, ma che vorrei veder crescere e venarsi di rughe, bella come il primo giorno, luminosa e calda come quel fuoco, ovunque come il cielo.
martedì, aprile 01, 2008
Wind of change
Mezz'oretta fa ho finito di leggere un libro accoccolata fuori in balcone, incastrata nell'angolino della finestra. Prima di togliere la mano tra l'ultima pagina e la copertina ho rilassato la schiena contro il marmo tiepido, sciogliendo la fatica di questi giorni al sole pulito di fine pomeriggio.
Questi giorni una pallina da ping pong finita per sbaglio in balia della corrente si sentirebbe come me: non può affondare perchè qualcosa la tiene a galla indipendentemente dalla sua volontà, e può solo fare congetture quanto a dove stia andando.
Riempire fogli su fogli in tre diverse lingue non mi sembra aumentare la sensazione di autodeterminismo, nè pastrugnare un lobo polmonare ripieno di una nodulo grande come... una pallina da ping pong.
Però,però, però... al primo sole si sciolgono le mie resistenze invernali, divento un po' meno algida e più vulnerabile, mi incanto davanti ai glicini che stanno fiorendo (fioriranno anche in Francia? Ma in Francia non avrò Andre con cui pranzare sul belvedere!) e mi incartapecorisco di paturnie sul mio futuro. Penso al mio CdA che cresce e diventa grande, ed è meglio che non pensi a quando non mi sveglierò ogni sabato alle sette per andare dai miei bimbi, altrimenti non vedo più la tastiera. Penso a quanto sono ingenua, cieca e idiota sulle cose che riguardano me. Penso a quanto mi piacerebbe una seconda chance. Penso ad alcuni compagni di corso che sarà lancinante lasciar fuori dalle valigie, tre-quattro in particolare. Penso al giorno in cui uscirà la graduatoria. Penso alla prima persona che saprà dove andrò a finire.
Penso a questa pallina da ping pong che si è scelta il fiume, che sa che una foce c'è, ma la bussola è rimasta alla sorgente...
Questo vento che spinge, bisognerà fidarsi?
PS. Come vedete, care Tockins, è una cosa che non va scemando con l'andar degli anni. La voglia di sentirsi speciali, di credere nella favola che ci aspetta dietro quest'angolo, o magari dopo quello successivo, semmai aumenta... ed aumenta di pari passo la consapevolezza di tenere in mano le redini della propria favola, la sensazione di essere noi a costruire i mattoni del nostro castello incantato. E' davvero così, giuro, se avrete la pazzia e un pizzico di coraggio necessari ad osare passi di vento.
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