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Ho passato più ore tra ieri ed oggi a fissare il tuo sorriso e la tua faccia tosta che in tutti gli anni di sentiero e strada percorsi insieme. Cambiare radicalmente vita e appendere il fazzolettone al chiodo ha reso divergenti i nostri ultimi due anni, io nel Granducato e tu in Irlanda fino a due mesi fa, giusto il tempo di non averti incrociato.
Tre giorni fa la voce di Raffaella, maschera pacata come sempre, ha compresso lo spazio e il tempo intorno a me e mi ha messo sottovuoto .
Dove sei?
Da qualche parte nella pancia c'è un nodo che blocca tutte le parole che non ti ho detto, tutto quello che non ho ancora vomitato e tutte le urla che non usciranno mai. Rantolo dentro il non averti rivisto, il non averti convissuto, il non esserci stata, il non averti esplorato di più, burbero scontroso silenzioso riservato forte instancabile mangione.
Dove sei?
I due zaini alla volta che portavi.
Guccini a ciclo continuo.
I calli della chitarra sulle mani.
Il modo orso di camminare.
Quando abbiamo staccato i tubi per l'acqua al campo intero.
Il modo indescrivibile con cui guardavi Giulia.
Giulia, con la sua terra bruciata dentro che nessuna parola potrà mai spazzar via, ed io codarda che non ho nemmeno osato provarci.
Dove sei?
Mi fa male pronunciareil tuo nome. Matteo.
Non so quale nodo o legatura ti tiene qui, qui che tu resti, qui che manchi, qui che continui il tuo hike, ma ti assicuro che è salda e solida come sapevi farle tu, e che regge attacchi di tempo, marmo, legno e sangue.
Qui.