venerdì, giugno 29, 2007

Six feet under

Ok, let’s face it.
Sono due giorni che non esco di casa e tuttavia non riesco ad aprire un libro di medicina, e non è solo per i McBurney-Lanz che mi fanno compagnia da 4 giorni (ok, la febbriciattola la cito per dovere di cronaca… ma tranquilli, giuro che se mi trovo Blumberg positiva vado in Dea). Sono due giorni che non faccio altro che dormire, guardare Grey’s Anatomy, leggere libri random e pensare che gli unici posti dove vorrei essere nei prossimi giorni sono Calabria, Oslo e l'Isola che Non C'è.

Just as you know, sognare Bagnara e leggere libri che non contengano parole tipo ‘addome’ oppure ‘carrier’ per me equivale ad una crisi isterica in piena regola. Se vi prendete la briga di unire:



  • sindrome premestruale e conseguente voglia di perdere 15 chili mangiando Nutella

  • dolore appendicolare

  • Previsioni meteo con Pantaleo a sudovest e Colomo in tutto il resto della rosa dei venti

  • Gianluca in ferie,

  • Amie e Franci all’Elba (ragazzi, VAFFANCULO. L’amicizia d’estate ha un limite di distanza, e Firenze-Spiagge/Sole/Ristorantinidipesce dell’Isola d’Elba really crosses the line.)

  • Crisi d’astinenza dal Branco

  • Voglia di caponata e del divano di casa

e shakerate violentemente... esce fuori un pastrocchio.

La cosina simpatica è il substrato su cui questa sbobba si installa, cioè gli ultimi due mesi congesti di scout-related facts&delusions, la cui eco di tanto in tanto torna a far capolino e che in termini di esaurimento interiore mette il suo bel carico da novanta.
Quello per cui mi devo costringere a non abbandonare i libri è quello che più ardentemente desidero.
E tutti in coro vi aspettate una frase tipo “Diventare il miglior medico possibile!”

Rullo di tamburi, people, la risposta non è questa, o perlomeno non lo è oggi.
Voglio andare in vacanza. E con questo non intendo solo smettere di marcire 12 ore al giorno su tomi alti più dei tacchi dei miei sandali. Intendo fare una valigia e andare in Calabria, restarci 20 giorni come una volta, fare colazione con una brioche con granita e panna da Deforte. Poi partire e tornare a casa. Entrare in agenzia viaggi e prendere il primo Last che mi piaccia. Tornare e andare in vacanza un po’ con mia sorella e mio padre, poi tornare a casa. E se mi sarò costretta bene sui libri e non sarò incappata in Colomo, avrò anche settembre di vacanza. E allora chissà se lascerò che la strada mi venga incontro e mi porti lontana, sola.

Voglio dimenticare la sensazione del camice che mi sfiora i polpacci e ritrovare quella della pelle che rosola al sole e sfiamma nell’acqua, i ciottoli sotto le scarpe mentre cammini, voglio non stupirmi del leggere ‘albero’ su un foglio stampato, voglio conoscere gente nuova e riconoscere vecchia gente, voglio del maledettissimo tempo solo per me e per i miei 21 anni e mezzo.
Credetemi, non ne posso davvero più.

martedì, giugno 26, 2007

Colours

Tra tre ore un esame che non farò in estemporanea. Il perchè è nei miei pennarelli. Chi mi conosce sa le fisime cromatiche con cui farcisco tutti i libri su cui studio, l'azzurro per il fisiologico, il verde per il patologico, il giallo per le finezze. Stanotte mi sono trovata a non aver più nulla da sottolineare di fisiologico! Ora comincia la medicina vera, e lo switch dell'azzurro sul patologico e del verde sulle terapie, beh, credetemi, per chi vive quello che vivo io... è antani a tutta birra! E i pazienti meritano amore, e lo continuerò a ripetere fino allo sfinimento mio e vostro. Ecco perchè.
Rav' it!

venerdì, giugno 15, 2007

Traguardo


E vediamo una buona volta se è la volta buona. 30. Tutto per chi mi ha tanto aiutato in questi mesi, ad un meraviglioso tris di camici bianchi e ai tanti pigiami sparsi nei reparti che mi hanno sorriso e raccontato tanto. E' tutto, tutto, tutto per voi. GRAZIE.

