Stamattina mi sono alzata alle otto e un quarto. Solita colazione pacifica. Lungo bagno con tantissimo bagnoschiuma al gelsomino. E poi sono andata a fare una passeggiata in centro.
Il vento sussurrava parole dolci all’Arno che scorreva placido sotto Ponte Vecchio, dipingendo riflessi argentati sulle increspature sfaccettate che ora ci sono ora non più. Il vento baciava svelto i profili geometrici, regolari, imponenti, rassicuranti degli Uffizi poco distanti. Il vento mi scompigliava i capelli, approntando due rapidi cubetti di ghiaccio con i lobi delle mie orecchie.
Il vento mi sussurrava di respirare a fondo il profumo di terra, e pioggia, e fango, e pietra umida, e metallo dei lucchetti incatenati al muro, del balsamo alla vaniglia, delle colline intorno a Firenze, stupenda, algida e splendente, le tegole bagnate, le pozzanghere, i pochi turisti, le strade ancora tranquille. Il vento mi sussurrava di sentire, di ascoltare, di avvertire la vita che mi pulsa dentro e che non si può seppellire sotto mari di fo
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E quell’urlare è un urlare di gioia.
See you soon!