La dimensione più alta e nobile che ci ha lasciato la tradizione ippocratica è
il principio del diritto universale alla cura, senza differenze di razza,
religione, sesso. E indipendentemente dalla colpa o dalla responsabilità del
malato, dall’adozione di stili di vita poco salutari come bere alcolici e
fumare, fino ai casi più estremi, quando ad avere bisogno di assistenza medica
sono assassini e delinquenti.
perché mi ha messo in allerta prima ancora di leggere il resto dell’articolo, che fa una panoramica su tutta la storia della cura e del diritto alla cura da Ippocrate fino ai giorni nostri. E’ stato però l’incipit del pezzo a darmi la spinta a scrivere, semplicemente il riassunto di una puntata di ER in cui in rapida sequenza vengono portati in sala operatoria un tizio che si è fatto impallinare per salvare una donna da uno stupro, la donna che poi è stata stuprata ed infine lo stupratore, con tutta la rabbia e le scelte obbligate che i medici devono mettere in atto perché, nonostante tutto, quell’uomo va salvato.
Ho avuto bisogno di scrivere perché per me questo argomento, quel nonostante tutto è una nota dolente.
Uno dei punti della versione attuale del giuramento di Ippocrate è l’impegno nel curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica.
Prescindo da tutte le differenze che vi pare, ovvio, penso che riuscirei anche a metter le mani su un omicida, magari vomitando di lato al lettino. Dovete sapere che però c'è un caso in cui tutti i miei migliori sistemi di autocontrollo vanno a farsi fottere in allegria, l'unico caso per cui io, convinta assertrice della sacralità della vita e nettamente contraria a tutto ciò che possa svilirla -vedi pena di morte e consimili- perdo davvero la testa. Ed è la pedofilia. Per questo genere di cose io divento una iena, per questo genere di grettezze penso che una tortura fisica e psicologica vita natural durante non sia sufficiente.
E allora mi sono chiesta: se nella situazione di sopra fosse arrivato in ospedale un bimbo stuprato e subito dopo quell'animale del suo stupratore, e ci fossi stata tu, Laura, a dover agire... avresti agito?
Non lo so. Quello che so è che al momento preferirei un'accusa di omissione di soccorso piuttosto che vedere quell'uomo respirare ancora.
Istinto materno o desiderio di vendetta? Ragazzi, questo mi spaventa indicibilmente. Un giorno potrei trovarmi in una situazione in cui deontologia e principi morali verranno a fare a pugni, e finchè saranno cose gestibili credo di potermela sbrigare. Ma in questo caso limite mi troverei davvero nei pasticci. E non è che sapere che "Ma Laura, non ti capiterà mai!" mi rassicuri poi molto...
Casomai tu, lettore di blog alla deriva, fossi capitato qui per caso e ti stessi chiedendo che razza di mentecatta io possa essere per parlare in questo modo a) ti invito a lasciarmi un commento b) bisogna tu sappia che sono già d'accordo con te, perchè mi autoindigno nel solo rileggere quello che ho scritto. Un pò come per la storia di aborto ed eutanasia (ma quest'ultima vige solo in Paesi civilizzati, quindi tranquilli che in Italia non avremo a che farci). Però un'obiezione di coscienza per l'aborto e l'eutanasia esiste ed è legale, mentre quella personalissima che io ho per la cura di pedofili/infanticidi etc etc è quantomeno considerata deprecabile, se non reato.
Infamatemi pure, ma fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie.