domenica, dicembre 24, 2006
Briciole
In culo al Natale, ragazzi. Proprio mentre mio padre cucina qui accanto per la luculliana cena di stasera, io vi parlo della negazione della fame.
Oggi ho scoperto l'esistenza di due branche di uno stesso movimento. Si chiamano Pro-Ana e Pro-Mia, rispettivamente malati\e di anoressia e bulimia che hanno fondato siti web per promuovere il loro skinny pride, il loro orgoglio di essere ossa e tendini tenuti insieme da un residuato bellico di pelle e da una ferrea volontà autodistruttiva.
E la cosa assurda è che ci sono anche i consigli per la dieta, per vomitare più agevolmente, gli esercizi fisici, i buoni propositi, l'autoaiuto...
ORGOGLIO ANORESSICO?????? Ricerca della perfezione??????
RAGAZZE, DI QUESTO SI MUORE. La tizia in alto è già morta, questa qui accanto non so chi sia ma insomma... siamo lì.
Come dice una mia amica, ma se una ragazzina in crisi mistica approda su uno di questi siti, che cosa succede? Provate ad andare su dentroimieisilenzi.blogspot.com. Ed è solo uno dei tanti!!!
Io mi sono letteralmente schifata, indignata, vergognata, e mi sono messa al computer. Questo blog è la mia voce sul mondo, su di voi che in genere mi leggere, su chi capita qui per caso, e appena saprò come si fa a mantenere sempre un post in testa agli altri pianterò questo qui, perchè chi passa da qui anche solo per caso legga per l'ennesima volta che tutto ciò è PATOLOGICO, e che se ne può uscire, e che BISOGNA chiedere aiuto.
Come vostro stesso regalo di Natale, se proprio vogliamo ficcarcelo dentro a forza, per cortesia, ve lo dice una delle tante che ci è passata, una delle sempre troppo poche che ne è uscita. Andate di là dai vostri genitori, chiamate il vostro medico, la vostra migliore amica... e raccontate tutta la fame che avete dentro.
venerdì, dicembre 22, 2006
All I Want For Xmas is U
venerdì, dicembre 15, 2006
Twenty-one today!!!!!!
venerdì, dicembre 01, 2006
Una giornata luminosa
mercoledì, novembre 29, 2006
martedì, novembre 28, 2006
I miei amici veri...
son come i denti in bocca a certi vecchi
ma proprio perche' pochi sono buoni fino in fondo
e sempre pronti a masticare il mondo ...
Quando hai otto anni ti raccontano che il topino si porta via i denti che cadono e ti lascia il soldino sotto al cuscino. Ma i dentini che cadono che fine fanno, quando non tocca a genitori amorevoli custodirli? In genere il destino che é loro riservato giace in fondo a contenitori messi in fondo a cassetti in fondo agli armadi.
Questo finche' abbiamo otto anni, ed i dentini devono cadere e rinascere, e gli amici avvicendarsi.
Adesso dovremmo invece avere un assetto piu' o meno permanente della situazione, solo che a periodi i denti traballano e non li senti sicuri nemmeno appoggiati sul bordo di un Daiquiri, o a bordo piatto accanto a una Setteveli, o accanto al microfono del cellulare mentre chiaccherano della serata imminente. Forse perche' ti senti troppo lontana per giudicarne la resistenza. E passi giornate e nottate in Dea con saldi punti interrogativi nel cervello e un mondo da ingoiare intero.
giovedì, novembre 23, 2006
Bere
Il metro delle nostre discussioni, il mezzo per conoscerci reciprocamente non è parlare del tempo, del ritardo degli autobus, del traffico fino a Fi Sud, ma il nuovo progetto sulla Sindrome Metabolica, i miei vetrini sulla flogosi granulomatosa, i colleghi che stavano per arrivare e un collega che l’altroieri notte se n’è andato. Due anni fa ero a cena con questa persona qui a Firenze, e si parlava dei miei primi imminenti esami. E lui mi rispose che non è l’utilità manifesta delle materie ad essere importante, perché potrebbero essere le reminiscenze di idiozie a farti passare un esame dopo quattro anni da quello che ti era parso una perdita di tempo, o ad aiutarti in una diagnosi dopo quindici, ma di non dimenticare mai di bere più che potevo da più fonti possibili, perché ‘bisogna coltivarci, innaffiarci, cambiarci la terra intorno per poter crescere come persone e convivere più pienamente con la precarietà quotidiana che dobbiamo confrontare e confortare.’
Eravamo dietro Palazzo Strozzi, e poi ho raccontato a una quindicina di MMG la storia delle lanterne a forma di stelo di cipolla. Questa frase mi è rimasta impressa come a volte succede con le parole di chi incroci per strada e che non dimentichi più, e di tanto in tanto torna a rigirarsi nella testa e ricompare, ogni volta con un faro puntato su significati diversi, situazioni diverse..
E mentre si riconferma con cattiveria come due anni possano davvero essere una vita fa riaffiorano tutti i dubbi sul come sto passando attraverso questo essere-divenire-non essere più. Dovrei essere più presente nella vita di chi amo, vivendo fino in fondo la vita che amo, quella fatta di mille disparatissime cose (che altrimenti non sarei più io, come dice qualcuno… alla faccia dello stress a 21 anni). Per favore, ricordatemelo spesso, lo conoscete il circolo vizioso che si innesta quando ci si concentra su qualcosa di piccolo e tremendamente impegnante.
Suona male chiedervi di ricordarmi di bere, ma… è proprio così, e capirò quello che mi starete dicendo.
sabato, novembre 18, 2006
Cuci
Possono due anni essere una vita fa?
L’anno scorso abbiamo intrapreso la stessa passione, più o meno nello stesso periodo, e fino a ieri credevo che il percorso fosse stato lo stesso fino in fondo. Invece la tua mail… è stata un precipizio inaspettato, ingiusto.
Ci sono cose che non ti esorterò mai a fare.
Non sarò io a parlarti di accettare, perché quando il dolore ti mette sottovuoto è un verbo che resta fuori con l’aria.
Non sarò io a dirti di urlare.
Non sarò io a dirti di parlarne.
Non posso dirti di fare tutte le cose impossibili che io non ho mai fatto, o che forse solo un giorno riuscirò a fare o forse mai.
Con la tua mail sono riaffiorati tutti i grovigli di lacrime mai piante e di cose mai fatte insieme e di stelle cadenti in cui ho perso fiducia, e così ho messo quello che nessun altro sa nella risposta che ti ho inviato.
Le unghiate con cui ho, abbiamo cercato di strappare ancora qualcosa, ancora qualcosa per favore ancora qualcosa da fare insieme sono le stesse con cui oggi combatto per non dimenticare i particolari, i gesti, gli sguardi e il tono della voce.
C’è solo una cosa che posso dirti, ed l’unica parola che da dodici anni ripeto a me stessa ogni giorno. Ricorda.
lunedì, novembre 13, 2006
Vierissimamente Boddi
Sul mio consenso informato alla donazione c'era scritto che avrei dovuto evitare attività pesanti per le prossime 24 ore, ma se la probabilità a priori di bocciare martedì prossimo è del 100% non vedo perchè non cercare di risalire da questo baratro. Una cosa è certa: quest'anno, semmai, copio. Al primo bocciai perchè avevo passato l'intero compito a una tizia -che prese ottimo- e quindi feci il mio di corsa. Brava torda.
Tra un pò torno a casa, mi spalmo sul letto e non riconoscerò anima viva fino a domattina. Perchè deturpare il blog con questo post insulso? Perchè ogni tanto bisogna che mi ricordi di mostrare anche tutto il caracollamento in biomedica, lo strascinio delle lezioni, il sonno a tutte le ore, le occhiaie, il nuovo taglio di capelli che ancora non trova un verso, gli occhi che bruciano a fine giornata, il non capirci ancora bene nulla su verifiche che spuntano un giorno sì e l'altro pure, esamini esamoni esamacci che pallest'esamimaunfinisconpiù e tutto il corollario di amenità che fanno parte del gioco.