Strade e pensieri per domani (Canone Inverso)

Questo è un promemoria per il mio futuro, un lungo post-it appeso al frigo, il termine di una dozzina di ore di digestione e un punto di arrivo che non mi piace tanto. Non mi piace affatto ammettere di dover invertire i miei canoni di interpretazione, ma è così.
Non voglio affibbiare la responsabilità dell’ironia che mi incipria il naso all’indigestione di pazienti o alle 48 ore di reparto con sei ore di sonno, alle troppe metilxantine nelle vene ed all’epigastralgia. Per qualche strana ragione la lucidità è direttamente proporzionale alla stanchezza, e davanti all’ennesima tazza di caffè e al trenino che la colonia di Helicobacter ha gioiosamente intrapreso nei miei vasi sanguigni inizio a stillare HCl sulla tastiera, e poi vedremo se e quanto mi pentirò di queste parole. Ma tutto ha inizio perchè non volevo avere rimpianti, figuriamoci se ora permetto che escan fuori rimorsi!

Di sicuro ho avuto la conferma che nel caso fallissi come medico la prospettiva di diventare veggente mi porterebbe a fare più soldi di Vanna Marchi, senza però dover ricorrere ai suoi mezzucci… semplicemente affidandomi ai miei lungimiranti 11/10. Già questo è un risultato non da tutti i giorni. Non credo però che questa eventualità sia da prendere in considerazione, visto che da qualche parte nel mio
codice genetico la doppia elica sbaraglia i serpenti e si attorciglia intorno al caduceo (altro che ribosomi).
Prima che i tasti si corrodano puntualizzo una sostanziale verità a cui sono giunta in quest’ultimo semestre. Ci sono indizi che non sono sintomatici di un dato evento, ma che nettamente quel dato evento lo indicano con le freccine luminose, che segnalano quel dato evento con un grosso punto esclamativo. Una buona anamnesi è il 90% di una diagnosi corretta, è l’inclinazione luminosa sotto cui tutte le freccine che singolarmente si confondevano con il sole abbacinante si fanno evidenti e lampeggiano distintamente indicandosi l’un l’altra, e tutte verso la direzione che già ti aspettavi indicassero.
Giunta a questo punto non è più il cosa che importa, quanto il come. E ora viene il divertente! Una saggia persona oggi mi ha detto vedendomi ridere davanti a uno schermo “Puoi aspettarti tanto da tutti, ma devi aspettarti di tutto da tutti… Anche che il segno del guazzamento provenga da una teca cranica.”
Oggi mi sono arresa al fatto che so come capire, chiedere, scoprire e farmi dire le cose, ma che non tutti hanno ancora scoperto o capito quando e come che le cose vanno dette, o che a volte non vanno dette perché l’esame obiettivo parla chiaro da sè. Perché è inutile abbozzare un’anamnesi quando ce n’è già da tempo una dettagliata in cartella clinica…
Nel corso della gionata ho levato bandiera bianca di fronte a considerazioni generali e generalizzanti: all'impossibilità di scusare il mondo, alle constatazioni smaliziate ed un tantino caustiche sulla vera natura delle persone, alla necessità di ruminare le cose più volte per sentirne il vero sapore, alle zavorre che infilo in questo istante sotto le suole, al dubbio che vi possono far venire queste parole circa un sottofondo rancoroso che, credetemi, non c'è... sono oltre le situazioni singole, è stato tutto un trampolino di lancio per fare riflessioni su vasta scala.


