Ok, let’s face it.
Sono due giorni che non esco di casa e tuttavia non riesco ad aprire un libro di medicina, e non è solo per i McBurney-Lanz che mi fanno compagnia da 4 giorni (ok, la febbriciattola la cito per dovere di cronaca… ma tranquilli, giuro che se mi trovo Blumberg positiva vado in Dea). Sono due giorni che non faccio altro che dormire, guardare Grey’s Anatomy, leggere libri random e pensare che gli unici posti dove vorrei essere nei prossimi giorni sono Calabria, Oslo e l'Isola che Non C'è.
Just as you know, sognare Bagnara e leggere libri che non contengano parole tipo ‘addome’ oppure ‘carrier’ per me equivale ad una crisi isterica in piena regola. Se vi prendete la briga di unire:
- sindrome premestruale e conseguente voglia di perdere 15 chili mangiando Nutella
- dolore appendicolare
- Previsioni meteo con Pantaleo a sudovest e Colomo in tutto il resto della rosa dei venti
- Gianluca in ferie,
- Amie e Franci all’Elba (ragazzi, VAFFANCULO. L’amicizia d’estate ha un limite di distanza, e Firenze-Spiagge/Sole/Ristorantinidipesce dell’Isola d’Elba really crosses the line.)
- Crisi d’astinenza dal Branco
- Voglia di caponata e del divano di casa
e shakerate violentemente... esce fuori un pastrocchio.
La cosina simpatica è il substrato su cui questa sbobba si installa, cioè gli ultimi due mesi congesti di scout-related facts&delusions, la cui eco di tanto in tanto torna a far capolino e che in termini di esaurimento interiore mette il suo bel carico da novanta.
Quello per cui mi devo costringere a non abbandonare i libri è quello che più ardentemente desidero.
E tutti in coro vi aspettate una frase tipo “Diventare il miglior medico possibile!”
Rullo di tamburi, people, la risposta non è questa, o perlomeno non lo è oggi.
Voglio andare in vacanza. E con questo non intendo solo smettere di marcire 12 ore al giorno su tomi alti più dei tacchi dei miei sandali. Intendo fare una valigia e andare in Calabria, restarci 20 giorni come una volta, fare colazione con una brioche con granita e panna da Deforte. Poi partire e tornare a casa. Entrare in agenzia viaggi e prendere il primo Last che mi piaccia. Tornare e andare in vacanza un po’ con mia sorella e mio padre, poi tornare a casa. E se mi sarò costretta bene sui libri e non sarò incappata in Colomo, avrò anche settembre di vacanza. E allora chissà se lascerò che la strada mi venga incontro e mi porti lontana, sola.
Voglio dimenticare la sensazione del camice che mi sfiora i polpacci e ritrovare quella della pelle che rosola al sole e sfiamma nell’acqua, i ciottoli sotto le scarpe mentre cammini, voglio non stupirmi del leggere ‘albero’ su un foglio stampato, voglio conoscere gente nuova e riconoscere vecchia gente, voglio del maledettissimo tempo solo per me e per i miei 21 anni e mezzo.
Credetemi, non ne posso davvero più.