Se non ci fossero sarebbe tutto troppo Barbie, tipo le figlioline tutte taglia 40 tutte vestite identiche tutte belline piccine magroline a cui riesce fare tutto e in contemporanea, essere sempre anche splendide, in ordine, truccate, in piega, precise OGNI MATTINA da che ho iniziato l'università. E invece è una forza scommettere la mattina a lezione chi di noi arriverà più sconvolta. E non ci voleva statistica per capire che la probabilità che quella sia io è davvero molto molto alta.
mercoledì, novembre 01, 2006
Oslo 2/We'll Be Back
Un bacio e a presto
PS Quasi dimenticavo. Brava Fra per il tuo primo livello passato -ma ora il monotema e' diventato Marco, a quanto ho intuito da voci che girano anche qui a Oslo...- Povero Tutt, niente balena. Bisogna dichiararla alla dogana. Pero' oggi ho mangiato alce. Gio... ora torno, e mi manchi. Vi, coraggio che arrivo anch'io.
lunedì, ottobre 30, 2006
Oslo/1... You welcome!
Primo aggiornamento dalle fredde lande norvegesi (5 gradi fissi tutto il giorno figlioli, ma ci stiamo acclimatando...a Pisa due giorni fa ce n'eran trenta) dove ormai da 48 ore abbiamo messo delle discrete radici linguistiche. Per esempio, ho imparato a dire Takk, che vuol dire Grazie. Oslo e' incastrata nel fondo di un fiordo, ed e' costellata di tante isolette sparse. Questi fiordi noi non riusciamo davvero ad immaginarceli, perche' sono una cosa frastagliatissima e tremendamente verde, gialla, e rossa ora che e' autunno. Da che siam qui abbiamo visitato una grossa fetta della citta', che dovunque tu vada a sbattere e' BELLISSIMA, e abbiamo visto la NationaalGalleriet con l'Urlo di Munch e un casino di altri famosissimi quadri -anche se i piu' belli sono di gente mai sentita nominare-, il trampolino olimpionico per lo scii, il Palazzo reale, il VigenlandPark, lo SkyøteMuseet...
e oggi ci ridaremo alla pazza visita per tutta la penisola di Bygdøy, e alla scoperta gastronomica della zuppa di balena (scherzo) ma della carne di renna pero' si!
Ora andiamo a fare colazione in una Bakeri del centro, il nostro ostello e' una chicca in una strada che collega due quartieri grandiosi. E l'Universitaat... ragazzi, e' l'edificio piu' bello della citta'. Ed in piu' e' gratuita. Se mai vi venisse in mente di fare un Erasmus, vi consiglio caldamente questa meta.
A presto per ulteriori particolari, un bacino a tutti!!
giovedì, ottobre 19, 2006
E che BESTIA sia.
Lucy ha scritto un post qualche tempo fa riguardo gli amici veri. Quelli che le spalle non te le voltano, quelli che per te si svenerebbero, quelli che con te insistono, condividono, combattono, realizzano sogni. Quelli per cui viene prima un tuo sorriso rispetto alla voglia di primeggiare, quelli con cui la competizione sleale non esiste anche se vi potreste trovare a concorrere in sei per un solo posto di specializzazione. Quelli che sanno come sto da una ciocca di capelli fuori posto o dal fatto che non arrivo sorridendo la mattina a lezione, quelli a cui questo importa.
Poi ci sono le persone che non conosci e che non ti conoscono, ma con cui una civile compresenza è possibile, bella e redditizia, anche perché magari finisci col conoscerle e scoprire che non sono affatto male.
Dulcis in fundo, ci sono le persone che, semplicemente, ti deludono. Quelle che c’erano ma oggi no perchè ho da fare, quelle di cui hai ignorato alcuni comportamenti ‘allarme’, quelle che reputavi vicine, quelle con cui qualcosa hai condiviso.
Per la seconda categoria davanti la mia porta stenderò sempre un tappetino setoloso con una grossa Welcome. Basterà che suonino il campanello e a meno che non sia alle prese con una maschera esfoliante aprirò in tempi brevi, e prometto un caffè pronto nel giro di 5 minuti.
Per la prima categoria, beh, della mia porta potete avere le chiavi, il mio scomparto del frigo è a vostra disposizione –ma occhio ai ragni-, vi preparerò una torta alla crema e finchè entrate nel lettone potremo accamparci tutti sotto le coperte e guardare un DVD.
Per la terza categoria mi sono chiesta a lungo cosa fare, se cambiare indirizzo era o meno la soluzione giusta. E alla fine, dopo la notte di lunedì pressoché insonne e quello che mi è stato detto ieri, ho deciso che non devo cambiare nulla di quello che sono, basta solo far emergere di più alcuni lati della mia personalità che si assopiscono sempre. Quello che lotta per quello che vuole. Quello che non si fa prendere per il culo. Quello che fa le cose perché gli piacciono e perché sono la base del suo futuro. Quello che tira fuori le unghie. Mi hanno tirato fuori l'acidume con l'uncino. Mi vogliono bestia?
E che BESTIA sia.
venerdì, ottobre 13, 2006
La Filosofia del Sushi
La prof di inglese diceva che quando puoi ascoltare e capire una lingua straniera senza focalizzare coscientemente che non si tratta della tua lingua madre, funziona come se lo fosse: accade che tu non riesca a ricordare frasi intere che hai sentito, perché semplicemente non vi stavi prestando attenzione. Ma di punto in bianco succede che, puff, rammenti. Ed ecco che, mentre stavo mangiando collassata su una sedia in cucina, è riemersa la frase dentro cui quel verbo si colloca, I’m getting old and I need something to rely on.
Sono corsa in camera insieme ai pomodorini perché non trovavo una penna, ma la tentazione del portatile sulla scrivania era troppo forte… e avevo qualcosa di dire su queste parole.
Rispetto a un anno fa, quanto sono diversa, quanto sono cresciuta, e quante cose si sono evolute. E, finalmente/quanta paura, questo phrasal verb mi è piombato addosso. Devo iniziare a contare sulle mie forze, sul bagaglio in accumulo lungo questo infinito percorso, sul fatto che altri si fidano di me, sul fatto che ora sono io che mi fido di qualcun altro. Ma prima della mia schiera di porte c’è ancora tempo.
Ho scritto questo post per chi si accorge che alle porte non manca molto, che è un po’ più di un semplice gioco ed è invece il momento di fare un bilancio, valutare le proprie predisposizioni, prendersi la prima vera responsabilità e scegliere cosa fare. Per chi magari non sa individuare una singola ragione per fare quella cosa, ed invece ne trova parecchie per non farla… ma gli piace troppo l’arena per mollare o ripiegare. Armandosi degli strumenti giusti, farà il massimo per avvicinarsi quanto più possibile alla perfezione. Come per il sushi.
domenica, ottobre 08, 2006
Kehle
E quando hai scelto di studiare Relazioni Internazionali, e quando hai conosciuto Angelo, e quando ho saputo che saresti partita per la Germania… beh, era scontato che sarebbe andata così, ma uno scontato bello, di quelli che ti fanno sorridere soddisfatta perché era proprio così che doveva andare.
‘Vai così, sorella!’ è stata però la prima frase in assoluto che ti ho ascoltato pronunciare, peraltro con un grosso sospiro di sollievo. Avevo aperto bocca per la prima volta nella mia nuova classe per rispondere a una domanda della prof di Inglese, ed ero intimorita e poco propensa a rispondere per non apparire saccente da subito. E invece te hai messo in moto la tua massa di riccioli e ti sei girata per un gimme five.