Quello che c'è è semplicemente il dover prendere atto che non tutti afferrano che non sono le cose che si fanno il punto, ma il modo in cui quelle cose si fanno. Mi sembra un concetto particolarmente chiaro, ma forse, come è mio costume fare, potrei sopravvalutare il comprendonio generale. E sono già tre persone che mi dicono in questi giorni che qualcosa nella Laura fiduciosa ed estimativa si è interrotto. Bene che si noti, perchè è una strada che ho scelto con forza e che giustifica un sacco di modi di fare a cui non eravate abituati ed un occhio clinico un pò cinico.


E ora metto a nanna il riso sardonico, i commenti che non mi interessano, l’Helicobacter, l’acidosi metabolica cronicizzata e le mie meningi colliquate per qualche ora e poi ci rivediamo, se siete su sentieri che incrociano il mio.

lunedì, giugno 11, 2007

Sintesi senza esiti

Mi piacerebbe che tutti i giorni fossero come questa notte. Cielo terso, temperatura ideale, musica di sottofondo, neuroni vigili e collaboranti nonostante l’orologio segni le 3 e mezza ed io sia tornata a mezzanotte dal Dea, questa sera in vena di codici rossi. Tra quattro ore sarò di nuovo a Careggi per una decina di ore in Medicina Generale, ma finchè non c’è il crollo di forze WonderLaura confida nella benevola resistenza ad oltranza del proprio vessato organismo e in un pietoso restringimento del Fradà prima di giovedì.
Intanto, stanotte è un regalo, un’isola tranquilla in questo trafficatissimo periodo di iperstudio, una pausa per sorridere nel valutare lo stato di cicatrici emotive, ferite che guariscono magari non in prima intenzione, che magari necessitano di punti sulle i e non di punti di sutura… ma che sono guarite, eccome. Il trattamento più efficace è sempre e comunque l’amore, verso chi mi è affidato, verso chi si fida di me, verso me stessa. E tra le tre se la giocano alla grande, ma forse dopo la visitina di ieri dal coiffeur vince l’ultima di mezza misura…
Lo dico non per prenderne atto, ma per tranquillizzare voi, i miei Cicatrene, che passate di qui a leggere e che spesso mi chiamate un po’ preoccupati. Sono regredite sia insonnia (olè!) che inappetenza (ahimè..) e le uniche cose che mi rendono pensierosa in questo periodo sono gli esami, gli scout ed il fatto che non è possibile avere in media sei pomfi per gamba da puntura di zanzara tali da non rendere opinabile l’opzione pantaloncini corti.
Adesso abbandono qui questi impegnativi ed impegnati pensieri e torno a fagocitare roba improponibile.

A’ bientôt!

domenica, giugno 10, 2007

Fratellini e sorelline, è stata davvero una Buona Caccia...










Questo è per il mio Branco, meraviglioso e faticoso, per tutto quello che mi regala e per lo stesso sangue di cui siamo. Affilo gli artigli per voi e dispiego le ali dietro cui potrete sempre trovare un pò di riparo dal vento prima di riprendere il volo. Le carogne con me hanno i giorni contati, Lupi, e guai a chi vi tocca... un bacio e un grazie,
Chil