Più o meno da allora siamo diventate un’unica entità dislocata a dieci km di distanza l’una metà dall’altra. In tre anni abbiamo stretto un rapporto che andava oltre l’essere migliori amiche, oltre l’essere sorelle, oltre l’essere compagne di classe. Antidormi l’avrebbe chiamata ‘corrispondenza d’amorosi sensi’, qualcosa di più simile all’essere una persona sola che due molto legate.
Dopodiché i km sono diventati circa 150, ma questo non ci ha impedito di restare sempre NOI, come what may -Moulin Rouge docet; il nostro primo film insieme, ricordi?-
E ora sono qui che ti scrivo con il libro di Semeiotica sulle gambe, che mi ricorda quanto tutto si sia fatto più difficile negli ultimi anni. Difficile però è la parola sbagliata, perché una rapporto come il nostro cose difficili non penso ne conosca. Solo… più complicato. Complicato vedersi, complicato spostarsi, complicato incastrarsi con i tempi. Complicato non esser mai in Abruzzo in contemporanea (complicato dal fatto che lì meno ci mettiamo piede meglio stiamo, io e te!). Complicato sì, ma non impossibile. L’anno scorso sì che è stato complicato, per un sacco di cose. Ma io ci sono sempre, assenteista, incasinata, disorganizzata fino all’inverosimile, esattamente come tu mi conosci… anche se non ci vediamo mai, anche se ci sentiamo poco.
Ti voglio bene sorella.
Ficcatelo nella zucca.
giovedì, ottobre 05, 2006
Such Great Heights
“Dai, il Dea! Perché hai paura?”
“Ma scusa, tu non saresti terrorizzata?”
“Da morire! Ma perché hai paura?”
Papà che ieri sera mi dice di lasciar fare, che in fondo è il terzo anno e che tutto è ancora teorico. E alla fine di tutte le sue argomentazioni io che rispondo:
“Papà, comincio domani.”
Fino a dieci minuti prima ero in biomedica a rileggere tutti i miei appunti-infarinatura di queste serate su anamnesi, esame obiettivo e primi approcci semeiologici, e nei cento metri prima di tragitto con l’aorta pulsante in gola avevo voglia di fermare chiunque incontrassi per dirgli ‘Ma lei lo sa dove sto andando io ora?’
Entro non appena trovo il coraggio di farlo. E’ davvero solo un passo in avanti in più, ma non pensavo fosse forte come una scarica elettrica.
So solo che quando entro non so mi viene da piangere più per il terrore di chissà cosa, per la gentilezza del mio responsabile o per una canzone di Grey’s Anatomy diffusa dall’altoparlante.
Non so raccontarvi com’è andata, non ora che è tardissimo e sono tanto stanca e sgrammaticata e domattina c’è lezione. Dopo sei ore esco per andarmi a cambiare e penso di andare a mangiare a mensa tanto a casa non ci sarebbe nessuno e d’altronde ne sanno poco di tutto questo e mi giro per puro caso… e in un corridoio laterale c’è Gio.
Gio, che era lì da quasi un’ora dopo averne fatte 8 di lavoro per farmi una sorpresa e cenare insieme a me e non perdersi per nulla al mondo le reazioni a caldo dopo il mio primo turno di internato.
Ragazzi, che meraviglia VEDERE quanto sono ignorante dal vero, e vedere quanto assistere a una procedura banale sia molto più utile che sentirsela raccontare, e vedere che sono un caso disperato, ma un pochino meno di quanto mi aspettassi. E che meraviglia l'amore.
Buon weekend!!
giovedì, settembre 28, 2006
Let's start again
E, per premiare il mio sbalorditivo grado di ignoranza riguardo tyndallizazione e aggeggini cattivissimi dal nome impronunciabile, nelle ultime 4 ore mi sono sparata metà serie di Grey’s Anatomy, impresa che per il solo Dr.Burke merita di essere portata a termine entro domattina ( quando ho visto per la prima volta il rendez-vous tra lui e Christina mi sono flashata sull’eroticità della curva della sua pancia, della curva del suo deltoide, del movimento curvo che compie con le braccia piegate… ok, la smetto, però è e rimane la scena più sexy che io abbia mai visto.)
Pertanto vi abbandono ai vostri sogni d’oro.
See you next Monday!
lunedì, settembre 25, 2006
Glicerinissimamente.
Quando stamattina ho sentito chiamare il tuo nome ho pensato prima che ci fosse una omonimia, poi ‘Le è scappato il mouse e non si è accorta di aver sbagliato pulsante’. E quando ti ho vista, invece, mi sono detta ‘Adesso basta, non è possibile’.
Ma il fatto è che qui a Firenze in questa Facoltà chi insegna e chi organizza ha la dannatissima concezione dell’onnipotenza, e il primo concetto che passa dalle lezioni è che lo studio bovino è la conditio sine qua non per restare a galla. E fin qui ci siamo, tutti controfirmiamo tacitamente questa clausola a piè di pagina scritta talmente piccola da darci l’illusione che forse sarà possibile far finta di ignorarla.
Però è solo per pochi privilegiati che il mare resta liscio fino all’approdo.
E cercano di inculcarti da subito che non sei tra questi, game over.
E invece over un par di palle, e te ne sei la prova vivente-studente, nonostante tutto.
Nonostante la spossatezza che ti lampeggia negli occhioni verdi, nonostante i soprusi burocratici e non, nonostante tutto quello che stai tribolando da troppo perché triboli meno chi ami.
E’ da un anno che sto imparando a conoscerti, per volerti bene è servito meno di quanto immagini e te ne voglio molto più di quanto io sappia dimostrare, e lo scopo di queste righe è dirti che credo in quello che vali, che è molto più di quanto molti non sappiano e infinitamente più di quanto vogliano farti credere. Non finirai mai di lasciarmi a bocca aperta.
Tvb.
venerdì, settembre 22, 2006
Raminga Voglia di Fare
L'altra news è che me ne vado a Oslo con Gaia dal 28 ottobre al 2 novembre. al momento sono leggermente preoccupata per il freddo, ma penso che ce la caveremo egregiamente, vero sister?
Altre cose importanti prima che mi caccino da Novoli:
Lucy, FORZA. E basta.
Nik è ripartito oggi per il Togo.
Ho di nuovo sonno. vado a iniziare la mia sedicesima ora di nanna della giornata.
Un bacio a tutti!!!
mercoledì, settembre 13, 2006
Prorsum
La ragione per cui non pubblico prima è che di sentirmi dire, ripetere, ricordare, puntualizzare che devo fare tutti gli esami ne ho stracolme le palle.
LO SO.
Ho spinto la mia resistenza fisica oltre tutto quello che chiunque possa immaginare o dedurre da risultati o paragoni con gli altri studenti di Medicina, e se per gli altri è stato più facile (occhio, non facile: quello non lo è per nessuno) pace, bravi, rien à dire, Laura ha durato proprio fatica e magari non è nemmeno riuscita a fare tutto. E allora?! Ma siete iscritti voi o io, fate le 3 di notte da due anni voi o io? (Ai miei amici: tutto questo NON è diretto a voi.)
Quindi queste poche righe sfavate - e miei segnali di vita- appariranno quando almeno uno dei 2 esami sarà descrivibile con verbi al modo indicativo tempo passato prossimo. A quel punto sarò in terzo anno, nonostante tutta l’annataccia. E potranno scassarmi i maroni quanto vorranno.
13 settembre ’06 ore 15.30
I due giorni dall’esame sono stati come una flebo continua di endorfine, la mia sostanza girgia periacqueduttale deve affaticarsi quanto mi sono affaticata io. Un turno in Misericordia appena fuori da fisio, una giornata di dolce far niente con Gio, un aperitivo con Nik , una mattina in centro con Virginia, ed ora un pomeriggio qui a casa a sonnecchiare. A breve termine ho inserito in agenda una puntata al Meyer, un rapido incontro col babbu, l’uscita di Co.Ca. non so dove, un po’ di studio tranquillo, una scappata in Calabria.
Terzo anno.
Ci avevano detto che era una strada in salita, non che gli scalini erano alti mezzo metro. E, bene o male, chi più chi meno col fumettino ‘Pant… pant’ sulla testa e il fumo che gli esce dalle orecchie… siamo ancora tutti con un numero di matricola. Io questo lo chiamo stracredere nei propri sogni .
E che nessuno intenda mollare è la nostra più grande vittoria.
Un bacio a tutti
sabato, agosto 05, 2006
"Giuro di curare tutti"
La dimensione più alta e nobile che ci ha lasciato la tradizione ippocratica è
il principio del diritto universale alla cura, senza differenze di razza,
religione, sesso. E indipendentemente dalla colpa o dalla responsabilità del
malato, dall’adozione di stili di vita poco salutari come bere alcolici e
fumare, fino ai casi più estremi, quando ad avere bisogno di assistenza medica
sono assassini e delinquenti.
perché mi ha messo in allerta prima ancora di leggere il resto dell’articolo, che fa una panoramica su tutta la storia della cura e del diritto alla cura da Ippocrate fino ai giorni nostri. E’ stato però l’incipit del pezzo a darmi la spinta a scrivere, semplicemente il riassunto di una puntata di ER in cui in rapida sequenza vengono portati in sala operatoria un tizio che si è fatto impallinare per salvare una donna da uno stupro, la donna che poi è stata stuprata ed infine lo stupratore, con tutta la rabbia e le scelte obbligate che i medici devono mettere in atto perché, nonostante tutto, quell’uomo va salvato.
Ho avuto bisogno di scrivere perché per me questo argomento, quel nonostante tutto è una nota dolente.
Uno dei punti della versione attuale del giuramento di Ippocrate è l’impegno nel curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica.
Prescindo da tutte le differenze che vi pare, ovvio, penso che riuscirei anche a metter le mani su un omicida, magari vomitando di lato al lettino. Dovete sapere che però c'è un caso in cui tutti i miei migliori sistemi di autocontrollo vanno a farsi fottere in allegria, l'unico caso per cui io, convinta assertrice della sacralità della vita e nettamente contraria a tutto ciò che possa svilirla -vedi pena di morte e consimili- perdo davvero la testa. Ed è la pedofilia. Per questo genere di cose io divento una iena, per questo genere di grettezze penso che una tortura fisica e psicologica vita natural durante non sia sufficiente.
E allora mi sono chiesta: se nella situazione di sopra fosse arrivato in ospedale un bimbo stuprato e subito dopo quell'animale del suo stupratore, e ci fossi stata tu, Laura, a dover agire... avresti agito?
Non lo so. Quello che so è che al momento preferirei un'accusa di omissione di soccorso piuttosto che vedere quell'uomo respirare ancora.
Istinto materno o desiderio di vendetta? Ragazzi, questo mi spaventa indicibilmente. Un giorno potrei trovarmi in una situazione in cui deontologia e principi morali verranno a fare a pugni, e finchè saranno cose gestibili credo di potermela sbrigare. Ma in questo caso limite mi troverei davvero nei pasticci. E non è che sapere che "Ma Laura, non ti capiterà mai!" mi rassicuri poi molto...
Casomai tu, lettore di blog alla deriva, fossi capitato qui per caso e ti stessi chiedendo che razza di mentecatta io possa essere per parlare in questo modo a) ti invito a lasciarmi un commento b) bisogna tu sappia che sono già d'accordo con te, perchè mi autoindigno nel solo rileggere quello che ho scritto. Un pò come per la storia di aborto ed eutanasia (ma quest'ultima vige solo in Paesi civilizzati, quindi tranquilli che in Italia non avremo a che farci). Però un'obiezione di coscienza per l'aborto e l'eutanasia esiste ed è legale, mentre quella personalissima che io ho per la cura di pedofili/infanticidi etc etc è quantomeno considerata deprecabile, se non reato.
Infamatemi pure, ma fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie.
giovedì, agosto 03, 2006
News from Home
Aloha gente! I primi tre giorni post-ritorno a casa sono stati scanditi dal ritmo cadenzato dei miei frequenti e protratti pisolini, nell’intervallo tra i quali mi sono dedicata ad attività ormai dimenticate quali passeggiare, guardare film, prendermi cura del mio corpo, annegare nel frullato, rosolare al sole, leggere libri idioti e tutte le riviste che sono riuscita a rastrellare stanza-stanza (tutto questo perché mio nipote è al mare e torna sabato, altrimenti l’avrei strapazzato ininterrottamente). E ieri, udite udite, c’è stata l’apoteosi della mia rinascita fisico-spirituale: ho suturato la mia prima banana!
Ho intenzione di ricamare il ricamabile sulle sorelline della povera sventurata che giacciono in cucina, è ora di prender confidenza con pinze, forbici ed ago con filo 2.0 nero, io che a malapena so mettere a posto un bottone e che piuttosto che fare un orlo ai pantaloni li lascio nell’armadio fin quando non mi entrano più. Dai, il risultato è stato relativamente accettabile, considerate le attenuanti del primo tentativo e della mancanza di ADE adeguate… (tranquilli, prometto che non metterò mai mano su nessuno di voi)
Da domani mi rimetto al lavoro con anatomia e fisio2, iniziando a leggiucchiare semeiotica per curiosità mi sono resa conto che sapere qualcosa a proposito del faringe è importante (vero Fra?!), ma sono tranquilla, ho un mese per risistemare me stessa, il mio contenuto cranico e per ripartire con più forza, sebbene ancora non mi capaciti di aver finito quest’anno terribile. E invece posso iniziare a metterci una croce sopra calcando forte, perché ho intenzione di tramutare la pila di libri che mi aspetta di là in un bagaglio di conoscenze, e poi di usarla come scala per ridipingere camera. Si accettano proposte di colori…
Un bacio, vi voglio bene
giovedì, luglio 27, 2006
Just for me
per questo anno di fuoco
per il primo esame finalmente di Medicina, quella vera
per i muscoli che si rilassano
per la voglia di leggere un libro che non contenga la parola 'organismo'
per la voglia di pioggia che scroscia addosso
per le persone che non sapranno mai tutto il tempo e l'amore che dedico e dedicherò loro.
Per il tempo tolto a chi amo
per il tempo tolto a me stessa
per il mio herpes sempiterno
per le mie lentiggini sopite
per le mie incipienti occhiaie
per i miei neuroni arrosto.
May your holidays be intense!!!!
giovedì, luglio 20, 2006
domenica, luglio 16, 2006
7/16 pm
Bruciarle sarebbe l’inizio della rinascita. Poi seguirebbero dodici ore di sonno, una doccia lunga, una passeggiata in centro con le amiche che è un insulto non vedere da più di due settimane (sia le amiche che il centro, ma per il secondo si parla di un tempo ben più lungo), una giornata di shopping perché ci sono i saldi, una giornata al mare perché c’è il sole, una giornata nel Chianti perché sì, sì e basta.