sabato, giugno 09, 2007

Cura di te

Ieri mentre eravamo in macchina il telefono ti sarà squillato sedici volte, e ad ogni telefonata ti sei cacciato la mano in tasca, hai tirato fuori un foglietto di volta in volta più pieno e allungavi l'elenco delle visite da fare stamattina. Altro che sciopero per non lavorare di sabato... da che ho memoria te sei in servizio permanente, tranne forse quando girovaghi sulla via Marina a Bagnara, con Repubblica sottobraccio e la tua faccia da vacanza che vedo sempre meno. Ieri, non sai che bella sorpresa, ce l'avevi, nonostante fossimo a Firenze.
In questo periodo ti ho dato parecchio da pensare. Gli unici momenti in cui mi dispiace che la nostra connessione wireless non si interrompa mai sono quelli in cui non posso sollevarti dai miei dolori, che in qualche modo ti raggiungono sempre come un'eco lontana... ma, come mi ha detto Hathi, "quando non sei serena l'aria attorno a te smette di muoversi e chiunque ti conosca lo percepisce". Te e Gaia in primis.
Non tutti i padri dispongono di una conoscenza semeiologica delle proprie figlie molto accurata come la tua, nè forse saprebbero farne l'uso discreto e rispettoso che ne fai te con le tue poche parole, i tuoi abbracci forti, le tue chiamate lampo giusto per ricordarmi che ci sei, la caponata e le melanzane ripiene (lo so che mangeresti le alici anche nella macedonia, ma ti prego nelle melanzane non metterle mai più) e le cose che non dici sulle cicatrici virtuali che mi vedi addosso ma su cui non fai domande.
Nella mia vita c'è tanta roba meravigliosa, papà, e queste persone e queste cose sono la mia forza, la mia terapia e la mia ricchezza. Però anche le persone e le cose meravigliose possono far male, e anche se te vorresti che tutto il male intorno a me svanisse in un frullo d'ali questo non è possibile, ed è inevitabile che da più parti piovano colpi di diverso genere. Ma sai tenere un segreto? Tu sei quello che sei a dispetto e forse proprio grazie a tutto quello che i tuoi occhi (curati la congiuntivite, please) hanno e non hanno pianto, e le tue rughette di espressione raccontano quanto hai riso e quante preoccupazioni ti aggrottano la fronte. E se te sei diventato così ben vengano tutte le cicatrici e le cose che mi faranno piangere o meno, sorridere o preoccupare.
Spero di essere per te sempre più una rughetta agli angoli degli occhi che un solco sulla fronte.
Ti voglio bene.

mercoledì, giugno 06, 2007

La Legge della Giungla


"Mi scusi, potrei farle una domanda?"
"Dimmi, ma non darmi del lei! E' mettere distanza!"
"Precisamente. La domanda era: Cosa cazzo lo porta a fare quel fazzolettone al collo?"

Dicono che trancio le gambe con una manciata di sillabe. In realtà avrei preferito una katana per tranciare un paio di trachee, e pace se è poco scoutistico da dire, in questi dieci minuti e queste poche righe l'articolo 4 della legge va a farsi un giro.

"Qui stiamo parlando di spostare un Gruppo, una Comunità capi. Dei ragazzi non mi interessa."
"Questo era lampante, ma allora forse non ci siamo proprio, sa. Io è proprio per i ragazzi che sono qui."


Mi hanno detto che non so leggere tra le righe, e che sono poco diplomatica. Quanti complimenti in una sola serata... C'è gente che sarebbe bene scollasse il culo dalla poltrona e andasse a fare un pò di servizio in Unità, quei Quadri che non sanno più le canzoni e che hanno fatto lo zaino cinque anni fa l'ultima volta. O forse no, forse è bene che se ne stiano lì a cianare e sindacare sui progetti altrui, su come meglio interferire, su come meglio farmi incazzare. In questo sono davvero, davvero ferrati. Alla prossima riunione con questa gente faccio entrare anche due Lupetti, e finchè non dicono loro ai bambini il perchè bisogna cambiare fazzolettone, Totem e Branco con cui si fa attività da tre anni non faccio uscire nessuno. Chissà, magari così lo capisco anch'io. Se continuiamo così con la mia bile potrei tingere la camicia e passare al Cngei, ma continuo a pensare che l'Agesci abbia alcuni meschini portavessillo che non rendono ragione di quello in cui davvero crediamo e per cui tutto è cominciato. Come direbbe Manolo, 'Schifoo...'.

Buona caccia a tutti coloro che rispettano la Legge della Giungla,
anche se a qualcuno bisognerebbe ricordare che il senso dell'espressione per chi porta il fazzolettone è un tantino diverso dal comune.