Il perché-no-tutto-questo si concentra nel non aver nessuna intenzione di comprare antitarme per il camice, e nell’acqua versata stanotte alle 4,20 nel ferro da stiro per ricordare a quell’agglomerato di stazzonature in fondo all’armadio che era diventato come ci si comporta. E quando ti arrivano messaggi da amici di vecchia data e vecchia location che ti scrivono
"Cioè, esami a luglio?! Ma che te ne sì ‘scita de testa?"capisci diverse cose. La prima è che forse avrebbero fatto meglio ad iscriversi a qualcosa di diverso da Lettere visto che ancora parlano da trogloditi fucensi, la seconda è quanto ormai poco mi conoscano, la terza è che in effetti se ci sente solo quando c’è la Xmas e la Summer Card un motivo ci sarà e la quarta è che loro non lo sanno quanta fatica faccia faticare dietro a dei movimenti ionici che avvengono in ‘bagni di acqua di mare’. Acqua di mare a luglio vorresti ritrovarla ovunque intorno a te, non su fasci di fotocopie. E invece devi aspettare, devi stringere i denti, e te ci provi a fare tutto ‘con calma’ come dice babbo ma è impossibile se non hai un pool quotidiano di ore extra a cui attingere. Robbie Williams canta alla radio life’s too short to be afraid, and you know and you know ‘cause my life’s a mess, and I’m trying to grow, and so do I Robbie, so do we all, contornati da tutto l’amore di chi ci vuol bene e la voglia di darci da fare, e la profonda rabbia per uno stato di clausura comunque ingiusto e crudele, perchè è il sedici di luglio anche per noi...
venerdì, luglio 14, 2006
Tavolo, mestoli e bicchierini da liquore
Ti avvicini all'attacco di una via. La verticalità ti da solo vertigine. La paura si fa sentire. Poi ti avvicini. Vedi che forse... forse... di lì si passa. E intanto cammini. Un passo dopo l'altro e ti accorgi che poi invece il diedro è netto. Che non è poi neppure tanto difficile. Ma sì che dai almeno alla fine del primo del tiro ci arriviamo... e poi? E poi vediamo ma vediamo in due. E un passo dopo l'altro senza neppure dare importanza alla meta si cammina, si procede sulla verticalità e ci si accorge che dai di impossibile non c'è proprio niente. Ma no e poi mica sei da solo... Si arrampica in due. Ci si tiene la corda. Ci si salva la vita in due. E le difficoltà vanno passate in due sennò non si va avanti, ma le soddisfazioni anche quelle si vivono in due. Si convivono e si condividono. E diventiamo sempre più forti singolarmente ma soprattutto come coppia. Gli spaventi iniziali cosa sono più? E se si guarda di sotto si vede la strada fatta e si ringrazia solo di avere accanto il compagno di cordata. Il compagno del cammino di una vita intera. Una vita costruita passo dopo passo, con calma e equilibrio da ballerini. Una vita goduta e combattuta in due. E la meta? La meta è una scusa per godersi il panorama e il gusto del percorso stesso. Passo dopo passo. Giorno dopo giorno. Domani dopo domani. Con la voglia di dirsi Si. Anche oggi ti amo.....
Lasciateci per cortesia il piacere di osservarvi durante la progressione. Tutto il nostro tifo è per voi. due. insieme.
Buona via ragazzi!! :)
mercoledì, luglio 05, 2006
Plus ultra
Code di chilometri, clacson all’impazzata che nemmeno in Bolivia, frizioni fallaci e odore di pneumatici sull’asfalto, e dovunque ti giri la gente, semplicemente, sorride. Il calcio vero, quello pulito, giocato, sofferto, sudato ieri sera c’era tutto, e la differenza tra chi ricama con i piedi e chi ricama anche con il cuore si è vista, ed è stato un plauso a chi lotta e ci crede e alla fine la spunta, in ogni campo.
Mi rimetto al lavoro, work in progress per il prossimo goal... un bacio
giovedì, giugno 22, 2006
Pride & Prejudice
Ti colpiscono in malo modo, ti segnano e ti mettono sul chi vive. Ti prendono alla sprovvista con una frase come tante, solo detta in modo gentile. Ti fanno abbassare le difese un po’ alla volta.
Ti incoraggiano nei momenti sì, no, ni, in quelli di resa e in quelli di festa, quando sei talmente stanca da rinunciare a parlare ma a sorridere mai. Ti sorprendono mentre torni a casa con un profumo sulla felpa e quello d’erba bagnata intorno.Ti osservano da lontano, per non disturbare mentre studi. Manifestano preoccupazione per il tuo superlavoro con estrema cautela, invitandoti a dormire un po’ di più. Ti lasciano a bocca aperta in alcuni momenti, altre volte ti fanno diventare bordeaux ed altre arrabbiare da matti. E da quando ti sfiorano niente è più come prima.
Per te, che mi hai dimostrato la bellezza dello sbagliarsi . Chi l’avrebbe mai detto…
Vol
mercoledì, giugno 14, 2006
Resilienza
Provo a spiegarvela in modo molto arbitrario e personale, questa resilienza: in soldoni, è la proprietà di un oggetto di assorbire gli urti senza venirne insultato, una specie di ritorno elastico allo stato iniziale, come se nulla fosse successo. Non so se in psicologia esista un qualcosa del genere (Nik, se lo ritieni opportuno insultami pure), però quando ho captato il concetto mi sono venute in mente alcune persone che di resiliente hanno davvero parecchio, e che meritano un plauso per il sorriso bene o male sempre disteso sul volto e per l’indole “m’arimbarza!”. Ovviamente questo non vuol dire che non accusino il colpo, ma hanno un tempismo nel recuperare e nel proseguire che mi lascia spesso sbalordita, mentre io rimugino troppo sui piccoli grandi casini che mi investono di tanto in tanto.
Quindi questo post è per chi non sbatte il microscopio o un chilo di saccaropina in testa a persone frustrate ed invece sorride dimostrando vero amore per quello che fa, è per chi si è trovato da un giorno all’altro dall’altra parte dell’acquario affrontando egregiamente il proprio tallone d’Achille come fa sempre con quelli degli altri, è per chi deve fare i conti con millecinquecentonove impegni e guai e nervi a fior di pelle e nonostante ciò ha ancora tempo per le sfide e finalmente tempo per dire ‘Mi fido’, è per chi si accolla trenta volte i pensieri e le responsabilità che sarebbe lecito avere alla sua età e a dispetto di tutto ciò continua a perfezionare la sua tecnica di svuotamento bignè alla crema (‘Pio!’), è per chi deve celare la sua vera identità alle persone a cui più vorrebbe svelarla, è per tutte quelle persone che sono la prova vivente del ‘quello che non t’accoppa ti tempra’.
Un bacio
martedì, giugno 06, 2006
Triage
Nello scorso weekend ho avuto un bel non dire a casa dell'esame incombente, ma considerata la mia facile interpretabilità hanno capito che qualcosa non andava, e si sono mantenuti a debita distanza, senza domandare, pretendere risposte o dare giudizi sul mio operato, come molti si sentono in dovere di fare perchè facenti parte del mio stesso albero genealogico o perchè condividono saltuariamente qualche molecola d'ossigeno della stessa stanza. Talvolta mi fanno sentire molto mela marcia della situazione, ma penso che sia normale trovare tutto più pesante quando si conta su ramoscelli sottili. Nello scorso weekend si sono raccolte intorno a me le meravigliose e solerti attenzioni di tre persone che, ne sono certa, hanno trovato il modo di camuffare le ali. Mi hanno portata al parco giochi ed in riva al lago, mi hanno preparato improponibili quantità di caffè, mi hanno coccolata, sopportata, sgridata, rassicurata, sospinta, ipernutrita, sostenuta, viziata sino all'inverosimile. Altri esserini volanti si sono mantenuti nell'ombra, ma come sempre a tradirli è il calore del bene che mi vogliono. E so che c'erano, come sempre. I miei rami portanti, grazie ai quali non mi è concesso di gettare la spugna.
L'aver finalmente apposto il mio scarabocchio a piè di verbale ieri ha disattivato i meccanismi di veglia e coscienza che resistevano imperterriti da sabato, ma il crollo dell'adrenalina ha intorpidito anche il mio meccanismo di spegnimento. Quindi, con la subunità GalfaS permanentemente attivata, mi sono incautamente messa a disposizione di MiddleBridge. Ed è stato un lungo turno di servizio, particolarmente faticoso ma veramente interessante, che ha messo alla prova la mia resistenza e quelle che una volta erano le mie competenze, ma che ieri sera e stanotte erano ridotte a residuati bellici.
Poco fa sono stata con Nik all'incontro con Gino Strada. Quell'uomo rappresenta da sempre la mia musa professionale, la mia aspirazione per nulla segreta, il carattere, la tenacia ed il carisma che mi piacerebbe possedere ed il modello di vita che sogno, e sentirlo parlare oggi mi ha dato una nuova sferzata di voglia di fare. Ci ha raccontato il nuovo progetto di Emergency, un centro di eccellenza di Cardiochirurgia. Ci ha detto che serve personale (Arrivo!!!!).
Ha parlato di triage, del fatto che è un aut-aut e che scegliere esclude l'alternativa che ci era stata proposta. E mi ha fatto riflettere sul mio triage quotidiano, ed ho notato che tutte le mie scelte sono imbevute di passione e operate in funzione di chi mi sta regalando la sua fiducia, di chi è sempre nei pressi e mi impedisce di desistere. E per me va bene così.
giovedì, giugno 01, 2006
"Ho messo il burqa al cammello!"
Considerato che ho giusto il tempo che lei fumi una sigaretta per scrivere, volevo mettervi rapidamente a parte delle verità epifaniche che mi si son rivelate nelle ultime 48 ore.
L'argininsuccinato mi sta proprio antipatico.
Ligabue mi sta proprio antipatico.
Era troppo tempo che non prendevo la pioggia e mi son resa conto che mi era mancata quando ho iniziato a gocciolare anch'io.
Voglio andare a casa.
Mi piacerebbe poter mostrare all'esame quanto diavolo ho studiato. Cioè, poter esporre le cose che veramente faranno parte della mia futura vita di medico, non mere formuline che non dovrò mai leggere sulle cartelle cliniche nè sulla pelle della gente. (In realtà questo è un pò l'ottativo di ogni sacrosanto esame, ma finora non è che abbia avuto riscontro...)
Ho tanto bisogno di dormire.
Devo ricordare sempre che vale la pena di rischiare di conoscere una persona.
Ho tanto bisogno di una gru per il mio morale sottoterra.
Avevo bisogno di ricordarvi quanto vi voglio bene.
Un bacino virtuale
lunedì, maggio 29, 2006
Ma le stelle quante sono
La prima volta che ho conosciuto il buio, quello vero, totalizzante, che ti rende formichina, schiaffata chissà come in mezzo ad un altipiano sconfinato incorniciato dal nulla.
La mia Bolivia è qui, mi riempie, mi consola e mi continua a stravolgere giorno dopo minuto dopo ogni singolo istante che non ne parlo ma che mi frulla nel cuore e mi manca tremendamente. E tutto questo penso voi lo sapeste già, perché con voi sono un libro aperto.
Qui, se volessi, le stelle potrei mettermi a contarle. E ora mi piacerebbe ci fosse un abbraccio, e un altro paio di occhi a guardare con me e una voce a dirmi che sono importante, unica ed insostituibile. Sapete, una volta questa fiaba mi è capitata, la montagna ed i tramonti e le stelle e qualsiasi altra cosa avessi mai potuto desiserare era lì e io sono 'scappata'. Cosa farei due anni dopo? Non lo so mica. A volte credo che resterei lì a crogiolarmi nell’essere in due, bellissimo. Altre volte credo che rifarei la stessa scelta, perché contare le stelle non fa per me. Allergia ai legami, paura di mettere punti fermi, qualsiasi cosa sia temo e spero che faccia parte del mio bagaglio genetico. Ma le stelle sono quante le formule di biochimica, e per i miei ninos e mia sorella e mio babbo e per voi torno a perdermi tra gli idrogeni.
Però so una cosa: se il mio altro intero esiste avrà voglia di nuotare con me nella sabbia di qualche deserto e di respirare stelle fino ad iperventilare. Voglio che abbia delle stelle che sorridano solo per lui.
… Croce Del Sud,
derelitta nave della mia patria,
spilla sul petto
della turgida notte,
costellazione marina,
luce delle case povere,
errante lucerna,
rombo di pioggia
e di velluto,
capriata dell’altezza,
farfalla,
posa le quattro labbra
sulla mia fronte
e portami nel tuo notturno sogno e
tragitto alle isole del cielo,
agli spioventi dell’acqua della notte,
alla roccia magnetica,
madre delle stelle,
al tumultodel sole,
al vecchio carro
dell’aurora
coperto di limoni...
sabato, maggio 27, 2006
Because You Live
Quindi ora mi sono creata una reputazione da alcolista anche in Misericordia, evviva. E pensare che io non tocco vino né altro genere di alcolici nel 95% delle cene fuori, non mi piacciono gli aperitivi e la quasi totalità dei cocktail –eccezion fatta per quattro-cinque capolavori che preparano al Kiwi- però sto iniziando ad apprezzare il gusto di mezzo bicchiere di vino bianco freddo e frizzantino come degno cavaliere di una cena come si deve. E per fortuna che di cene come si deve ne capita si e no una al mese.
Rendendomi conto di star recuperando gradatamente la lucidità mentale e la motilità fine delle estremità ho impostato lo start della serata studio tra un’oretta, ma nel frattempo ho acceso il pc e ho dato carta bianca al random. In genere questo mi ricorda che razza di paccottiglia annovero nei miei 26 Gb di musica, ma stavolta mi ha fatto tendere l’orecchio – thanks God it’s just a figure speech- su una canzoncina orecchiabile, americanissima, del classico diciottenne ossigenato con la vocina da Backstreet Boy primi periodi. A colpirmi è stato non il testo in sé, indubbiamente diabetogeno, ma il fatto che la mia testa abbia in qualche modo preceduto la mia comprensione volontaria, non un ascolto vero e proprio, ma un qualcosa di più simile ad un ‘intuire’.
…Because you live and breathe
Because you make me believe in myself
When nobody else can help
Because you live
My world...
Has twice as many stars in the sky
Because you live... I live
Il fatto è che mi siete venuti in mente voi. Che mi sopportate e sorreggete e sorridete sempre e comunque. La mia famiglia fittizia che più vera non si può. E’ soltanto grazie a voi che l’ultimo verbo del testo può essere ‘live’ anche per me, e non ‘survive’.
Un particolare grazie alla mia nipotina vamp per aver lanciato il trend dei blog, si stanno rivelando un’efficace diario di bordo comune e saranno un’ottima piattaforma di aggiornamenti reciproci durante questi quattro (mamma quanto tempo…) mesi di incontri un po’ più saltuari. Merde, ragazzi, fate parte del mio quotidiano dieci volte più di quanto non lo faccia il gesto di rientrare a casa o di andare a dormire, penso perché quelle ormai sono automazioni scontate mentre voi non lo sarete mai.
giovedì, maggio 25, 2006
martedì, maggio 23, 2006
Quando tremano le ginocchia
Bacini bacini
lunedì, maggio 22, 2006
I cromosomi X, ovvero la Sindrome della Pochette Provvidenziale
Il rumore della porta di casa ed una fuga strategica dai pollini vaganti nell’aria mi riportano alla realtà e riattivano il salvifico meccanismo di estrapolazione nozioni dal mio bagaglio di conoscenze, nonchè la mia capacità di messa in discussione. Voglio dire, ma siamo sicuri che i miei due cromosomi X siano gli stessi delle altre creature del gentil sesso?
Pensateci bene prima di rispondere.
Siamo sicure che a tutte capiti di convivere con una perenne SPM (dove P sta indifferentemente per Pre, Post e Pendant)?
Siamo sicure che a tutte almeno una volta al giorno venga in mente di essere un insulto al genere umano che ci orbita attorno?
Siamo sicure che a tutte capiti di fare a botte con un paio di pantaloni che si sono ristretti apposta perché mi hanno visto mangiare un bombolone alla crema?
Siamo sicure che a tutte i capelli abbiano un proprio libero arbitrio ed una naturale tendenza a contrariare la padrona di casa?
Sul poster dello Human Genome Project questi geni non sono mappati.
Signore e Signori, negli ultimi 20 minuti ho deciso di riprendere il controllo di tutti i miei 173 centimetri di altezza e di tutti i miei vabbèlasciamoperdere chili nel giro di tre quarti d’ora. Appena torno di racconto le reazioni delle persone con cui esco stasera (premetto che sono amici della Misericordia, pertanto mi vedono sempre in divisa. Mi rendo conto che i pareri di chi ti vede sempre in una certa veste non sono molto attendibili, ma generalmente quando mi raffazzono la differenza la notano anche i miei amici che mi vedono ogni giorno.)
Sono le 12 del giorno dopo, stanotte sono tornata a casa alquanto brilla e il solo fatto di imbucare camera al primo tentativo mi sembrava una grossa scommessa vinta, quindi non ho azzardato oltre e mi sono messa a dormire. Come promesso, vi racconto le reazioni della gente dopo 45 minuti di olio di gomito, stucco, tacchi e phon.
Metà di loro NON mi ha riconosciuta. Due mi hanno anche porto la mano per presentarsi.
Barbara: ‘Laura, ma allora sei magra(!!), la divisa ti fa così TOZZA!’
Non ricordo chi: ‘Hai sfatato la storia della divisa che regala punti. In borghese stai molto meglio.’ (Per chi non conosca la divisa della nostra Misericordia: tutta roba estremamente funzionale, estremamente larga, estremamente blu puffo.)
Per il resto non saprei, ricordo solo l’alcool che barcollava nel mio sistema circolatorio a braccetto con l’esterocezione e con il mio sistema limbico.
Tirando le somme, quindi, ho una teoria da presentare al mondo: i corpi di Barr sono delle pochette in cui il cromosoma X nasconde gli esoni della femminilità prorompente e dilagante, quelli che non devono essere mappati perché sono le armi più potenti che possediamo dopo il cervello. Queste pochette hanno delle chiusure ermetiche particolari ed una capacità di camuffarsi unica, ed escono allo scoperto solo in caso di assoluta necessità, ed evidenze incontrovertibili hanno fatto meritare l’appellativo di Sindrome della PP ( non pirofosfato, ma Pochette Provvidenziale) agli episodi di quella che può sembrare una saltuaria capacità di abbagliare il mondo, ma che invece è semplicemente latente, in attesa del momento buono per il suo coming out.
Pertanto, mie dolcissime colleghe di cromosomi sessuali, ricordate sempre –e ricordatelo anche a me, di tanto in tanto- che lo SFAVILLARE è una prerogativa di ciascuna di noi.
Un bacio
martedì, maggio 16, 2006
"La Madonna è fondamentalmente una, ma replicata in mille diverse versioni. Come le Barbie!"
Per darci il buongiorno, i nostri gentili ospiti hanno pensato bene di svegliarci con l'inno di Mameli strombazzato in nostro onore nel cuore della fase REM, sicchè le nostre già esigue ore di sonno sono fuggite a fregiare l'elmo di Scipio che a sua volta ci ha cinto la testa con un cerchio alquanto doloroso e, non paghe degli eccessi vergognosamente insalubri delle ore precedenti, verso l'una siamo caracollate in cucina a fare colazione con quanto rimaneva di Nutella, provola, Pan di Stelle e patatine. E sulle note di Dirty Dancing2 ha ballato solo la nostra mucosa gastrica.
Ma siamo sicuri che Esculapio partecipasse ai Baccanali?
Enjoy your last forthnight before the exams!
giovedì, aprile 27, 2006
Pulcherrima
Il Wheater qui accanto incombe minaccioso sulla mia nottata, ma ora mi va di scrivere roba patetica. Vuoi il periodino difficile, stancante, studiosissimo, complice il tempo ballerino che imperversa un po’ sì e un po’ no fuori dai vetri che, groan, avevo appena tirato a lucido, ma sorvoliamo, vuoi un sacco di situazioni aggrovigliate di cui sono -fortunatamente solo- spettatrice, vuoi anche un random bastardo che, tra le 3478 tracce all’ultimo aggiornamento operato dal Media Player del mio PackardBell, è andato ad incappare su una canzone di Liga che ritengo essere la più bella in assoluto tra le canzoni d’amore italiane (ex-aequo con ‘La Cura’ di Battiato, obviously). Non è tra le famosissime che saprebbe canticchiare anche nonna, ma esattamente cosa da aspettarsi da una che di Vecchioni conosceva TUTTO tranne ‘Luci a San Siro’. Ah già, il titolo.
Tutte le strade portano a te.
Se la conoscete è facile immaginare perché e cosa ci sia tanto da ripensare, ricordare e rimuginare su questo testo e su queste note. Tra questa e ‘L’amore conta’ si snoda il sentiero della mia inner growth degli ultimi quattro anni circa, un percorsone davvero immane di cui conservo tutti i ricordi, che per fortuna restano sfocati finché non sono io a volerli mettere a fuoco. Un po’ il meccanismo del postpartum, una sorta di autopreservarsi.
Sai perfettamente quanto dolore c’è stato, una grande quantità dai contorni sfumati, ma sai anche che quando tirava vento c’era una nicchia accogliente in cui raggomitolarsi e infischiarsene degli spifferi fuori. E questo post è dedicato proprio ad una persona che c’era nel dolce e nel salmastro e in tutti i momenti amari, tu che forse non leggerai mai queste parole, tu che sei ciò che sei, che non cambierai mai, sappi sempre che, nonostante e forse proprio grazie ai nostri sentieri separati, ci sarà sempre un posto in caldo per te.
Se invece non la conoscete, vi invito tutti ad ascoltarla perché è incantevole –per meglio dire pulcherrima-, e vi auguro di dedicarla e sentirvela dedicare perché vuol dire aver trovato un’orbita nella quale sguazzare beati ed essere per qualcuno l’ombelico del mondo.
PS: Non soffro di nostalgia, non sono malinconica, non è successo nulla. E’ tutta colpa della riproduzione casuale del lettore! State tranquilli per la salute dei miei fusibili cerebrali, sto benissimo. La prova? Vado a studiare microscopica!
Integralmente vostra,
Laura
domenica, aprile 23, 2006
giovedì, aprile 20, 2006
L'arte di fregarsene
C'è a chi frega e c'è chi se ne frega.
Ragioniamoci su.
E un auto in bocca al lupo per stasera che c'è l'esame di livello avanzato!
venerdì, aprile 14, 2006
L'allegro girotondo di Theobroma Cacao & Treponema pallidum
siete certi d'esser pronti per un nuovo vorticoso accapigliarsi di parole che si inseguono in libertà mentre il vento che tira fuori sferza loro lo svettare della "l"?! Oggi ne ho davvero le tasche piene di nervi nervetti e nervicelli che sguazzano indisturbati nel mio liquor, nonchè ne ho abbastanza della nomenclatura misogina del SNP: come sarebbe a dire, NERVO SPERMATICO ESTERNO?! Chi era tanto impegnato a sfilare filuzzi bianchi da ogni pertugio dei cadaveri ha tralasciato una lieve differenza anatomica, ma ora è giunto il momento di rivendicare un corrispettivo anche per noi! Donne, uniamoci e battiamoci contro gli anatomici che ci declassano e contro i microbiologi dalla tosse rasposa che ci volgarizzano anche le patologie!
Probabilmente sono ancora i postumi dell'esperienza Hemingway di due sere fa, che ha visto cinque fameliche all'incircaventenni sbafarsi -perchè usare qualsiasi altro termine sarebbe solo un gentile eufemismo- piattate di crepes e pinte di frullati infarciti di cacao, cacao più che puoi, 55% di cacao su torta di solo cacao fondente con glassa di cacao cacao meravigliao che meraviglia quanto cacao navi naviganti in tazze di cioccolata e cinque rampanti fanciulle gaudenti alla conquista delle più alte vette del coma diabetico innevate di cacao e panna senza zucchero. Nauseate da cotanta profusione di dolcezza, un vago ricordo della soglia renale per la clearance del glucosio, le nostre cinque intrepide figliole hanno ripreso il regale destriero e si sono imbarcate in una nuova, gloriosa impresa. Putroppo la conquista di una pizzeria ai due tocchi di campana della notte si rivelò ardua e logorante, e le cinque avventuriere più belle e replete del Granducato -o che ci sarà a fare la nascita di Venere agli Uffizi, secondo voi? Secondo me le era venuta malino la permanente, e per consolarsi si sarà sbafata 300gr di schiacciata con la Nutella. Ciao Magre!!- si sono autoincoronate Cavaliere della Splittosa e sono rotolate orgogliose verso le loro dimore.
Addì, una di loro ha soppesato a lungo l'idea di continuare a studiare e reputandola irriguardosa verso il proprio giro del cingolo ha disceso con leggiadria le due rampe di scale dall'aula b sino al piano terra... ed eccomi qui!!!!
Domani ho promesso di osservare un rigoroso digiuno pre-pasquale e pro-girovita, poichè so che la mamma di Lucia si è già munita di imbuto per il pranzo di domenica. E farei bene a studiare fino a che le mie capacità intellettive riescono a reggere a questo insalubre yo-yo alimentare, sicchè arrancarerò con sollecitudine sino al piano di sopra.
Happy Easter!!!!
domenica, aprile 09, 2006
Una rosa in un pugno e qualche tulipano nell'altro
Ora è di là che armeggia in cucina per prepararmi due-tre chili di caponata da mangiare a pranzo, giuro che come la fa lui non l’ho mai assaggiata da nessuna parte, e quindi quando torno si diletta nel vedermi divorare anche il manico della padella (mi chiedo cosa ci sia di così bello nel vedere una figlia che si mantiene fornita di maniglie dell’amore… Vi, mi rispondi tu?! E’ una delle tante cose che avete in comune!! Avendo lui come termine di paragone, direi che i tuoi futuri pargoli saranno fortunati, felici ed in carne!).
Mia sorella si è alzata ora e sta caracollando verso la cucina mugugnando qualcosa tipo Papihofame, ieri sera siamo state a vedere Tristano e Isotta, e tornata a casa non sapevo se essere esaltata o depressa. Esaltata, perché il genere di ragazzi con cui avere un figlio vorrebbe dire creare un Adone, tanto belli da non poter prendere nemmeno in considerazione l’idea di un crossing over sfavorevole per la prole anche se la madre fosse davvero un cesso, e depressa perché un ragazzo del genere non prenderebbe nemmeno in considerazione l’idea di stare un con cesso, indi per cui la depressione ha prevalso e mi sono immersa nella lettura dei due libri di Marc Levy, “Se solo fosse vero” e “Se solo potessi rivederti”, che mi hanno messo sul chi vive. Una storia d’amore atipica, surreale, rocambolesca, sognante, ma non è solo questo: lei è una tirocinante di neurochirurgia che vive solo per il suo lavoro in Pronto Soccorso e che su questo basa la sua vita. Ed è davvero felice!
Voglio dire, davvero qualcuno ha capito cosa si prova a vivere per un –futuro- lavoro?! In quelle pagine ho ritrovato tutto il senso che io vedo stampato tra le righe di ogni libro di testo! E il fatto che qualcuno abbia provato ad interpretare il modo di pensare di una ragazza giovane e dedita solo al camice e che l’abbia trovato non dico giusto, non dico comprensibile, ma quantomeno non folle mi conforta. I libri sono davvero belli, dovreste leggerli. In tre ore ho finito entrambi. (Vi prego, non ricordatemi che in quelle tre ore avrei fatto un altro paio di vie perché lo so già da me… )
Nel pomeriggio intraprendo il viaggio di ritorno, ma prima devo andare a trovare un’altra volta sia un amico ed Enzo. Sapeste come sta crescendo… è diventato una scimmietta acuta, ha quasi tre anni ed è un tifoso della Disney: Cippe e Coppe, Capita Nuncino, Uendi, Ssspugna, Nemo e Dori, Piteppan, le Pescedonne –non abbiamo ben capito perché non le chiami sirenette, ma insomma…- ed è uno spasso stare a sentire le sue ingegnose teorie su gabbiano dal sedere depilato da Spugna che ‘bucia forte pecchè nel profumo c’è il dopobabba e come gli bucia a papà bucia anche al gabbiano”. Che gioia vederlo sorridere e che magone non vederlo crescere!
Ora scappo, ho un appuntamento importante e vado a scandagliare i fiorai della città per cercare dei tulipani, gli unici tulipani che non avrei mai voluto regalare.
Bis Morgen!
mercoledì, aprile 05, 2006
Pirogeno Esogeno
La routine prosegue as usually, studiare studiare studiare -tra un pò WWF ed Amnesty ci denunciano in sintonia per tortura di criceti cerebrali- e la solita mancanza di sano cazzeggio ci rende tutti un pò stralunati...
C'è un che di ingrato in questa vita tanto bella, un moto di indignazione nel pensare ai criminali che governano, a quelli che spero muoiano urlando non appena metteranno piede in un carcere, ai bambini di 2 e 22 anni che le Parche carogne han preso di mira. C'è una sorta di sconforto, di scoramento nel pensare a quello che si tesse giorno per giorno, all'amore di ogni singola fibra di ordito, alla cura di ogni punto e a come tutto possa essere repentinamente, impietosamente sfregiato. E mi chiedo se sopravvivere per combattere sia il modo migliore per rispondere a tutto questo amaro che resta in bocca.
Tra una mezz'oretta emergeremo dalla biblioteca con le tempie roventi soffusamente fumanti nella luce gentile del tramonto, chiaccherando di Ade, fotocopie, flirt latenti e lezioni deprimenti (vedi domani prime due ore di microbiologia) con l'incrollabile fede di poter fare tutte le mille cose ancora in programma per la serata -Che domande, certo che lo sappiamo che 999 e mezza ce le porteremo con noi tra le braccia di Morfeo!- e con quell'appendice che è la nostra prerogativa ed il nostro pirogeno esogeno, un sorriso che decussa da un trago all'altro.
Un bacino
sabato, marzo 18, 2006
Qui.
Ho passato più ore tra ieri ed oggi a fissare il tuo sorriso e la tua faccia tosta che in tutti gli anni di sentiero e strada percorsi insieme. Cambiare radicalmente vita e appendere il fazzolettone al chiodo ha reso divergenti i nostri ultimi due anni, io nel Granducato e tu in Irlanda fino a due mesi fa, giusto il tempo di non averti incrociato.
Tre giorni fa la voce di Raffaella, maschera pacata come sempre, ha compresso lo spazio e il tempo intorno a me e mi ha messo sottovuoto .
Dove sei?
Da qualche parte nella pancia c'è un nodo che blocca tutte le parole che non ti ho detto, tutto quello che non ho ancora vomitato e tutte le urla che non usciranno mai. Rantolo dentro il non averti rivisto, il non averti convissuto, il non esserci stata, il non averti esplorato di più, burbero scontroso silenzioso riservato forte instancabile mangione.
Dove sei?
I due zaini alla volta che portavi.
Guccini a ciclo continuo.
I calli della chitarra sulle mani.
Il modo orso di camminare.
Quando abbiamo staccato i tubi per l'acqua al campo intero.
Il modo indescrivibile con cui guardavi Giulia.
Giulia, con la sua terra bruciata dentro che nessuna parola potrà mai spazzar via, ed io codarda che non ho nemmeno osato provarci.
Dove sei?
Mi fa male pronunciareil tuo nome. Matteo.
Non so quale nodo o legatura ti tiene qui, qui che tu resti, qui che manchi, qui che continui il tuo hike, ma ti assicuro che è salda e solida come sapevi farle tu, e che regge attacchi di tempo, marmo, legno e sangue.
Qui.